Stop graduale all'import di gas russo dal 2027: cosa succede ora
di Giovanni Maria Del Re, Bruxelles
Firmata un'intesa tra Consiglio Ue ed Europarlamento: il divieto riguarderà il Gnl e il metano in arrivo dai gasdotti di Mosca e sarà totale da fine 2026

C’è l’intesa sullo stop definitivo al gas russo dal 2027, in anticipo rispetto a quanto inizialmente previsto. Oggi il Parlamento Europeo e il Consiglio Ue (che rappresenta gli Stati membri) hanno trovato l’accordo interistituzionale sulla normativa per porre fine, una volta per tutte, alle importazioni di questo idrocarburo dalla Russia, che comunque è già oggi fortemente ridimensionato: a ottobre la quota di importazione di gas da Mosca era pari soltanto al 12%, contro il 45% del periodo precedente l’invasione dell’Ucraina. «Oggi (ieri, ndr) – ha dichiarato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen - è davvero un giorno storico per la nostra Unione», perché con l’intesa «stiamo voltando pagina e la voltiamo definitivamente. Questa è l’alba di una nuova era, l’era della piena indipendenza energetica dell’Europa dalla Russia».
«È davvero un buon giorno per l'Europa – le ha fatto eco il commissario all’Energia, il danese Dan Jørgensen -, un buon giorno per l'Ucraina e un giorno molto brutto per la Russia. Oggi chiudiamo i rubinetti del gas russo». L’intesa raggiunta dovrà ora essere formalizzata con un doppio voto: a maggioranza qualificata degli Stati membri e a maggioranza del Parlamento Europeo. Jørgensen ha peraltro annunciato che a inizio 2026 la Commissione proporrà una normativa per la cessazione anche delle importazioni di petrolio dalla Russia (comunque già precipitato dal 25% del 2021 al 3% di oggi e limitato agli stati di Slovacchia e Ungheria).
Tornando al gas, in base all’intesa i contratti a breve stipulati prima del 17 giugno 2025 dovranno cessare entro il 25 aprile 2026 per il gas naturale liquido ed entro il 17 giugno 2026 per quello via gasdotto. Per i contratti di lungo termine (sempre stipulati prima del 17 giugno scorso) il divieto scatta invece dal primo gennaio 2027 per il gnl e dal 30 settembre 2027 per quello da gasdotto (è possibile però una proroga fino al primo novembre in relazione al riempimento delle scorte). Si tratta in ogni caso di un anticipo rispetto alla tempistica inizialmente prevista dalla Commissione Europea, e cioè il primo gennaio 2028 per entrambi i tipi di gas. Una richiesta soprattutto del Parlamento Europeo, che ha inoltre ottenuto l’introduzione di multe per le società che violino il regolamento. Diventa obbligatorio per gli Stati membri, inoltre, sottoporre piani di diversificazione energetica. Nettamente contraria, come al solito, è l’Ungheria (che non ha diritto di veto, trattandosi, come detto, di materia da varare a maggioranza). Budapest (tuttora dipendente dall’import energetico dalla Russia) ritiene (non del tutto a torto) che la normativa sia di fatto una forma di sanzione, con una costruzione giuridica disegnata apposta per evitare i veti. Oggi il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, ha annunciato per questa ragione un ricorso di fronte alla Corte di giustizia Ue. Contraria pure la Slovacchia, anch’essa legata a Mosca per gas e petrolio.
L’Italia, che ha ormai ampiamente diversificato dal gas russo e importa soprattutto gnl da Usa, Qatar e Algeria, è poco impattata da questa normativa. Ciò nonostante, ieri si è fatta sentire la Lega, criticando l’intesa. «Una decisione – hanno tuonato in una nota Paolo Borchia, capo delegazione della Lega al Parlamento Europeo, e l’eurodeputato Raffaele Stancanelli - che non avrà impatto sulle sorti del conflitto in Ucraina e, tantomeno, sull'economia russa. Al contrario, rischia di spingere l'aumento dei costi per imprese e famiglie, nonché di ridurre la sicurezza energetica dell'Ue». Critiche allineate con quelle di Mosca: la scelta, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, «accelererà solo il processo, già in atto negli ultimi anni, di perdita del potenziale di leadership dell’economia europea». Sarà, ma intanto la Russia sta sentendo sempre più gli effetti del calo di export: la Tass, l’agenzia di stampa russa ufficiale, ha ammesso che il gettito complessivo dalla vendita a livello globale di gas e petrolio è crollato del 33,8% a novembre rispetto allo stesso mese del 2024.
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