Siria, è caccia ai fedelissimi di Assad. Oltre 530 civili uccisi

Combattimenti e rastrellamenti nella zona alauita di Latakia a ovest. Si moltiplicano i video di violenze sommarie. Il ministero della Difesa annuncia un'inchiesta
March 6, 2025
Siria, è caccia ai fedelissimi di Assad. Oltre 530 civili uccisi
Reuters | Il fumo delle esplosioni si alza alle porte di Latakia
Una strage di civili, vittime di esecuzioni sommarie, con milizie jihadiste «anche straniere» infiltrate tra le forze di sicurezza del nuovo governo di Damasco e pronte a seminare terrore nei villaggi dell’entroterra di Latakia e Tartus. Mentre il tam tam sui social mostra video di esecuzioni sommarie, il ministero della Difesa siriano ha annunciato una indagine promettendo il tribunale militare per chi viola le «istruzioni impartite dal comando centrale» durante l’operazione nella regione costiera. Damasco ha pure annunciato di aver chiuso le strade che portano alle regioni di Latakia e Tartus, per «prevenire le violazioni» e «ripristinare gradualmente la stabilità ».
L’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, di ora in ora aggrava il bilancio degli scontri tra forze di sicurezza e milizie governative con milizie fedeli al regime di Assad. Violenze poi dilagate contro la popolazione civile della comunità alauita e, secondo alcune testimonianze, anche cristiana. Sono 532 i civili alauiti uccisi da giovedì secondo l’Osservatorio, 745 tutte le vittime: tra di loro pure 93 membri delle forze di sicurezza governative e 120 miliziani filo-Assad.
Secondo la Sana, l’agenzia di stampa statale siriana, le forze di sicurezza hanno respinto un «attacco di nostalgici del deposto regime» all’ospedale di Latakia dove ieri sarebbe ritornata una relativa calma.
Ma per l’Osservatorio i rastrellamenti di civili sarebbero ancora in corso. Baniyas la località maggiormente colpita: «Entrano casa per casa e uccidono chiunque vi sia all’interno, non sono solo siriani ma ci sono anche di altri Paesi, sembrano caucasici e cinesi» ha riferito all’Ansa un testimone. Nella città sarebbero pure in corso seppellimenti di civili in fosse comuni. Un rifugiato siriano in Italia riferisce ad Avvenire, sotto condizione di anonimato, di «attacchi indiscriminati contro le abitazioni: oltre 2mila civili alauiti, tra cui donne e bambini, sono stati freddamente massacrati». Attacchi mossi da «odio settario» accompagnati da «cori irridenti contro la comunità alauita, furti d’auto e una totale violazione della dignità umana». E addirittura si parla di rapimenti di donne che sono condotte a forza a Idlib. Notizie che non hanno trovato una conferma, come quella dell’uccisione nei dintorni di Latakia, di una ragazza mentre era al telefono con suoi parenti all’estero: «Quello che sta avvenendo non è una lotta tra il nuovo governo e il precedente regime, ma il genocidio degli alauiti e delle altre minoranze», l’accusa. La Croce Rossa ha chiesto di garantire «accesso sicuro» agli operatori sanitari alla zona costiera.
Il presidente Ahmed al-Sharaa ha esortato venerdì i ribelli a «deporre le armi e arrendersi prima che sia troppo tgardi». La Lega Araba ha condannato ieri «gli atti di violenza contro le forze di sicurezza governative e gli omicidi incontrollati». Lo stesso ha fatto la Francia che ha condannato con fermezza gli «attacchi mirati contro civili di fede alauita e prigionieri». Anche l’Onu ha lanciato un appello per la fine delle violenze a Latakia.
Ma la situazione sembra poter precipitare e le violenze espandersi a macchia d’olio: almeno 18 miliziani filo-turchi sono stati uccisi negli scontri con le Forze democratiche siriane a guida curda nel Nord-Est del Paese: nove sono morti in una controffensiva curda a Qereqozax, mentre si sono verificati bombardamenti «indiscriminati» nelle città di Al Tina, Yadá, Bir Hisú, Ghasq, Dekan, Melha e Al Saná e continuano gli scontri anche presso la diga strategica di Tishrin, con attacchi aerei turchi e bombardamenti di artiglieria «giorno e notte» sulle città vicine.

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