Russiagate, Trump ora cerca vendetta
di Redazione
Il dipartimento di Giustizia apre un'indagine penale sull'ex direttore della Cia Brennan e sull'ex capo del Fbi Comey. Sospettarono i legami dl tycoon con Mosca nella prima campagna sul voto del 2016

Donald Trump non dimentica e non perdona. Con una mossa senza precedenti nella storia americana, il Dipartimento di Giustizia ha aperto un'indagine penale nei confronti dell'ex direttore della Cia John Brennan e dell'ex capo dell'Fbi James Comey per potenziali illeciti relativi al Russiagate, l'inchiesta sui presunti legami tra la prima campagna presidenziale del tycoon e Mosca. A rivelarlo in esclusiva Fox News, la tv conservatrice vicina a Trump.
Il tycoon sembra quindi non voler risparmiare la sua vendetta a quella comunità di intelligence che ha attaccato e delegittimato per anni, accusandola di aver spiato la sua campagna durante la presidenza Obama e di aver complottato contro di lui, montando una "caccia alle streghe", ossia "la bufala russa".
I due massimi dirigenti di Cia e Fbi sono ora sotto indagine penale. Non è chiaro se l'inchiesta vada oltre le loro presunte false dichiarazioni al Congresso ma, secondo un paio di fonti di Fox, l'Fbi vedrebbe le interazioni tra i due come una "cospirazione", il che potrebbe aprire un'ampia gamma di potenziali opzioni processuali. L'indagine fa seguito alla declassificazione, decisa la scorsa settimana dal capo della Cia John Ratcliffe, della revisione dell'iter che portò all'Intelligence Community Assessment (Ica) del 2017. Quella valutazione sosteneva che la Russia aveva cercato di influenzare la campagna per le elezioni presidenziali americane del 2016 per aiutare l'allora candidato repubblicano Donald Trump. La revisione ha rilevato però che il processo di creazione dell'Ica è stato affrettato da "anomalie procedurali" e che i funzionari si sono discostati dagli standard di intelligence. Inoltre ha stabilito che "la decisione dei vertici dell'agenzia di includere il dossier Steele nell'Ica era contraria ai principi fondamentali con cui opera l'intelligence e, in definitiva, ha minato la credibilità di un giudizio chiave".
Tutto o quasi partì proprio dal dossier elaborato dall'ex 007 britannico Christopher Steele su commissione della compagnia investigativa privata Fusion Gps e pagato dalla campagna elettorale dell'allora candidata presidenziale dem Hillary Clinton. Il dossier conteneva accuse (non verificate) di cospirazione tra la campagna di Trump e il governo russo e fu inserito nell'Ica nonostante le riserve e le obiezioni di alcuni analisti della Cia. Brennan ha testimoniato alla Camera che era contrario alla sua inclusione, ma risulterebbe il contrario.
Resta il fatto che nel 2017 l'Fbi aprì un'inchiesta, coordinata poi dal procuratore speciale Robert Mueller, che ordinò alcuni arresti e tenne Trump sotto scacco per due anni ma senza arrivare a inchiodarlo. Il tycoon fece in tempo a nominare un altro procuratore speciale, John Durham, per una controinchiesta sul Russiagate che censurò il Dipartimento di Giustizia e il Fbi per non aver "rispettato la loro missione di rigorosa fedeltà alla legge". Ora però The Donald vuole consumare la sua vendetta sino in fondo.
Il tycoon sembra quindi non voler risparmiare la sua vendetta a quella comunità di intelligence che ha attaccato e delegittimato per anni, accusandola di aver spiato la sua campagna durante la presidenza Obama e di aver complottato contro di lui, montando una "caccia alle streghe", ossia "la bufala russa".
I due massimi dirigenti di Cia e Fbi sono ora sotto indagine penale. Non è chiaro se l'inchiesta vada oltre le loro presunte false dichiarazioni al Congresso ma, secondo un paio di fonti di Fox, l'Fbi vedrebbe le interazioni tra i due come una "cospirazione", il che potrebbe aprire un'ampia gamma di potenziali opzioni processuali. L'indagine fa seguito alla declassificazione, decisa la scorsa settimana dal capo della Cia John Ratcliffe, della revisione dell'iter che portò all'Intelligence Community Assessment (Ica) del 2017. Quella valutazione sosteneva che la Russia aveva cercato di influenzare la campagna per le elezioni presidenziali americane del 2016 per aiutare l'allora candidato repubblicano Donald Trump. La revisione ha rilevato però che il processo di creazione dell'Ica è stato affrettato da "anomalie procedurali" e che i funzionari si sono discostati dagli standard di intelligence. Inoltre ha stabilito che "la decisione dei vertici dell'agenzia di includere il dossier Steele nell'Ica era contraria ai principi fondamentali con cui opera l'intelligence e, in definitiva, ha minato la credibilità di un giudizio chiave".
Tutto o quasi partì proprio dal dossier elaborato dall'ex 007 britannico Christopher Steele su commissione della compagnia investigativa privata Fusion Gps e pagato dalla campagna elettorale dell'allora candidata presidenziale dem Hillary Clinton. Il dossier conteneva accuse (non verificate) di cospirazione tra la campagna di Trump e il governo russo e fu inserito nell'Ica nonostante le riserve e le obiezioni di alcuni analisti della Cia. Brennan ha testimoniato alla Camera che era contrario alla sua inclusione, ma risulterebbe il contrario.
Resta il fatto che nel 2017 l'Fbi aprì un'inchiesta, coordinata poi dal procuratore speciale Robert Mueller, che ordinò alcuni arresti e tenne Trump sotto scacco per due anni ma senza arrivare a inchiodarlo. Il tycoon fece in tempo a nominare un altro procuratore speciale, John Durham, per una controinchiesta sul Russiagate che censurò il Dipartimento di Giustizia e il Fbi per non aver "rispettato la loro missione di rigorosa fedeltà alla legge". Ora però The Donald vuole consumare la sua vendetta sino in fondo.
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