Putin-Trump, sussulto per la pace in Ucraina: «Ci vedremo a Budapest»
di Luca Miele
Lunga telefonata tra i due leader alla vigilia della visita alla Casa Bianca del leader ucraino Zelensky. Il nodo dei missili a lungo raggio Tomahawk

Spariglia le carte, ancora una volta, il presidente americano Donald Trump. E, alla vigilia del viaggio-missione del leader ucraino Volodymyr Zelensky, che sarà accolto domani, venerdì, alla Casa Bianca, ingaggia una “lunga” telefonata con il presidente russo Vladimir Putin. Una conversazione, durata oltre due ore e voluta dal Cremlino, sulla quale è aleggiato il fantasma del trasferimento a Kiev dei missili a lungo raggio Tomahawk, diventati perno della nuova strategia per costringere il Cremlino al negoziato, missili che Kiev continua a chiedere insistentemente. E che si è conclusa con un abbozzo di road map per provare a mettere fine a una guerra che insanguina l’Ucraina dal novembre del 2022.
Primo passo: una riunione, come ha fatto sapere lo stesso tycoon, «dei nostri consiglieri ad alto livello per la prossima settimana». Gli incontri iniziali degli Usa «saranno guidati dal Segretario di Stato Marco Rubio, insieme ad altre persone ancora da designare». Secondo (deflagrante) passo: Donald Trump e Vladimir Putin si incontreranno in «una location concordata, Budapest, per vedere se si riesce a mettere fine a questa guerra ignominiosa tra Russia e Ucraina». Una località che “legittima” il ruolo del primo ministro ungherese, Viktor Orbán da sempre voce “dissonante” all’interno dell’Europa. E che, non a caso, si è subito sbilanciato, definendo il futuro faccia a faccia tra Trump e Putin (il secondo dopo quello in Alaska) «una grande notizia per tutte le persone del mondo che amano la pace». Trump ha subito condito la notizia con la consueta retorica trionfalistica. «Ho concluso la mia conversazione telefonica con il presidente russo ed è stata molto produttiva». Il tycoon ha vantato l’approvazione russa per la pace in Medio Oriente: Putin, ha riferito Trump, «si è congratulato con me e con gli Stati Uniti per il grande traguardo della pace in Medio Oriente, qualcosa che, ha detto, è stato sognato per secoli. Credo davvero che il successo in Medio Oriente ci aiuterà nei negoziati per porre fine alla guerra con Russia e Ucraina». Non solo: il capo del Cremlino, ha riferito il tycoon, «ha ringraziato la First Lady, Melania, per il suo impegno a sostegno dei bambini. Ha apprezzato molto e ha detto che questo continuerà». Grande spazio è stato dedicato poi «al commercio tra Russia e Stati Uniti una volta terminata la guerra con l’Ucraina». Ma non basta. Secondo la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, il presidente a stelle e strisce «ritiene ancora possibile» un faccia a faccia tra Putin e il presidente ucraino Zelensky. Da parte sua Putin ha ribadito il suo punto di vista: l’invio dei Tomahawk «non cambierà la situazione sul campo di battaglia ma danneggerebbe le relazioni tra Russia e Stati Uniti».
La fuga in avanti di Trump, che privilegia il rapporto personale con lo Putin, rischia di offuscare la visita di Zelensky alla Casa Bianca? O costituisce il punto di arrivo di una complessa partita diplomatica? I rapporti tra con Zelensky sono diventati meno freddi negli ultimi due mesi, dopo un inizio burrascoso. Era febbraio quando, nel loro primo colloquio alla Casa Bianca, i due si sono scontrati pubblicamente nello Studio Ovale. Dopo il vertice di Anchorage, dove Putin a Ferragosto è stato accolto in pompa magna, Trump ha cambiato toni, assumendo posture più aggressive nei confronti di Mosca. Di certo la delegazione ucraina è sbarcata a Washington con l’obiettivo di strappare agli Usa il sì al trasferimento dei missili a lungo raggio Tomahawk. «Meno parole e più capacità di attacco a lungo raggio», ha esplicitato il consigliere di Zelensky, Mikhaylo Podolyak. Nella notte tra mercoledì e giovedì, le forze russe hanno attaccato le infrastrutture energetiche con oltre 300 droni e 37 missili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






