Putin “allarga” la guerra. E i mini-droni colpiscono anche i soccoritori

Raid fino ai confini di Polonia e Bielorussia. Attesa per le dichiarazioni di Trump contro Putin. Nel Sud i mini-droni colpiscono i civili. Un video mostra come è stata tesa una trappola ai pompieri
July 11, 2025
Nei campi incolti del sud fiorisce ancora la lavanda di luglio, mascherando di viola le terre infestate di bossoli e “mine petalo”. Se fosse una foto, sarebbe quella dei filari profumati e placidi. Ma al terzo colpo di cannone il cielo si fa livido, increspato di fumo scuro che puzza di zolfo e annuncia altri lutti. Nell’attesa delle dichiarazioni di Trump, che a parole da domani dovrebbe prendere per il bavero Putin, per niente preoccupato dai consueti annunci di Washinton, il Cremlino ha schierato contro l’Ucraina 597 grossi droni militari, 258 mini-droni a elica e 26 missili lanciati da cinque bombardieri decollati di notte dalle basi russe sul Caspio. Lungo la linea del fronte migliaia di raffiche d’artiglieria, da una parte e dall’altra. Almeno 5 i civili morti e 30 i feriti secondo le autorità ucraine, che come da prassi non chiariscono se siano stati colpiti anche militari e quanti di essi hanno perso la vita. Dicono che il 90 percento di tutti gli ordigni volanti sono stati fermati, segno che le forze di difesa hanno ricevuto l’ordine di non dover più fare economia sulle munizioni della contraerea, in vista della ripresa delle consegne Usa che per le nuove forniture si faranno pagare dagli altri Paesi della Nato.
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Per il terzo giorno di fila Mosca ha ampliato il raggio d’azione, costringendo Varsavia a far alzare in volo i suoi caccia a protezione dello spazio aereo polacco. Nelle città occidentali di Leopoli e Cernivcy, quella che chiamavano “la piccola Vienna”, le esplosioni sono state ininterrotte, come a Lutsk che per oltre tre anni la guerra l’aveva conosciuta nei racconti degli sfollati che cercavano accoglienza a ridosso del confine polaccco. A Leopoli un incendio è scoppiato sul tetto di un edificio “non residenziale”, ha riferito il sindaco Andrii Sadovy. Una definizione ambigua, che probabilmente sta per “deposito militare”. Diverse abitazioni, veicoli e un asilo sono stati sventrati. Fortunatamente i residenti erano tutti nei rifugi. Altri droni sono stati indirizzati su Ternopil e Volinia, alla confluenza dei confini bielorusso e polacco. Dal lato opposto del fronte, Mosca assicura di avere abbattuto una trentina di droni ucraini, e che un civile è stato ucciso nella regione russa di Belgorod.
I più perfidi restano i piccoli quadricotteri radiocomandati, quelli dello “Human Safari”, che i russi hanno perfezionato esibendo con spavalderia le prove dei crimini di guerra. Il 6 luglio a Kherson un mezzo dei vigili del fuoco è salato in aria. Una trappola costruita di proposito: prima un piccolo drone aveva colpito una stazione di servizio, quando i soccorritori sono arrivati per domare le fiamme, un secondo ordigno è stato fatto volare contro il camion dei pompieri, che ha fatto da scudo al personale. Diversi feriti, nessun morto. Alcune ore dopo il filmato dalla videocamera del drone era già sui social network russi.
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Da Bilozerka ad Antonivka, i sobborghi a Sud e a Nord di Kherson, gli attacchi sono incessanti. Venerdì un uomo di 49 anni è stato inseguito e ucciso mentre si spostava in bicicletta. Non ha potuto far nulla quando il dronista russo ha schiacciato il pulsante. Una coppia di anziani è rimasta gravemente ferita ad Antonivka: il drone è entrato nella sala da pranzo al piano terra della modesta villetta di campagna. Hanno raccontato di aver sentito improvvisamente come uno sciame di mosconi avvicinarsi alla finestra che dà sul podere. Poi un bagliore. Il giorno prima era toccato a un bimbo di un anno, ucciso nel suo recinto dei giochi nella cameretta decorata di azzurro e nuvole, adesso orribilmente coperta da schizzi di sangue innocente.
È una guerra matrioska, di battaglioni e tra singoli nell’ombra. Il colonnello Ivan Voronych, ucciso a Kiev giovedì in pieno giorno, non era solo un ufficiale dell’intelligence Sbu. Aveva guidato il “Quinto direttorato”, che pianifica ed esegue le uccisioni mirate dei pezzi grossi di Mosca. Sotto il suo comando, ha rivelato un ex agente al “New York Times”, era stato colpito nel 2016 il comandante separatista Arsen Pavlov, detto “Motorola”. «Era il genere di cose a cui lavorava l’unità di Voronych», ha confermato Ivan Stupak, un altro ex operativo degli 007 ucraini.
Per tutta la giornata di ieri i segnali d’allarme non hanno smesso di avvertire la popolazione, che non rinuncia alla quotidianità e va cercando i rifugi solo quando sui telefoni non appare la parola in cirillico: “Balistika”. C’è chi spera di sentire in tempo il sinistro ronzio dei droni per butttarsi da qualche parte. Non con i missili, sempre troppo tardi per schivarli. Lasciando il delta del Dnipro, a Bilozerka osserviamo le scie opposte dei razzi. I russi non arretrano, gli ucraini non avanzano. Nessuno si arrischia a guadare il fiume. L’insegna con il teschio che indica il campo minato, invita a stare alla larga. A poca distanza un lanciatore multiplo semovente “Mlrs” americano spara 12 razzi in una trentina di secondi. Poi i quattro soldati ucraini in maglietta verde e pantaloncini corti mettono in moto e come d’accordo ci urlano di fuggire via, prima che i droni vedano e dall’altra parte aggiustino il tiro.

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