Perché la Cop di Belém sul clima parte già zoppa
Alla vigilia della Conferenza, l'Onu conferma: le temperature mondiali aumenteranno oltre la soglia di equilibrio. «Ma possiamo arginare i danni»

«Inevitabile». Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, l’aveva anticipato nelle scorse settimane. Ora, però, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) lo ha scritto nero su bianco: le temperature globali oltrepasseranno la soglia di equilibrio di 1,5 gradi. Il processo è ormai «inevitabile» e avverrà al massimo nel giro di cinque anni, si legge nell’ultimo Emission gap report, il tradizionale rapporto che fa il punto sul riscaldamento globale alla vigilia della Conferenza Onu sul clima, in programma da lunedì nella brasiliana Belém. Già domani, però, nella città della Amazzonia arriveranno i capi di Stato e di governo per il vertice dei leader mondiali che, stavolta, anticipa la Cop di qualche giorno. Lo sforamento del limite, diventato quasi un mantra degli ultimi summit ambientali, dal 2016 in poi. Cioè dallo storico incontro di Parigi, caposaldo della diplomazia climatica attuale. In realtà, gli omonimi Accordi erano rimasti cauti, fissando un traguardo meno ambizioso: un incremento di due gradi entro la fine del secolo rispetto ai livelli preindustriali, «perseguendo –, però – attivamente lo sforzo di limitarlo a 1,5 gradi». Ben presto, quest’ultimo si era imposto come obiettivo. Almeno a livello ufficiale. Nella pratica, tuttavia, gli impegni di tagli di emissioni – i cosiddetti “National determined contributions (Ndc) – non sono stati mai adeguati a raggiungerlo. Inclusi gli ultimi relativi al quinquennio 2030-2035.
In base ai piani presentati dai Paesi entro il termine del 30 settembre – due terzi dei sottroscrittori degli Accordi di Parigi non l’hanno fatto, inclusa l’Unione Europea –, si prevede, nel 2100, un surriscaldamento compreso tra i 2,3 e i 2,5 gradi. Un miglioramento dello 0,1 per cento rispetto ai piani precedenti.Poco, pochissimo. E, oltretutto, sarà azzerato dall’uscita dagli Stati Uniti di Donald Trump dal trattato climatico.Gli esperti dell’Unep sperano, però, di contenere i danni – alla terra e agli esseri umani – con uno “sfondamento” temporaneo della “soglia di equilibrio” con massicci tagli alle emissioni. «Il cammino verso un futuro vivibile diventa ogni giorno più impervio – ha dichiarato Guterres –. Questo non è, però, una ragione per arrendersi. Al contrario, è il tempo di incrementare gli sforzi». «È ancora possibile, per un pelo. Soluzioni comprovate esistono già. Dalla rapida crescita delle energie rinnovabili a basso costo alla lotta alle emissioni di metano, sappiamo cosa bisogna fare», ha detto Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep. Da qui l’importanza della Cop30, in cui si profila un negoziato serratissimo. Una battaglia all’ultima frazione di grado, l’ha definiscono molti analisti.
Le attese per questo vertice sono forti, anche per il suo valore evocativo. A 33 anni dalla firma della Convenzione Onu nello storico vertice della Terra di Rio, la Cop torna in Brasile. Non oltretutto in una metropoli ma nel luogo-simbolo: l’Amazzonia. Cartina di tornasole dell’emergenza in atto, ma anche della resistenza ostinata dei popoli per porvi rimedio, come ha dimostrato anche la più recente iniziativa: la nave con a bordo gli attivisti nativi, la “flottilla indigena” Yaku Mama. Il governo di Luiz Inácio Lula da Silva l’ha fortemente voluta nonostante l’enormità della sfida logistica. A cui si somma ora il nodo della sicurezza. Dopo il sanguinoso attacco della polizia nelle favelas di Rio, la gang di Comando vermelho ha minacciato «ritorsioni» durante il summit. Con Belém, il Brasile vuole ribadire la volontà sua – e degli alleati del Sud globale – di assumere un ruolo di leadership in ambito climatico. Specie ora, dopo il vuoto lasciato dal ritiro Usa e dalle titubanze e fratture Ue. «Basta chiacchiere – è l’appello lanciato dagli Usa in vista della Conferenza –, è ora di attuare quanto concordato». Le prossime settimane diranno in che misura la comunità internazionale è disposta a passare dalle parole ai fatti.
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