Parigi s'è fermata per ricordare la sua strage: «Non siamo affondati»

La capitale francese ha vissuto un’intera giornata di commemorazioni per le 130 vittime della strage jihadista. Il momento clou è stato l’inaugurazione del Giardino del 13 novembre, il memoriale voluto dai familiari
November 13, 2025
Macron e la moglie Brigitte davanti al Bataclan
Macron e la moglie Brigitte davanti al Bataclan
I discorsi dei sopravvissuti e delle autorità. I rintocchi delle campane, dalla rinata Notre-Dame alle altre chiese di ogni quartiere. I giochi di luce, con simboli come l’albero della Giustizia e una Marianna piangente. Gli innumerevoli gesti silenziosi di solidarietà, fra messaggi, candele e fiori deposti nei luoghi del cupo 13 novembre 2015, inciso nella memoria collettiva. Ma anche quel motto cittadino riprodotto dappertutto nella Ville Lumière, come se fosse uno scudo contro ogni futura sventura: “Fluctuat nec mergitur”. Battuta dai marosi, non affonda. Un motto che è «una bussola», ha detto ieri la sindaca Anne Hidalgo: «Fedele a questo motto, Parigi non affonderà». Per i dieci anni dall’orrore delle stragi jihadiste, la capitale modernista e sofisticata è tornata ad adottare più che mai la propria lingua delle origini. Quando la città, romanizzata, si chiamava Lutezia. Come per indicare che a specchiarsi in quel baratro straziante del 2015 è stata la Parigi di sempre, culla di un sogno di convivenza capace di attrarre genti da ogni contrada e continente. Quasi a sussurrare fra le righe, con il ricorso all’antica lingua federatrice della civiltà europea, che anche la grande Parigi, da dieci anni, avverte tutta la propria vulnerabilità, ricercando l’abbraccio sincero dei popoli vicini con cui ha condiviso le difficili conquiste della libertà e della democrazia. Del resto, in proposito, quel 13 novembre fu l’epicentro simbolico di una lunga stagione dello stragismo jihadista di portata europea, lungo il triennio 2015-2017. L’Isis colpì in particolare, in ordine cronologico, pure Danimarca (Copenaghen), Turchia (Istanbul), Belgio (Bruxelles), Germania (Berlino), Regno Unito (Londra e Manchester), Spagna (Barcellona) e Finlandia (Turku). Per onorare i 130 morti e oltre 400 feriti di un decennio fa — 132 vittime, considerando chi si tolse la vita, nella nera scia —, la città ha vissuto un’intensa giornata di momenti commemorativi, cominciati ai piedi dello Stade de France. Lo stadio associato dai francesi, fino al 2015, solo al ricordo glorioso del primo mondiale di calcio vinto in casa nel 1998. Lo stesso luogo in cui, un decennio fa, cominciò la mattanza dei terroristi jihadisti affiliati all’Isis armati fino ai denti, che si spinsero soprattutto in pieno centro, presso i caffè e ristoranti nell’Est della capitale, così come all’interno della sala da concerti Bataclan. Un dramma che inghiottì pure Valeria Solesin, 28enne veneziana, già volontaria di Emergency, a Parigi per un promettente dottorato in demografia sulla conciliazione al femminile fra vita professionale e familiare.
Il momento clou delle commemorazioni è stato vissuto nel tardo pomeriggio, quando il presidente Emmanuel Macron ha inaugurato il Giardino del 13 novembre. Un nuovo perimetro verde del ricordo di 3.500 metri quadri, situato significativamente fra il Municipio centrale e la splendida chiesa di San Gervasio, fra le più amate dai fedeli parigini. Un luogo, dunque, intriso di simboli laici e di fede. Fra i fiori e le piante del giardino roccioso, concepito dal paesaggista Gilles Clément, pure un ulivo. A volere con forza il memoriale sono state per prime le associazioni dei familiari delle vittime. A cominciare da Life for Paris, che ha annunciato ieri il proprio scioglimento come ente ufficiale, dato che «mancava solo quest’ultima tappa» al dovere di memoria. Gli archivi dell’associazione, con tutte le battaglie per perpetuare il ricordo, andranno agli archivi nazionali, anche considerando il loro valore storico per Parigi e per la Francia. Hidalgo ha omaggiato l’«unione sacra» instaurata dai parigini. I quali, due giorni dopo, tornarono in strada per «un’insurrezione pacifica» contro gli spettri rimasti in città. Un mese dopo, pure la Cop21 capace di sfornare lo storico Accordo sul clima fu una «risposta alla barbarie». «Il dolore è immutato», ha sottolineato Macron, inserendo nel suo discorso anche note di speranza: «Abbiamo resistito e ciascuno ha fatto la sua parte». Non pochi i riferimenti pure alle misure legislative prese: «In questi dieci anni, la nazione si è fortificata». In serata, davanti al Municipio centrale, un concerto per far “esplodere” solo note liberatorie di musica. Nelle stesse ore, allo stadio del Parc des Princes, c’era in cartellone Francia-Ucraina, per le qualificazioni ai prossimi Mondiali. Una coincidenza del calendario che ha legato simbolicamente due tragedie europee. Per non pochi parigini, un altro piccolo segno di solidarietà.

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