lunedì 17 dicembre 2018
L'intesa, raggiunta in Svezia giovedì scorso, «avrà un impatto enorme sulla situazione umanitaria e sulla sicurezza» ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres
Stretta di mano tra le parti avverse a Stoccolma dopo l'intesa per la tregua in Yemen (Ansa)

Stretta di mano tra le parti avverse a Stoccolma dopo l'intesa per la tregua in Yemen (Ansa)

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La tregua in Yemen comincerà dalla mezzanotte (ora locale) tra lunedì 17 e martedì 18 dicembre e si applicherà alla regione costiera di Hodeida e a quella di Taiz nel sud ovest. Secondo l'Onu quella in Yemen «è la peggiore crisi internazionale a livello globale». La popolazione è allo stremo: oltre alle bombe, uccidono fame e malattie.

In Yemen scatterà un cessate il fuoco nella città portuale di Hodeida (o Hudayda), che i combattenti dovranno lasciare, mentre saranno aperti corridoi umanitari per portare sollievo alla popolazione, compresa quella della città i Taiz, più a sud. Sono questi i principali risultati ottenuti nel corso dei negoziati di pace che si sono conclusi il 13 dicembre a Stoccolma, in Svezia.

L'accordo per il porto yemenita di Hodeida, sul Mar Rosso, prevede che la città sia messa sotto il controllo di una forza militare neutrale e che si avvii una tregua in tutta la regione. Servirà ora un nuovo round di colloqui per definire i dettagli di questo accordo e determinare quale forza neutrale sarà dispiegata eventualmente nel porto strategico. Hodeida è in mano agli insorti Huthi ed è da mesi sotto assedio da parte delle forze lealiste yemenite, sostenute dalla Coalizione guidata dall'Arabia Saudita e di cui fanno parte gli Emirati Arabi Uniti.

L'intesa «avrà un impatto enorme sulla situazione umanitaria e sulla sicurezza» ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres.

L'accordo in Svezia, il 13 dicembre

Dopo una settimana di lavori, sotto gli auspici delle Nazioni Unite, il 13 dicembre le delegazioni del governo, dei ribelli houthi e della coalizione militare internazionale a guida saudita hanno cercato una via d'uscita politica alla guerra nello Yemen, dove da marzo 2015 secondo l'Onu hanno già perso la vita 10mila persone.

L'incontro è stato già in sé un passo storico, dal momento che i belligeranti non si parlavano dal 2016. Su molti punti tuttavia non è stato possibile trovare un accordo, come ad esempio sul nodo dell'aeroporto della capitale: Sanàa è da due anni sotto il controllo dei ribelli, tuttavia il traffico aereo viene impedito dalla coalizione internazionale che sostiene il governo e che attualmente domina i cieli yemeniti.

Incoraggiante la stretta di mano tra il ministro degli Esteri yemenita, Khaled Al-Yemani, e i capo negoziatore dei ribelli houthi, Mohammed Abdelsalam. Al-Yemani ha però chiarito che il ritiro da Hodeida resta «una possibilità», segno dell'atteggiamento cauto con cui il governo tratta coi combattenti ribelli.

Le Ong: cauta speranza

Le associazioni umanitarie che operano nel Paese hanno espresso una cauta speranza. «Anno dopo anno, gli effetti della guerra hanno devastato gran parte della società yemenita - racconta l'ex capo missione di Medici senza frontiere in Yemen, Robert Onus, in una intervista pubblicata sul sito web dell'organizzazione (LEGGI QUI L'INTEGRALE) -. Il sistema sanitario è collassato. Le infrastrutture idrauliche e fognarie stanno collassando. Sempre più persone lottano per trovare il cibo. Sempre meno persone hanno un lavoro. Vedi l’impatto diretto della guerra sulla vita delle persone. Vedi civili feriti, persone uccise negli attacchi aerei, nei bombardamenti o dai combattimenti a fuoco. Vedi anche persone che muoiono per malattie prevenibili. Vedi bambini morire per malattie che si possono evitare con un vaccino, che non hanno ricevuto perché dove vivono loro il sistema sanitario non esiste più. Vediamo l’impatto della guerra nei bambini malnutriti che vengono nei nostri ospedali: bambini che non hanno abbastanza da mangiare; famiglie intere che non hanno niente da mangiare. In tutto il Paese, non importa dove o in quale ambito della società, l’impatto della guerra sulla vita delle persone è estremamente visibile».

Da leggere per saperne di più:

L'appello. Yemen: «Il porto di Hodeida non diventi un cimitero»

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Il commento: La tragedia del popolo yemenita, tra ferocia e inerzia

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