mercoledì 21 gennaio 2015
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L'attacco degli Houthi al cuore delle istituzioni yemenite non è stato di certo una sorpresa. I ribelli, infatti, da settembre controllano ampie zona di Sanaa, grazie a un attacco sferrato immediatamente dopo la firma di un accordo di pace con il governo, raggiunto con la mediazione delle Nazioni Unite, che prevedeva la nascita di un nuovo esecutivo, non ostile agli Houthi. Da allora il presidente Hadi accusa i ribelli di tradimento e Teheran di fornire loro sostegno militare e politico. Alcuni analisti considerano gli ayatollah iraniani i padrini politici degli Houthi, che appartengono allo Zaydismo, una branca sciita come sciita è la dottrina su cui si fonda la Repubblica islamica. I ribelli smentiscono ogni sorta di collegamento con Teheran, ma anche di recente le autorità yemenite hanno annunciato di aver sequestrato navi che trasportavano armi iraniane destinate agli Houthi.Nei mesi scorsi un deputato iraniano vicino alla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato che Sanaa "è la quarta capitale del mondo arabo in mano iraniana" dopo Damasco (il regime del presidente Assad), Beirut (Hezbollah) e Baghdad (con gli sciiti al potere). Gli ultimi sviluppi a Sanaa hanno fatto suonare un campanello di allarme a Riad e nelle altre capitali delle monarchie del Golfo. Le autorità saudite e i loro alleati, da sempre molto attenti a quel che succede in Yemen, stanno vedendo disgregarsi passo dopo passo il loro progetto di pacificazione del paese, che passava attraverso l'uscita di scena dell'ex presidente Ali Abdullah Saleh e la sua sostituzione con quello che allora era il suo vice, Hadi.
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