Agenti usano gas lacrimogeni per disperdere le proteste antigovernative a Bagdad (Ansa)
Sono ormai oltre 250 gli attivisti e manifestanti uccisi nella repressione governativa e di non meglio precisate milizie nel sud dell’Iraq. Circa cento sono state uccise nell'ultima settimana.
Prosegue, intanto, la mobilitazione popolare anti-governativa a Baghdad e nelle principali città nella zona meridionale del paese. Nella notte piazza Tahrir, nella capitale Baghdad, è rimasta affollata di manifestanti che riempiono la città ormai da tre giorni, nonostante il coprifuoco imposto lunedì e ieri sera dall'esercito iracheno. Manifestazioni e agitazioni si registrano anche nelle regioni di Bassora, Dhi Qar, Najaf e Karbala.
Secondo l'Osservatorio iracheno decine di manifestanti disarmati sono morti per pallottole sparate al capo e al petto da non meglio precisati cecchini e uomini armati col volto coperto e 5.500 sono rimasti feriti. Candelotti di gas lacrimogeno sono stati sparati a distanza ravvicinata dagli agenti di polizia. La Commissione d'inchiesta indipendente, incaricata dal governo di far luce sulla repressione della prima ondata di proteste, dall'1 al 6 ottobre, aveva documentato l'uccisione di 149 manifestanti e 6 poliziotti.
In piazza anche a Beirut
Anche in Libano migliaia di persone sono tornate in strada durante la notte e in mattinata per protestare contro un sistema politico considerato "corrotto" del dimissionario premier Hariri. Diverse strade dentro e attorno alla capitale, e soprattutto nel nord del paese, nella regione di Tripoli e dell'Akkar, al confine con la Siria, sono state bloccate da manifestanti e abitanti delle località in rivolta. Ci sono disordini anche nei distretti centrali della valle della Bekaa, lungo l'autostrada che collega Beirut a Damasco, nei pressi di Barr Elias e Masnaa, vicino al valico frontaliero con la Siria.