
Il presidente russo Vladimir Putin - REUTERS
Sul piatto ci sono due proposte (e due visioni) che, al momento, risultano inconciliabili, nonostante le pressioni (e le frustrazioni) del presidente Usa Donald Trump che ha visto la sua promessa di risolvere rapidamente il conflitto in Ucraina sbriciolarsi. Con il contorno, ormai rituale, di Mosca e Kiev che continuano ad accapigliarsi su chi «manipola chi», e in quale campo si trovi la palla (e l’iniziativa). È qui che si incagliano i tentativi Usa di arrivare a un vero e proprio negoziato di pace. Ed è qui che la diplomazia deve scegliere se imboccare o meno la strada del realismo e del compromesso. Vladimir Putin non sembra cedere alle pressioni Usa. Forte della situazione sul terreno, lo “zar” vuole che venga “ratificata” la situazione miliare, assumendo il controllo delle quattro regioni dell'Ucraina strappate, interamente o parzialmente, a Kiev. Amputazioni territoriali che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky rigetta.
Il rimpallo si è ripresentato anche sulla proposta di una tregua. Putin ha buttato sul tavolo un cessate il fuoco di tre giorni, dall'8 al 10 maggio, quando la Russia festeggerà l'80esimo anniversario della vittoria sulla Germania nazista, come «inizio di un negoziato diretto», ha chiarito il capo della diplomazia russa Sergeij Lavrov. Troppo poco, è la replica di Kiev, spalleggiata dall’Europa: «Una tregua di tre giorni che poi viene violata in 200 casi non ha significato», ha detto il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani. E mentre la posizione di Trump è nota – un’intesa prima che la sua «pazienza» si esaurisca, come ha avvertito il consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz – la Cina plaude all’iniziativa di Mosca, inquadrandola come uno «sforzo per la pace».
In mezzo, oltre il vortice delle opposte retoriche, c’è la situazione sul terreno, con le forze russe che continuano a rosicchiare terreno. Per gli analisti, Mosca non ha nessun interesse a concedere respiro alle esauste truppe ucraine e teme che una tregua di un msse possa servire a puntellare le difese nemiche. Non è un caso che il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, abbia ribadito che la Russia «non può rispondere alla proposta del presidente ucraino di un cessate il fuoco di 30 giorni senza risolvere tutte le sfumature». Mentre la questione della «legittimità» di Zelensky avrebbe importanza «secondaria». Cosa vuole fare davvero la Russia? Per Peskov è «l'Ucraina a non aver risposto alle numerose offerte del presidente russo Putin per avviare negoziati di pace diretti»: l'avvio di questo processo «è l'obiettivo principale di Mosca».

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky - ANSA
Lavrov, in un'intervista al quotidiano brasiliano O Globo, ha ribadito il “piano” russo: un accordo, oltre ad escludere l’adesione dell’Ucraina alla Nato, dovrebbe includere «la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina e il riconoscimento internazionale di quattro regioni che la Russia occupa parzialmente dal 2022 e rivendica come proprie». Zelensky ha, a sua volta, definito la proposta di tregua di Putin «un tentativo di manipolazione». La ragione è che «tutti devono aspettare fino all’8 maggio e solo allora» ci sarebbe un «cessare il fuoco per garantire il silenzio. Per noi la vita delle persone è importante, non le sfilate».
La pressione militare di Mosca, intanto, continua. E continua a seminare morte e distruzione. Secondo quanto riportato dalla Reuters, le unità di difesa aerea ucraine hanno abbattuto 37 dei 100 droni lanciati dalla Russia nella notte tra lunedì e ieri. Gli attacchi russi hanno ucciso una bambina di 12 anni nel distretto di Samarivskyi, nella regione centrale di Dnipropetrovsk. Altre tre persone sono rimate ferite nella capitale Kiev. Sul terreno le truppe russe stanno cercando di ritagliarsi una zona cuscinetto nella regione nordorientale di Sumy. La zona confina con la regione russa di Kursk, dove le forze russe hanno recentemente riconquistato il territorio perso l'anno scorso durante l'unica grande incursione transfrontaliera dell'esercito ucraino durante la guerra. Il governatore di Sumy, Oleh Hryhorov, ha dichiarato che quattro villaggi di confine a Sumy si trovano in una “zona grigia” a causa degli attacchi russi, ma non sono ancora sotto il controllo russo.