
Una delle prove-chiave è già nel piccolo sacchetto bianco classificato come “reperto”. Serhii Bolvinov lo apre ed estrae una manciata di tocchetti di metallo. Taglienti e pesantissimi per le loro dimensioni minime. «Erano nel missile russo che è arrivato in mezzo a questi condomini», racconta ad Avvenire il capo della polizia investigativa della regione di Kharkiv. I suoi uomini, che formano la prima squadra “anti-crimini di guerra” in tutta l’Ucraina, li hanno raccolti nel parco giochi incastonato fra i palazzoni di stampo sovietico e nelle stanze degli appartamenti in cui i chiodi color acciaio sono riusciti a penetrare oltre le pareti. «Hanno un solo scopo: colpire il maggior numero possibile di civili», spiega il super poliziotto. È l’ultimo, perfido strumento di morte che la Russia impiega contro la popolazione ucraina. Non più soltanto i tremendi missili ipersonici Iskander difficili da intercettare, ma adesso anche carichi di “dadi killer”. «Bombe a frammentazione ad alto potenziale che vengono fatte esplodere in cielo per ampliare il più possibile l’area coinvolta», secondo la definizione di Bolvinov. L’obiettivo: massimizzare il danno. In termini di vite e di devastazione.
La polizia investigativa di Kharkiv con i resti del missile ipersonico russo riempito di "dadi killer" lanciato contro i condomini della città - Gambassi
Come testimonia quanto accaduto all’alba del 18 aprile a Kharkiv, con l’attacco dei Venerdì Santo nell’agglomerato 176 di via Gagarin, l’eroe russo dello spazio: undici palazzi di quindici piani ciascuno, uno accanto all’altro, vicino al cuore della metropoli. Alle cinque del mattino uno dei quattro razzi inviati da Mosca contro la seconda città del Paese, a cinquanta chilometri dal confine russo, è stato fatto detonare in mezzo ai condomini. Pieni di «gente che dormiva», dice il sindaco Ihor Terekhov. Il bilancio è di un anziano morto e di 98 feriti, fra cui sei bambini. «L’uomo è stato ucciso nel suo letto, investito dalle schegge dell’ordigno e dalle macerie», chiarisce Bolvinov. Più di cinquecento le famiglie che hanno i loro appartamenti inagibili. Danni in un raggio di un chilometro. «La Russia ha investito quattro milioni di dollari per fare tutto questo alla vigilia della Pasqua: tanto costa un Iskander», sostiene con macabra ironia l’investigatore.
Sulla facciata di un condominio di Kharkiv i fori lasciati dai "dadi killer" contenuti nel missile ipersonico russo - Gambassi
L’esplosione è avvenuta davanti a uno dei condomini e sopra il giardino per bambini di via Gagarin. Scelta studiata a tavolino, perché gli Iskander sono considerati a elevata precisione. «Se il missile balistico fosse stato lanciato in piena giornata, mentre i ragazzi giocavano, sarebbe stata una carneficina», aggiunge Bolvinov. Forse una fotocopia della strage di Kryvyi Rih, la città di Zelensky dove la Russia ha colpito all’inizio di aprile lo spazio giochi di un quartiere residenziale facendo 19 morti e 70 feriti fra cui molti bambini. Identico il missile impiegato. Come è analogo a uno di quelli piombati su Sumy, dice il capo dell’amministrazione militare regionale di Kharkiv, Oleg Sinegubov. Il riferimento è al massacro della Domenica delle Palme in pieno centro con 35 morti (di cui due bambini) e 117 feriti.
Uno dei condomini di Kharkiv devastato dal missile ipersonico russo riempito di "dadi killer" - Gambassi
L’attacco di Kharkiv conferma che non c’è più bisogno di un punto d’impatto per gli Iskander “riempiti”. Basta l’esplosione in sé a distruggere. «È micidiale la pioggia di elementi metallici che vengono rilasciati», sottolinea Bolvinov. Frammenti che neppure le mura di un edificio riescono a fermare. Lo mostra il condominio numero 8: fori nella facciata, dal primo all’ultimo piano; e record di feriti. I resti trovati nelle aiuole o sull’asfalto dicono che il missile alto sette metri e con un diametro di uno conteneva materiale d’epoca sovietica benché sia stato ammodernato.