sabato 21 gennaio 2012
​Il presidente del Consiglio Mario Monti e il primo ministro libico Abdurrahim El Keib hanno firmato una nuova dichiarazione che mette le basi dei rapporti fra i due Stati dopo la conclusione della guerra civile nel Paese africano.
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Il presidente del Consiglio Mario Monti e il primo ministro libico Abdurrahim El Keib hanno firmato una nuova dichiarazione che mette le basi dei rapporti fra i due Stati dopo la conclusione della guerra civile nel Paese africano. La "dichiarazione di Tripoli", questo il nome del documento, fissa le basi di principio che regoleranno i rapporti fra Roma e Tripoli.Libia e Italia, si legge nel testo, "enfatizzano il desiderio di rafforzare la loro amicizia e cooperazione" e si accordano per svilupparla "in più campi e attraverso comitati tecnici bilaterali". Una stringata paginetta di quattro paragrafi con ripetuti riferimenti agli obiettivi e ai principi ispiratori della Rivoluzione del 17 febbraio, giorno di inizio della rivolta contro l'ex leader Gheddafi, che mette in disuso il vecchio trattato di Amcizia firmato a gennaio del 2009. Nessuno dei due leader politici, nel corso della conferenza stampa ha voluto rispondere in maniera netta alle domande numerose sul destino del vecchio accordo.Nella sua risposta El Keib non lo ha nemmeno citato preferendo riferisi a due paesi, con due governi nuovi, che siglano un nuovo patto. "Il professor Monti rappresenta un nuovo governo, un governo molto progredito, per loro come per noi è importante che rapporti siano stretti a tutti i livelli. Noi anche rappresentiamo una nuova visione e crediamo insieme che i rapporti saranno sicuramente forti dal momento in cui ci sarà un accordo con il rispetto della sovranità", ha detto il premier libico.Monti, a sua volta, ha espresso il desiderio di "assecondare la volontà libica".In attesa di firmare intese più significative, i due leader hanno spiegato che il governo libico oggi è un governo provvisorio e quindi "non può impegnare il popolo libico prima che arrivino le elezioni e un nuovo governo", ha ricordato El Keib.Per il momento quindi sulla questione del ritorno dell'agenzia dei diritti umani non si è andati oltre alla dichiarazioni d'intenti.Italia e Libia, come scritto ieri, hanno annunciato alcune intese in materia di pesca, di formazione in campo militare e per l'accoglienza di 1.500 ex combattenti feriti negli ospedali italiani. Ma anche l'impegno a regolare con meccanismi concordati la questione dei crediti vantati da aziende ed enti dei due paesi.A febbraio arriverà il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera che dovrà cercare opportunità per le aziende italiane, ma che dovrà confrontarsi con una nuova libia che "non vuole essere solo mercato", come non ha mancato di sottolienare El Keid.Poi sarà la volta del ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, che dovrà cercare di ristabilire il sistema di controllo dei flussi migratori.
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