martedì 9 marzo 2021
Con una risicata maggioranza, pari al 51,2% e 20 cantoni su 26, gli elvetici hanno approvato il testo di modifica costituzionale che vieta di celare il volto in tutti i luoghi pubblici
In Svizzera il 51 per cento dei votanti al referendum ha detto no a burqa e niqab nei luogi pubblici

In Svizzera il 51 per cento dei votanti al referendum ha detto no a burqa e niqab nei luogi pubblici - Ansa

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La Svizzera dice no anche al burqa, dopo aver vietato la costruzione di minareti sul proprio territorio. Una scelta che, come sempre, arriva dal popolo con un referendum che impedirà l'utilizzo in pubblico di burqa o niqab. Con una risicata maggioranza, pari al 51,2% e 20 cantoni su 26, gli elettori elvetici hanno approvato il referendum sul testo di modifica costituzionale che vieta di celare il volto in tutti i luoghi pubblici, in particolare nelle strade, nei trasporti pubblici o negli stadi e riguarda anche tifosi e manifestanti. Al termine di un'accesa campagna, la percentuale dei voti favorevoli rispecchia l'esito incerto previsto dagli ultimi sondaggi, ma la proposta si è imposta senza difficoltà nella stragrande maggioranza dei cantoni: con 20 a favore e appena 6 contrari (Basilea Città, Zurigo, Appenzello Esterno, Ginevra, Berna e Grigioni).

In 15 cantoni svizzeri è già in vigore il divieto di coprirsi il viso in occasione di manifestazioni ed eventi sportivi, mentre la proibizione del velo integrale negli spazi pubblici è prevista solo in Ticino e nel Canton San Gallo. Sarà ora esteso a livello nazionale, come già in Francia, Austria, Bulgaria, Belgio e Danimarca. La norma approvata prevede eccezioni al divieto di coprire il volto solo per i luoghi di culto e per motivi inerenti a salute, sicurezza, condizioni climatiche e usanze locali, come quelle legate al carnevale. Sono invece escluse eccezioni per le turiste, che in gran parte arrivano dai Paesi del Golfo.
Sia pure di misura è una vittoria della destra conservatrice e del Comitato di Egerkingen (già sponsor del referendum col quale nel 2009 venne vietata la costruzione dei minareti con il 57,7 per cento di consensi) che hanno promosso la consultazione, ma alla quale hanno contribuito anche settori politicamente assai lontani come la sinistra laica, i movimenti femministi e le musulmane liberali che giudicano il velo integrale lesivo della dignità delle donne.
L'esito del voto sconfessa il governo, schierato contro l'iniziativa giudicata eccessiva, e indica una mobilitazione in favore del 'sì' ben oltre i simpatizzanti dell'Unione democratica di centro (Udc, destra conservatrice), principale forza politica del Paese che ha fatto campagna per la modifica costituzionale. Per il presidente dell'Udc Marco Chiesa, il Sì delle urne costituisce un chiaro segnale contro l'Islam radicale, contro i delinquenti mascherati e per la pacifica convivenza in Svizzera. Sul fronte opposto, il presidente del gruppo socialista nelle Camere federali, Roger Nordmann, ritiene che l'esito della votazione non risolve alcun problema ma rispecchia la somma di "due Sì": alla linea anti-stranieri dell'Udc si è aggiunta quella laica contro i simboli religiosi nello spazio pubblico, ha affermato.
Per i contrari all'iniziativa, benché burqa e niqab urtino la cultura elvetica, il divieto imposto dall'iniziativa era esagerato, soprattutto se si considera che nel Paese le donne che indossano il velo integrale è stimato in poche decine. Ironia della sorte, la votazione si è svolta in piena pandemia del coronavirus, con obbligo di indossare le mascherine sanitarie. E la ministra di giustizia e polizia, Karin Keller-Sutter, commentando il voto, ha tenuto a precisare che il sì degli svizzeri "non è stato un voto contro i musulmani".

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