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Dicono che sia dovuto intervenire il presidente Zelensky in persona per fermare il massacro di soldati ucraini nel Kursk, la regione russa che Mosca sta riconquistando, dopo che Kiev aveva invaso l’area di confine tenendo a caro prezzo una sacca che sarebbe dovuta servire a negoziare con Mosca per la reciproca restituzione di territori occupati. Ieri è arrivata la resa: mentre Putin dichiarava che il Kursk è tornato sotto il controllo russo, Kiev ha ordinato l’evacuazione degli abitanti di 8 villaggi vicini al confine.
Da mesi tra i soldati ucraini serpeggiava disagio per le operazioni ordinate dal generale Sirsky, l’attuale capo delle forze armate accusato di sacrificare vanamente truppe pur di tenere impegnate le forze russe.
Ieri il ministero della Difesa russo ha dichiarato che le sue forze stanno bombardando le posizioni ucraine dopo aver catturato altri tre insediamenti, tra cui la cittadina di Sudzha, lungo una rotta che Kiev aveva usato per rifornire le sue forze. Le truppe ucraine avevano catturato nell’agosto scorso il centro abitato (circa 6mila abitanti prima della guerra) a circa 10 chilometri dal confine. Anche gli analisti militari del gruppo di monitoraggio “DeepState” e l’Istituto per gli studi sulla guerra di Washington hanno confermato l’avanzata russa mentre le forze ucraine arretrano rapidamente. Yaroslav, ingegnere del suono a Kharkiv, una storia di sinistra e un fucile sempre carico in mezzo agli ultras di estrema destra che da tre anni schivano il tiro russo sui mille chilometri di faglia armata lungo tutto l’asse di scontro, invia messaggi dal fronte a nome dei suoi compagni di battaglia: «Per cosa esattamente abbiamo combattuto? Per cosa sono morti i nostri amici? Per lasciare un quarto di Ucraina a Putin?». Viacheslav, che invece combatte a ridosso dell’area occupata di Kherson, riconosce che poteva andare peggio, che i russi oggi potrebbero essere a Kiev e invece sono stati respinti, «ma alla nostra gente dei territori occupati, quelli che ci chiedono di andarli a liberare dai russi, che cosa diremo? Che si arrangino? Che la politica ha deciso che le loro vite non valgono il costo dei proiettili?».
Il comandante Oleksandr Syrskyi ha dichiarato che le truppe di Kiev continueranno a operare nel Kursk «finché sarà necessario». Una decisione che non tutti i soldati vedono di buon occhio. «Non sappiamo perché ci tengono qui, non è chiaro se dobbiamo tenere o avanzare. Gli ordini sono contraddittori», ci avevano confessato più volte i combattenti sulla prima linea. Nei giorni scorsi è stato rimosso dall’incarico il generale ucraino Dmytro Krasylnykov, capo del Comando operativo Nord. Notizie che arrivano mentre si susseguono quelle sulla controffensiva delle forze russe nel Kursk e nel Donbass.
I media ucraini sottolineano come il Comando operativo Nord, che Krasylnykov ha guidato dal marzo 2023, sia responsabile per le unità dispiegate nelle regioni settentrionali. Non è chiaro se Krasylnykov sia stato sollevato a causa di dissidi con il comando centrale oppure per non essere riuscito a fermare il contrattacco di Mosca.
L’invasione di una porzione di territorio russo era stato uno choc per lo Stato maggiore del Cremlino che sull’intero fianco ha riversato decine di migliaia di uomini falciati dai battaglioni di Kiev. Tra questi centinaia di soldati nordocoreani. Mercoledì il presidente Putin in persona, per l’occasione in tenuta mimetica, ha visitato alcune aree riconquistate. Nel video diffuso dalla presidenza russa Putin indossa abiti militari per la prima volta da quando è iniziata l’invasione nel febbraio 2022. Un’immagine che ha fatto il giro della Federazione russa, dove tutti hanno visto il “comandante in capo” in veste di soldato pronto a prendersi il merito della riconquista.
Un “successo” che potrebbe essere dato in pasto all’opinione pubblica in vista di una possibile tregua che già i propagandisti al soldo del Cremlino presentano come la sostanziale resa dell’Ucraina davanti allo strapotere militare russo.
Il presidente russo ha ordinato di trattare i prigionieri ucraini al pari dei terroristi, secondo la dura legislazione moscovita. Verranno dunque processati non secondo le convenzioni di guerra. I primi effetti dell’ordine del Cremlino sono stati raccolti da diverse fonti. Il difensore civico ucraino per i diritti umani Dmytro Loubinets ha citato un video che circola sui social media in cui a suo dire compaiono «almeno cinque prigionieri di guerra, senza dubbio uccisi».
La Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina ha affermato di aver «registrato 79 esecuzioni di questo tipo in 24 episodi separati» dalla fine dello scorso agosto, in coincidenza con la richiesta di pubblici russi che hanno invocato «esplicitamente il trattamento inumano – ha dichiarato Danielle Bell, capo della missione Onu a Kiev – fino all’esecuzione, dei soldati ucraini catturati».