lunedì 9 aprile 2018
Almeno 50 le vittime. Trump e Macron accusano il regime di Assad «responsabile delle continue violazioni dei diritti umani». La Casa Bianca: decisioni importanti entro 48 ore
Una foto diffusa l'8 aprile dai White Helmets siriani: un bombino viene soccorso dopo il presunto attacco chimico a Duma (Ansa)

Una foto diffusa l'8 aprile dai White Helmets siriani: un bombino viene soccorso dopo il presunto attacco chimico a Duma (Ansa)

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Stati Uniti e Francia hanno promesso di impegnarsi «in una risposta forte e comune» dopo l'attacco chimico avvenuto a Duma, nella regione della Ghouta orientale in Siria. Lo ha annunciato la Casa Bianca a seguito di una telefonata tra il presidente americano Donald Trump e l'omologo francese Emmanuel Macron. Entrambi hanno «vivamente condannato l'orribile attacco» e hanno ritenuto che il presidente siriano Bashar al Assad debba essere «considerato responsabile delle continue violazioni dei diritti umani». I due leader hanno «concordato di scambiarsi informazioni sulla natura degli attacchi e di coordinare una forte risposta comune».

Durante una riunione di governo, Trump ha aggiunto che «tutti pagheranno un prezzo» per il presunto attacco con i gas. Compreso, se sarà accertata la sua responsabilità, il leader russo Putin. E poi ha annunciato che saranno prese "decisioni importanti" nell'arco di 24-48 ore, quindi entro mercoledì.

La Russia frena e rovescia ogni accusa sui ribelli al regime di Bashar al Assad. Il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha affermato che gli specialisti russi non hanno trovato tracce di un attacco chimico a Douma. Per il portavoce del Cremlino, l'attacco potrebbe essere stato inscenato dai ribelli per farne ricadere la responsabilità su Damasco.

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Il segretario generale delle Nazione Unite, Antonio Guterres, attraverso il portavoce Stephane Dujarric, ha chiesto ancora una volta il cessate il fuoco per Siria invitando tutte le parti ad aderire pienamente alla risoluzione 2.401 del Consiglio di sicurezza, decisa in febbraio e costantemente violata. Guterres, che si trova in visita ufficiale in Cina, ha fatto sapere che l'Onu non è nella posizione di verificare i rapporti sull'attacco chimico su Douma. Stasera si riunisce il Consiglio di sicurezza dell'Onu.

«Civili uccisi da missili». Il raid è di Israele

La televisione di Stato siriana ha denunciato stamani che un raid missilistico «statunitense» contro una base aerea siriana avrebbe fatto vittime civili. In realtà, a conferma di quanto ipotizzato da molti osservatori, il raid è opera di Israele. Il ministero della Difesa russo ha detto che due aerei F-15 dell'Aeronautica israeliana hanno effettuato un raid con otto missili guidati contro l'aerodromo siriano T-4 vicino a Homs, che è anche il quartier generale delle milizie sostenute dall'Iran e ospita reparti russi. L'attacco è avvenuto dal Libano, senza violare lo spazio aereo siriano. Le difese aeree siriane hanno distrutto cinque missili guidati. Mosca segnala che «nessun consulente» militare russo è tra le vittime. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, 14 persone sarebbero morte nell'attacco.

Il massacro con i gas a Duma

Con una miscela di gas e armi convenzionali usati contro intere famiglie ammassate in scantinati di edifici semidistrutti a est di Damasco si è consumato domenica quello che forse è l'ultimo atto della barbarie contro i civili dell'ultimo angolo della Ghuta, l'area in mano a miliziani anti-governativi e per questo da sei anni assediata dalle truppe lealiste sostenute da Iran e Russia.

I raid a Duma, secondo diverse fonti, avrebbero causato 70 morti e forse mille feriti. Gli attacchi attribuiti al governo hanno scatenato dure reazioni internazionali. Da parte sua il governo siriano smentisce l'uso di gas tossici e la Russia respinge al mittente le accuse di essere coinvolta nei bombardamenti. Damasco afferma che la risposta militare contro i miliziani di Duma è avvenuta dopo che questi hanno sparato diversi mortai e razzi contro quartieri residenziali di Damasco uccidendo quattro civili in 48 ore.

Gli attacchi con armi chimiche sembrano aver sortito uno degli effetti desiderati da Damasco: spingere i miliziani ad accettare i termini dell'accordo per lasciare Duma. Secondo l'intesa annunciata mentre si soccorrevano ancora i feriti, i combattenti di Jaysh al Islam saranno deportati nel nord della Siria, in un'area affidata alla tutela turca secondo gli accordi tra Russia, Iran e Turchia. Assieme a loro andranno alcune migliaia di civili, tra cui i loro familiari. Le altre decine di migliaia di civili presenti a Duma (100mila in tutto secondo fonti Onu) saranno invece deportati in campi di sfollati nella zona di Damasco, assieme ai civili delle altre zone della Ghouta che si sono arrese dal 23 marzo.

Secondo gli ultimi medici presenti a Duma, gli attacchi chimici sono avvenuti sabato pomeriggio e sera e hanno preso di mira zone di Duma densamente popolate. Nel primo attacco i sintomi segnalati dai soccorritori fanno pensare all'uso di cloro, mentre nel secondo attacco si ipotizza l'utilizzo di una miscela di gas nervino e sarin. I medici affermano che le vittime del secondo attacco non sono riuscite a fuggire e che molti sono morti negli scantinati. Gli attacchi "chimici"sono stati preceduti da intensi bombardamenti aerei con armi convenzionali. E i raid sono continuati anche durante e dopo i lanci di gas tossici.

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