venerdì 13 agosto 2021
Le autorità nazionali registrano 530mila morti negli ultimi 18 mesi, di cui 165mila per coronavirus Con le «eccedenze di decessi» il gigante asiatico è al secondo posto per vittime
Una donna a Mosca davanti a un manifesto che invita a vaccinarsi

Una donna a Mosca davanti a un manifesto che invita a vaccinarsi - Ansa

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In Russia l’incubo Covid-19 sembra non voler finire e ora, oltre a contare i morti ufficiali, alcuni media di opposizione iniziano a fare notare che quelli ufficiosi potrebbero piazzare il Paese al secondo posto per il numero di vittime. La conferma arriva dai dati sui decessi. Secondo Rosstat, l’Istituto di statistica russo, nel 2020 ci sono stati 340mila morti in più rispetto al 2019. Nei primi sei mesi del 2021, il numero di trapassi in più è stato di 190mila unità. Le persone ufficialmente uccise dal coronavirus, secondo il ministero della Salute locale, sono poco meno di 165mila.

Ce ne sono però circa 365mila che mancano all’appello. Tecnicamente si chiama «eccedenza di decessi», ossia malati venuti a mancare per complicazioni legate all’aver contratto il Covid-19, ma che avevano già una situazione sanitaria delicata prima. Si tratta di un sistema di conteggio del quale, in dose maggiore o minore, si sono avvalsi molti Paesi. La Russia però ne ha fatto un uso particolarmente disinvolto, tanto che da mesi non solo giornalisti, ma anche medici accusano il Cremlino di aver operato un pesante maquillage sul numero reale delle vittime, che sarebbe tre volte quello delle statistiche ufficiali.

Se così fosse, Mosca deterrebbe un primato molto triste, oltre mezzo milione di morti, tanto da superare per numero totale di vittime l’India e, nel giro di pochi mesi anche il Brasile e gli Stati Uniti. Secondo alcune proiezioni, entro l’autunno l’eccedenza di decessi potrebbe arrivare a 700mila unità. Anche perché l’epidemia sembra proprio non volersi arrestare. La variante Delta continua a contagiare e a uccidere e se a giugno si è verificata una impennata nel numero di nuovi casi, anche in luglio e agosto questa tendenza è confermata. Solo ieri, 808 persone sono morte.

Un record macabro per il Paese, che ha battuto quello di due giorni fa, che si era attestato a 799. E ogni giorno si registra una media di 20mila persone che contraggono il virus. Tutto questo, proprio nei giorni in cui il presidente, Vladimir Putin, era pronto a festeggiare il compleanno dello Sputnik V, il primo vaccino contro il Covid-19 a essere stato presentato al mondo, esattamente un anno fa. Mosca aveva battuto tutti sul tempo e si preparava a godere di un nuovo prestigio nazionale, grazie a un antidoto in grado di salvare milioni di vite umane.

A 12 mesi esatti, è lecito dire che quello dello Sputnik V è stato un tonfo colossale, dentro e fuori i confini nazionali. La Russia ha un tasso di vaccinazione bassissimo, nonostante la corsa contro il tempo organizzata dal governo e il fatto che in alcune regioni l’inoculazione sia stata resa obbligatoria per legge. Eppure secondo il sito indipendente Gogov, che sta monitorando la campagna di vaccinazione, appena il 19,7% della popolazione è stato immunizzato. Questo in un Paese dove, oltre allo Sputnik V, ci sono altri due vaccini autoctoni in commercio e altri 20 allo studio. Il dramma è che i russi del ritrovato dell’industria farmaceutica nazionale non si fidano. Ancora a inizio luglio, con la variante Delta che imperversava già da diverse settimane, il 54% dei partecipanti a un sondaggio indipendente avevano dichiarato di «non essere ancora pronto a fare il vaccino».

Parecchi medici hanno sollevato dubbi sul rimedio nazionale, spiegando che è stato sviluppato troppo di fretta e con protocolli di sperimentazione poco chiari. Anche fuori dalla Russia lo Sputnik V non ha raccolto grandi consensi. Nessuno dei Paesi dove è impiegato si è segnalato per risultati significativi nella lotta al coronavirus.

Problema nel problema, Mosca a volte non ha mantenuto fede agli accordi di fornitura. Perché, oltre a essere considerato poco affidabile in patria, il vaccino è difficile da produrre, tanto che, uno dei motivi per cui la campagna vaccinale ha esiti tanto deludenti, oltre allo scetticismo, è che è iniziata anche a rilento proprio per la mancanza di dosi. Una situazione drammatica per quella che in Russia è un’estate oltre modo delicata. Dal 17 al 19 settembre si terranno infatti le elezioni per il rinnovo della Duma, il parlamento. E Russia Unita, il partito di Putin, arriva con i consensi dimezzati rispetto al 2016.

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