mercoledì 30 novembre 2011
In Turchia è il giorno della seconda udienza contro il killer di monsignor Luigi Padovese, Vicario Apostolico dell’Anatolia, ucciso barbaramente il 3 giugno 2010 da Murat Altun, suo autista da 5 anni: un uomo che Padovese aveva aiutato tante volte nei momenti di difficoltà.
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In Turchia è il giorno della seconda udienza contro il killer di monsignor Luigi Padovese, Vicario Apostolico dell’Anatolia, ucciso barbaramente il 3 giugno 2010 da Murat Altun, suo autista da 5 anni: un uomo che Padovese aveva aiutato tante volte nei momenti di difficoltà. La difesa del killer cerca ancora di fare passare la linea dell’infermità mentale, nonostante una perizia di un collegio di medici, secondo i quali al momento dell’omicidio Altun era perfettamente in grado di intendere e volere.Intanto una novità è arrivata sugli scaffali delle librerie turche: un libro che parla di minoranze religiose, e di tutti gli attacchi che hanno subito negli ultimi 20 anni missionari di diverse confessioni. Il suo titolo è “Nefret”, in turco “odio”. L’autore è Ismail Saymaz, giornalista del quotidiano Radikal, uno dei media più progressisti del Paese, che in passato si è occupato di diritti umani e minoranze religiose.Nefret passa in rassegna alcuni momenti chiave della vita delle persone di fede non musulmana in Turchia, da sempre nelle mire della destra turca più estrema, pronta a usare ogni circostanza per attaccare uomini di fede e missionari. Per esempio, durante i quattro anni che seguirono il terribile terremoto del 1999 in cui persero la vita 17mila persone, furono ben 293 le persone arrestate per aver aperto le porte di una chiesa o aver distribuito testi sacri. Saymaz ricorda che in quel periodo molti giornali turchi e politici appartenenti alla parte più eversiva accusarono le minoranze religiose di voler approfittare di una circostanza così dolorosa per portare avanti la loro attività missionaria. «I missionari – spiega a Hurriyet Ismail Saymaz – venivano trattati come una minaccia nazionale. I servizi segreti li consideravano una minaccia. Molti di loro venivano seguiti dalla polizia. In quegli anni la Direzione per gli Affari Religiosi distribuì migliaia di copie del Corano, spesso con il supporto dei politici e dei media. Era stato creato un nemico comune grazie a una comune azione».Negli ultimi 10 anni le minoranze religiose hanno iniziato a godere di una quotidianità più libera ma sono rimaste nel mirino dei gruppi più estremisti, spesso collegati anche a organizzazioni dichiaratamente eversive. È il caso della “Strage di Malatya” del 2007, quando nell’est del Paese furono torturati e sgozzati da 5 giovani fanatici tre presbiteriani, colpevoli di lavorare in una casa editrice autorizzata a stampare la Bibbia e accusai di fare proselitismo. Ma il libro ricorda anche l’assassinio di Don Andrea Santoro, Il parroco della Chiesa di Santa Maria a Trebisonda, ucciso anche lui da un giovane ultranazionalista nel febbraio del 2006, mentre stava pregando all’interno dell’edificio religioso. Delitti di cui si conosce l’esecutore, ma non il mandante morale. «Nel 2007 – spiega ancora Saymaz – altri 18 missionari hanno subito attacchi più o meno gravi. Fra il 2008 e il 2010 le persone attaccate sono state 14 e nei primi sette mesi del 2011 si sono verificati sette attacchi. Alla luce di questi dati è difficile pensare che altri attacchi non si ripresenteranno in futuro».
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