giovedì 23 aprile 2020
Esplode ancora la rabbia notturna nei quartieri-satellite della capitale: dietro potrebbe nascondersi la mano della criminalità Gli imam provano a mediare
Nelle periferie parigine sono ripresi ormai da giorni gli scontri tra la polizia e gruppi di giovani

Nelle periferie parigine sono ripresi ormai da giorni gli scontri tra la polizia e gruppi di giovani - Ansa

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Come da programma, il presidente Emmanuel Macron si è recato ieri nella Francia agricola che cerca di «nutrire il Paese», anche senza i braccianti stranieri per le raccolte di primavera. Ma intanto, sul fronte dell’ordine pubblico ai tempi del coronavirus, preoccupa la situazione di tensione crescente nella banlieue parigina e in altre periferie, dopo 4 notti consecutive segnate da violenze di gruppo. Eclissati dalle 21.340 vittime già provocate oltralpe dalla pandemia, i disordini e gli scontri con la polizia non hanno preso un risalto mediatico immediato. Ma chi monitora questo fronte evidenzia che la «pentola a pressione» potrebbe nuovamente esplodere da un momento all’altro. Come nell’autunno dei roghi del 2005, un principio di “onda” ha attraversato il Paese, con scontri notturni giunti parallelamente in tre dipartimenti dell’hinterland parigino Nord e Ovest (Seine-Saint-Denis, Yvelines e Hauts-de-Seine), ma anche nelle periferie di Strasburgo, Lione e Tolosa: tutti contesti già marchiati a fuoco negli ultimi anni pure dalla piaga del terrorismo jihadista.

Si sono visti nuovi roghi di vetture e cassonetti, sassaiole e lanci di bottiglie incendiarie, offensive con ordigni pirotecnici e congegni artigianali. A Rillieux-la-Pape, cittadina dormitorio della periferia Nord di Lione, un gruppo di una trentina di persone ha affrontato per ore le forze del- l’ordine incendiando una barricata in strada. Fatti che hanno innescato a livello politico le immediate accuse della leader dell’ultradestra Marine Le Pen. Dopo il rogo doloso parziale di una scuola a Gennevilliers (banlieue Nord parigina) e il fermo nello stesso settore di 9 persone, ieri è giunta una prima reazione della portavoce del governo, Sibeth Ndiaye: «Tali azioni non sono in alcun modo accettabili, le condanniamo e mettiamo le forze dell’ordine in tutti i quartieri più sensibili, affinché l’ordine pubblico venga continuamente garantito». Intanto, il prefetto di polizia di Parigi ha vietato la vendita, il porto e la cessione di materiale pirotecnico. Come in passato, si osserva sui social un effetto d’emulazione dopo ogni nuova fiammata locale di tensione, talora innescata pure dalla diffusione d’immagini di abusi veri o presunti della polizia. Ma non pochi esperti ipotizzano o denunciano già pure azioni eteroguidate dagli ambienti criminali dello spaccio di stupefacenti, i cui introiti illeciti sono crollati sotto la cappa di misure restrittive, tanto più nei comuni in cui si è persino instaurato il coprifuoco.

Dopo il prolungamento del confinamento dall’iniziale data limite del 15 aprile fino all’11 maggio, nei quartieri popolari “sensibili” serpeggia in generale un malessere crescente. Nessuno ha compreso veramente quando ripartiranno i cantieri e riapriranno le fabbriche, senza contare la parallela paralisi delle attività del sommerso. In quartieri spesso ad alto tasso di popolazione con radici familiari arabofone e una pratica musulmana diffusa, emerge come segnale positivo il ruolo moderatore svolto da numerosi imam, già pronti spesso a riconoscere la necessità di vivere in modo assolutamente privato gli imminenti giorni del Ramadan.

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