Gli stupri, l'altra arma del 7 ottobre. Studio rivela l'orrore dimenticato

Un nuovo rapporto – il più completo redatto finora sulla violenza sessuale perpetrata da Hamas – è stato pubblicato dal Dinah Project, che denuncia il piano deliberato dei terroristi
July 6, 2025
Gli stupri, l'altra arma del 7 ottobre. Studio rivela l'orrore dimenticato
ANSA | Il dolore di una giovane dopo il pogrom del 7 ottobre 2023
Un nuovo rapporto – il più completo redatto finora sulla violenza sessuale perpetrata da Hamas il 7 ottobre 2023 – è stato pubblicato questa settimana dal Dinah Project: ricerca finanziata dal governo britannico, grazie al contributo scientifico di esperti israeliani in questioni di genere e diritto: una squadra dell’Università di Bar Ilan guidata dalla docente Ruth Halperin Kaddari, con la collaborazione dell'ex procuratrice militare Sharon Zagagi-Pinhas e del ex-giudice Nava Ben-Or.
Lo studio fornisce numerose testimonianze che provano come il gruppo terroristico abbia usato in modo sistematico ed esteso la violenza sessuale come arma durante l’attacco terroristico, identificando sei principali luoghi in cui si sono verificate le aggressioni: il Festival Nova, la strada 232 – lungo il confine con la Striscia – la base militare Nahal Oz e tre kibbutz: Kfar Aza, Re’im e Nir Oz. I ricercatori hanno osservato uno schema ricorrente in tutti questi luoghi, che indicherebbe come le azioni siano state sistematiche e premeditate.
Le testimonianze raccolte provengono da 15 ostaggi liberati dalla prigionia di Hamas a Gaza – inclusi alcuni che hanno subito violenze sessuali durante la detenzione – da testimoni oculari, da alcuni dei soccorritori e da professionisti della salute fisica e mentale.
Come esplicitato dagli autori, la ricerca è stata redatta anche in risposta a una profonda delusione verso la fredda reazione da parte della comunità internazionale, in particolare da organizzazioni come Un Women, che si sono astenute dal condannare le prove già emerse mesi fa, nel corso di indagini giornalistiche internazionali.
I ricercatori hanno sottolineato come lo standard internazionale del «credere alle vittime» non sia stato applicato nel caso di quelle israeliane: «Le donne di tutto il mondo hanno scelto di restare in silenzio, e questo è un fallimento morale profondo» ha dichiarato Halperin-Kaddari. Per questo l’inchiesta mira a fornire un nuovo quadro legale per affrontare casi di atrocità di massa in cui la maggior parte delle vittime non è più in vita.
L’iniziativa prende il nome da Dinah, la figura biblica – unica figlia di Giacobbe – la cui storia di stupro viene raccontata nel Libro della Genesi, ma la cui voce non è mai stata ascoltata. Come Dinah – si spiega nel report – le vittime del massacro del 7 ottobre restano in gran parte senza voce, poiché uccise o perché ancora incapaci di parlare pubblicamente dei loro traumi.
L’obiettivo dell’iniziativa è proprio quello di dare voce a chi non può parlare: «Il fatto che la violenza sessuale sia avvenuta come parte integrante del massacro – ha sottolineato Ben-Or – impone al mondo di vederla come una responsabilità collettiva di Hamas».
Il rapporto, infine, è stato redatto per chiedere al Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres di inviare una missione investigativa indipendente e di includere Hamas nell’elenco dei gruppi terroristi – come l’Isis e i nigeria di Boko Haram – che usano la violenza sessuale come arma. «Quello che è accaduto non è stato un caso - conclude Zaggi-Pinhas - È stata una tattica pianificata, e il mondo non può permettersi di chiudere gli occhi».

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