Nako cercava futuro ma è morto bruciato nella notte di Natale
Un giovane immigrato è rimasto vittima dell'incendio della baracca nella vecchia casa in cui viveva: gli altri sono riusciti a scappare. Lui no

Vigilia di Natale fredda e piovosa. Eppure, per la Messa di mezzanotte la chiesa è gremita. Per i poveri preti, l’omelia da tenere è tra le più difficili. Dio si è fatto uomo perché pazzamente innamorato dell’uomo. «È tutto qui», mi ritrovo a balbettare mentre fisso lo sguardo sulla mangiatoia. Già, è tutto qui. La vera notizia – imbarazzante, sconvolgente, illuminante – è Lui, il pargoletto adagiato sulla paglia. La fede è un miracolo, un rischio, una sfida. Un salto irrazionale nella più assoluta razionalità. Di quel neonato mi riguarda tutto: la vita, la morte, il messaggio, gli insegnamenti, le confidenze, le rivelazioni. Dio nessuno mai ha potuto vederlo, lui stesso si è degnato di dirci chi veramente è. Amore. Lui è solo, sempre e semplicemente Amore. Affondano in questo terreno le radici ontologiche ed esistenziali dei motivi per cui per i cristiani amare non è un’opzione facoltativa ma un dovere al quale non possono abdicare senza correre il rischio di andare fuori strada. Perché solo amando saranno capaci di indagare i misteri più oscuri, solo amando potranno somigliargli, solo amando possono sperare di trasformare questo sperduto angolo dell’universo in un giardino.
Ma, è davvero possibile amare o non ci troviamo di fronte a una di quelle sdolcinate e inutili aporie alle quali più nessuno crede? Voglio dire, rientra nelle nostre umane capacità? Non è mica è facile amare chi ci fa del male, chi ci ha ucciso il padre, ci ha stuprato la figlia o si aggira per il mondo per estirpare gli organi vitali ai ragazzini abbandonati? Diciamoci la verità, in giro c’è tanta cattiveria, tanta arroganza, tanto egoismo, tanta malvagità, tanta violenza, tanta ingordigia da fare indietreggiare anche il più ottimista dei sognatori. È vero, è difficile, ma non impossibile. A una condizione, però: non distogliere mai lo sguardo orante da quel Bambino nel presepe prima e dall’ Uomo sulla croce dopo. I cristiani non amano il mondo per amore del mondo. Non sono semplici filantropi. Sarebbe limitante e pericoloso. Si finirebbe per selezionare gli esseri umani ai quali tendere la mano: una parte sì, l’altra parte, per i più disparati motivi, no.
I cristiani amano gli uomini – tutti gli uomini - per amore di Dio. La forza, l’entusiasmo, la caparbietà, l’intelligenza, la volontà, la perseveranza, l’attingono da Lui. È Lui che moltiplica a dismisura la speranza. È Lui che li sprona non mollare, a non rassegnarsi, a non disperare. Fine della Messa, è tardi, ma i credenti non hanno fretta di andare a dormire. La gioia del Natale ci avvolge. Auguri, felicitazioni, abbracci, baci, mentre le campane suonano a festa e il coro continua a cantare inni natalizi.
Qualcuno, col volto cupo, ci raggiunge: a pochi chilometri dalla nostra parrocchia, in una vecchia casa abitata da fratelli extracomunitari, è scoppiato un terribile incendio. C’è confusione. Nessuno sa dire con certezza quante persone abitassero in quella casa né se ci fossero invitati giunti per la notte di Natale. Infine, la macabra scoperta. Uno di loro non ce l’ha fatta a scappare ed è rimasto prigioniero delle fiamme. Ha perso la vita. Di lui sappiamo solo il nome, la provenienza, l’età. Ci sembra di vederlo mentre parte dal suo Paese con la brama di cambiare vita. Affronta la fame, la sete, il deserto, il mare, gli schiavisti, i prepotenti, la solitudine. Finalmente approda in quella che ai suoi occhi appare la terra promessa. Avrà incontrato tanta gente buona e generosa e tanti altri che, invece, hanno sfruttato la sua condizione. È venuto a morire nella nostra Caivano, terra generosa e negletta. Nelle stesse ore in cui contemplavamo Gesù che rabbrividisce per il freddo, a qualche chilometro dalla parrocchia, un giovane dalla pelle nera diceva tragicamente addio alla vita. Si chiamava Nako. Era ghanese. Aveva 29 anni. Angelo Silesio, mistico tedesco del Seicento: «Se mille volte nascesse Cristo a Betlemme, ma non in te, sei perduto per sempre». Non possiamo ingannarci. Non possiamo correre il rischio di rimanere delusi. La prova che davvero è nato in noi? Se sappiamo farci carico, prenderci cura, sostenere, difendere, servire, amare i fratelli e le sorelle più poveri. E contemplare in loro il vero volto di Dio. Riposa in pace, fratello sconosciuto.
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