mercoledì 7 settembre 2022
Maria De Coppi operava in Africa dal 1963. In salvo due missionari veneti e altre suore. La missione è stata data alle fiamme. Il card. Zuppi: il suo sacrificio sia seme di pace
A destra Maria De Coppi, uccisa in Mozambico

A destra Maria De Coppi, uccisa in Mozambico - Ufficio Missionario Diocesi di Concordia-Pordenone

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“Mi dispiace dover informare che ieri sera, intorno alle ore 21, è stata attaccata la nostra Comunità di Chipene, in Mozambico”. Sono le prime parole di una comunicazione della segreteria generale delle suore missionarie comboniane, firmata da suor Enza Carini, segretaria generale.

Le notizie su quanto accaduto si sono susseguite con qualche incertezza, e purtroppo dopo qualche ora è arrivata la conferma che una suora italiana, Maria De Coppi, 83 anni, è rimasta uccisa nell'attacco.

Suor Maria De Coppi

Suor Maria De Coppi - Ufficio Missionario Diocesi di Concordia-Pordenone

Nella missione vivevano altre quattro religiose: oltre a suor Maria, anche Angeles e Paula,spagnole, Eleonora, italiana e Sandrine del Togo. Due missionari fidei donum, della diocesi di Pordenone, stavano una comunità a poca distanza. Nella notte avevano inviato messaggi drammatici che lasciavano temere il peggio. "Ricordatevi di me nelle preghiere" e "Ho perdonato chi eventualmente mi ucciderà". "Vedrò di proteggervi da là", ha scritto in una chat uno dei due sacerdoti. In mattinata però ci si è potuti mettere in contatto con don Lorenzo Barro, 56 anni, già rettore del seminario di Pordenone, e don Loris Vignandel, 45 anni, originario di Corva e già parroco di Chions (Pordenone), scampati fortunatamente all’attacco. I due sono fuggiti e si sono messi in salvo.

I messaggi inviati da don Loris alla diocesi di Concordia-Pordenone

I messaggi inviati da don Loris alla diocesi di Concordia-Pordenone - Ufficio Missionario Diocesi di Concordia-Pordenone

La suora rimasta uccisa aveva 83 anni, era originaria di Santa Lucia di Piave e lavorava in Mozambico dal 1963. Nata a Vittorio Veneto nel 1939, la professione religiosa nel 1960 a Verona. Aveva sempre operato in Mozambico. L'anzia è stata colpita alla testa da un proiettile mentrecercava di raggiungere il dormitorio dove erano rimaste alcune ragazze.

L'assalto alla missione di Chipene

L'assalto alla missione di Chipene - Ufficio Missionario Diocesi di Concordia-Pordenone


Il Centro Missionario di Concordia-Pordenone ha riferito che "i ribelli hanno assaltato la missione, dando fuoco a tutte le opere parrocchiali": la scuola primaria e secondaria, l'ospedale, i dormitori, la chiesa stessa. La preoccupazione dei religiosi superstiti è ora per la popolazione locale e soprattutto per i cristiani.

L'assalto alla missione di Chipene

L'assalto alla missione di Chipene - Ufficio Missionario Diocesi di Concordia-Pordenone

Drammatica la testimonianza su quanto avvenuto di padre Loris, che in mattinata ha mandato il suo resoconto alla diocesi di Pordenone.

"Stanotte sono passati da queste parti gli "insurgentes". Hanno bruciato la chiesa, i due lar (dormitori, ndr), le case dei padre e delle suore, il centro de saúde, alcuni magazzini. I laristi già erano andati via ieri. Non tutte le lariste ci sono riuscite... All'inizio degli spari, irmã Eleonora ha preso le meninas ed è fuggita con loro nel mato, cioè nella foresta. Anche irmã Angeles è riuscita a scappare (anche se era stata afferrata da dietro) con le aspiranti. Purtroppo, uno dei primi spari ha preso suor Maria al volto: per lei non c'è stato niente da fare, e già la sua salma sta andando verso Carapira per la sepoltura.
Riguardo a me e a don Lorenzo, siamo rimasti zitti zitti in camera tutta la notte. Hanno bruciato tutto, sfondando tutte le porte. Tranne da noi. E la cosa ci insospettisce non poco: come mai e perché proprio le nostre due porte non sono state toccate? Pare evidente che hanno appositamente evitato, perché sapevano: non c'è altra spiegazione.
Stamattina è passata Angeles a farci sapere che già erano andati via. E così siamo usciti dalle nostre camere, increduli e contenti, ma anche tristi e diversamente sollevati: abbiamo ancora qualcosa da vivere".

In una intervista recente, don Lorenzo Barro parlava della missione di Chipene: una parrocchia di 3mila chilometri quadrati, senza strade asfaltate. Una popolazione afflitta da fame, ignoranza, guerra e inondazioni, con una speranza di vita media di 40 anni. La parrocchia ospita sfollati in fuga dagli scontri tra esercito e militari ruandesi da una parte e gruppi armati in lotta contro il governo dall'altra e dispone di scuole, dormitori e altre strutture di recente inaugurazione.

L'assalto alla missione di Chipene

L'assalto alla missione di Chipene - Ufficio Missionario Diocesi di Concordia-Pordenone

Nella missione vivono un'ottantina di ragazzi e ragazze che sono stati messi in salvo. Il vescovo della diocesi di Nacala, Alberto Vieira, è accorso a Chipene.

Suor Maria De Coppi aveva denunciato la guerra, lo sfruttamento e il terrorismo in Mozambico e le sofferenze del popolo, ed era in prima linea per aiutare le famiglie del territorio provate da fame e violenze.

Qui di seguito l'intervista che suor Maria De Coppi aveva rilasciato a una emittente locale raccontando il suo lavoro in Mozambico. "Gli ultimi due anni sono stati molto duri. Al nord del Paese è in corso una guerra per i giacimenti di gas e la gente soffre e scappa: nella mia parrocchia ci sono 400 famiglie che arrivano dalla zona di guerra. Poi è venuto il ciclone. Infine l'anno scorso la siccità si è prolungata per tanto tempo. Oggi a Nampula c'è una estrema povertà. Nonostante la povertà materiale, l'ascolto dell'altro resta un dono grandissimo, è riconoscergli dignità". La popolazione della zona di Nampula "è piuttosto fatalista, aspetta che passino la guerra e le calamità. Dicono: 'La nostra guerra è di non fare guerra'.

Il cordoglio della Cei

Dolore per la morte di suor Maria De Coppi è stata espressa da più parti. In un messaggio, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, ha scritto:

Esprimo profondo cordoglio alle Suore Missionarie Comboniane e alla Diocesi di Vittorio Veneto per la morte di suor Maria De Coppi, rimasta uccisa in un attacco terroristico a Chipene, in Mozambico. Dopo suor Luisa Dell’Orto, Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld, morta il 25 giugno ad Haiti, piangiamo per un’altra sorella che con semplicità, dedizione e nel silenzio ha offerto la vita per amore del Vangelo.

Preghiamo per suor Maria che per sessanta anni ha servito il Mozambico, diventato la sua casa. Il suo sacrificio sia seme di pace e di riconciliazione in una terra che, dopo anni di stabilità, è nuovamente flagellata dalla violenza, causata da gruppi islamisti che da alcuni anni seminano terrore e morte in vaste zone del nord del Paese in una terra che, dopo anni di stabilità, è nuovamente flagellata dalla violenza, causata da gruppi islamisti che da alcuni anni seminano terrore e morte in vaste zone del nord del Paese".

I funerali di suor Maria

“Le consorelle di suor Maria si sono messe in viaggio per raggiungere Chipene e prelevare il suo corpo per seppellirlo in un’altra missione” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Inacio Saure, Arcivescovo di Nampula, della quale la diocesi cui fa riferimento la missione di Chipene, Nacala, è suffraganea.

Instabilità della provincia

La provincia di Nampula assieme a quella di Cabo Delgado è vittima dell’instabilità causata dalla presenza di gruppi terroristici che si richiamano allo Stato Islamico. Mentre a Cabo Delgado si sono concentrati le operazioni dei militari del Rwanda e di altre nazioni giunti a dare manforte ai soldati mozambicani, la provincia di Nampula ha visto negli ultimi mesi una recrudescenza degli attacchi jihadisti. “In realtà- dice Mons. Saure- i gruppi jihadisti continuano ad operare anche a Cabo Delgado, ma nella nostra provincia gli assalti hanno costretto la popolazione a fuggire. Non sappiamo quante persone hanno cercato rifugio nella foresta. È un dramma terribile e ancora difficile da quantificare".

Il Mozambico da sette anni nel caos​

Il Mozambico è rimasto sfregiato da una guerra civile durata dal 1977 al 1992. Grazie anche al contributo della Comunità di Sant’Egidio, la pace ha permesso un crescita economica progressiva. Il partito politico e militare del Fronte per la liberazione del Mozambico (Frelimo), all’epoca appoggiato dall’Urss, ha mantenuto il potere attraverso tre presidenti, Joaquim Chissano, Armando Guebuza e l’attuale Filipe Nyusi. L’opposizione, con a capo il partito della Resistenza nazionale mozambicana (Renamo) appoggiato dall’Occidente, ha più volte cercato di prendere il potere. La crescita economica si è bruscamente interrotta negli ultimi sette anni anni a causa di gravi scandali di corruzione. Il caso del 2016 relativo al settore della pesca ha confermato che ingenti prestiti segreti per un valore di quasi due miliardi di euro sono stati concessi da istituti finanziari esteri a società pubbliche mozambicane, ma gran parte dei soldi è finita nei conti bancari di alcuni funzionari. L’ondata dell’estremismo islamista nel 2017 e i cicloni tra il 2019 e il 2020 hanno ulteriormente danneggiato l’economia. (M.F.K.)

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