sabato 24 febbraio 2024
Il timore di venire abbandonati e le prove dei nuovi crimini di guerra nei territori occupati. Ira era sopravvissuta al primo attacco russo. L'abbiamo ritrovata: "A Putin vorrei chiedere: Perché?"
Bucha come appariva dopo la fuga delle forze di occupazione Russe

Bucha come appariva dopo la fuga delle forze di occupazione Russe - Ansa

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La guerra di Ira sono i sacchi di patate da vendere e i cioccolatini italiani da regalare ai bambini tornati nel quartiere. S’è fatta bionda perché il rosso le ricorda la mattina in cui la trovammo mentre si sbracciava tra le macerie della prima esplosione, il 24 febbraio 2022.

Due anni dopo è ancora lì, nel negozio di alimentari tra le case degli aviatori, a ridosso dell’aeroporto internazionale chiuso da quando lei alle 5 in punto fu svegliata dal missile che portava il messaggio di guerra. S’affacciò dalle finestre rotte e nel bagliore vide i cadaveri dei soldati tra la caserma e la sua bottega, sbaragliati dallo tsunami di incandescente aria compressa scatenato dall’arma iperbarica.

A sinistra Ira, la mattina del primo attacco russo a pochi metri dalla sua casa, il 24 marzo 2022. A destra, Ira oggi nel suo negozio sullo stesso luogo

A sinistra Ira, la mattina del primo attacco russo a pochi metri dalla sua casa, il 24 marzo 2022. A destra, Ira oggi nel suo negozio sullo stesso luogo - Nello Scavo

Si commuove: «Allora siete ancora vivi». Anche lei lo è, ma muore ogni volta che l’allarme suona. E si arrabbia con quel suo meticoloso gesticolare, quando in Europa si parla di «stallo» e di «guerra di posizione». «Ma se lo sono dimenticati che i russi erano qui? Hanno già dimenticato di Bucha?», domanda spingendosi dal bancone delle salsicce e dei formaggi. «Questo è quello che vorrei domandare a chi ci chiede di fermarci per ascoltare Putin. Andate nei cimiteri e chiedete a quelli che portano fiori ai morti, se dobbiamo smettere di resistere».

Mentre la guerra entra nel suo terzo anno, gli aiuti internazionali e le forniture militari hanno subito un rallentamento, con ripercussioni sul campo di battaglia. La controffensiva estiva di Kiev si è arenata e Mosca sta guadagnando terreno. Le notizie che arrivano dal fronte sono quelle di sempre. Scontri che si vincono, battaglie che si perdono, metri che si guadagnano, altri che si cedono. Ma per ogni palmo di pianura che passa di mano, ne muoiono a decine.
Dai territori ancora occupati giungono le voci dall’oltremuro. C’è chi scappa approfittando dei bombardamenti, quando i soldati hanno altro da fare, che inseguire i civili che se la svignano sul lato ucraino. Solo ieri i confronti ravvicinati sono stati 60.

Nel cimitero di Bucha le sepolture non si sono mai fermate

Nel cimitero di Bucha le sepolture non si sono mai fermate - Nello Scavo

Il camposanto di Bucha è ancora il posto per conoscere senza domandare cosa vuol dire l’occupazione russa. Due ragazzi scavano una fossa nel nuovo lotto per i militari caduti. Sono i “Teroborona, come gli ucraini chiamano i volontari della difesa civile. Da Bucha ne sono partiti a centinaia per il fronte. Chi per vendicarsi”, chi per scongiurare altre carneficine sui civili. «In Italia c’è ancora qualcuno che crede che i nostri morti erano una messa in scena?», domanda Pavel che non ha dimenticato quando su alcuni nostri media venne messa in dubbio la mattanza per mano russa nel villaggio a venti minuti dalla capitale.

Sul lungo viale di tombe di marmo scuro, ogni sabato mattina c’è il viavai di vedove, di madri senza più figli, di vecchi che vengono a seppellire i giovani. C’è chi porta fiori e candele, e chi depone peluche e biscottini ai piedi delle foto con i bambini trucidati dai russi in fuga durante la nevicata di marzo 2023.
E non serve chiedere altro per sapere come siano andate le cose per ciascuno di questi defunti. L’ufficio per i diritti umani dell’Osce, l’agenzia che per un decennio aveva monitorato il conflitto nel Donbass ,continua a ricevere «segnalazioni credibili di trasferimenti forzati e deportazioni di bambini ucraini, sia all’interno delle zone occupate dell’Ucraina che da lì verso la Federazione russa e la Bielorussia». Denis Krivosheev, vicedirettore per l’Europa orientale e l’Asia centrale di Amnesty International ha rivolto un appello: «Mentre la guerra è ancora in corso, è necessario conservare per quanto possibile le prove di ogni singola atrocità. I responsabili dei crimini di diritto internazionale devono essere chiamati a risponderne, indipendentemente da quanto tempo ci vorrà. Questi crimini non cadono in prescrizione». Per essere chiari: «Non può esserci giustizia per la popolazione ucraina senza il completo accertamento delle responsabilità di tutti i crimini commessi dalla Russia a partire dal suo intervento militare nel 2014».

La tomba di tre bambini uccisi intenzionalmente nel marzo 2022. La gente di Bucha porta ancora giocattoli e biscotti

La tomba di tre bambini uccisi intenzionalmente nel marzo 2022. La gente di Bucha porta ancora giocattoli e biscotti - Nello Scavo


Alcuni Paesi indagano in autonomia, mettendo poi a disposizione della Corte penale internazionale i risultati delle proprie indagini. Da Berlino il Ministero federale della Giustizia, ha confermato di avere raccolto più di 500 prove di crimini di guerra in Ucraina e interrogato più di 160 testimoni. In precedenza la Germania aveva annunciato di aver identificato i russi sospettati di aver preso di mira i civili nel villaggio di Hostomel, tra cui un cittadino tedesco, durante la prima indagine. Il 19 dicembre, l’Ufficio del Procuratore della Corte penale internazionale ha confermato di aver ricevuto un appello dall’ex colonnello dei servizi segreti russi Igor Salikov, che si è rifugiato nei Paesi Bassi e ha dichiarato di essere pronto a testimoniare sui crimini di guerra russi. L’ex agente segreto si è recato nei Paesi Bassi chiedendo di poter testimoniare davanti alla Corte penale internazionale che investiga sui crimini delle forze di occupazione. Forse potrebbe spiegare anche cosa producesse davvero l’impianto metallurgico di Lipetsk, travolto da una serie di esplosioni. Una fonte anonima ucraina ha affermato che «l’impianto opera nel settore militare-industriale con un gran numero di ordini. Le materie prime sono utilizzate per la produzione di missili, artiglieria, droni: è un obiettivo legittimo per l’Ucraina». Poco dopo da Kiev è arrivata la rivendicazione del sabotaggio.
«Adesso aspettiamoci che Putin risponda», preconizza Ira, che per via della quotidiana frequentazione con i militari e le loro famiglie ha imparato come si sfoglia lo spartito di questa guerra. «Io con Putin ci parlerei - dice mentre alza lo sguardo, abbassa la voce e rallenta la corsa delle parole -. Ci parlerei solo per chiedergli una cosa: Perché?».




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