venerdì 16 maggio 2025
Il presidente ottimista per un accordo sul nucleare con l'Iran. Sulla Striscia: orgoglioso se gli Usa la prendessero per renderla una terra di libertà. Oltre 100 morti nei raid aerei israeliani
Blindati israeliani nela Striscia di Gaza

Blindati israeliani nela Striscia di Gaza - Reuters

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Un buon affare per entrambi. Negoziati «molto seri» sono in corso fra Stati Uniti e Iran per la rimozione delle sanzioni americane in cambio della rinuncia di Teheran a sviluppare l’arma nucleare. La serietà della contrattazione è suffragata dal calo del prezzo del petrolio, sceso ieri di due dollari. Non c’è ancora l’accordo, ma la strada parrebbe tracciata. «Siamo in trattative molto serie con l’Iran per una pace duratura» ha detto il presidente americano Donald Trump ai giornalisti che l’hanno seguito nel tour in Medio Oriente. Dopo Arabia Saudita e Qatar, è atterrato ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi. Due tappe, queste ultime, in casa di chi guarda con molta simpatia all’altra sponda del Golfo – che Trump ha appena rinominato “Arabo” ma che il resto dell’Occidente chiama “Persico” –, precedute dai due giorni alla corte del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman che contro gli iraniani ha fatto la guerra per procura in Yemen.
Stando a fonti del sito americano Axios, nel quarto round dei colloqui indiretti in Oman, domenica scorsa, l’inviato della Casa Bianca Steve Wikfoff avrebbe consegnato una proposta scritta al ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. La bozza sarebbe all’esame della Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e del presidente Masoud Pezeshkian. Uno dei più stretti consiglieri di Khamenei, Ali Shamkani, ha detto alla Nbc che Teheran sarebbe pronta a disfarsi delle scorte di uranio più arricchite, quelle compatibili con l'impiego militare, in cambio della revoca immediata delle sanzioni. «Se gli americani metteranno in pratica ciò che dicono – ha osservato – potremo migliorare le nostre relazioni nel breve periodo». Anche se i dettagli della proposta non sono noti, l’Iran si impegnerebbe, sotto supervisione internazionale, ad arricchire l’uranio limitatamente a quanto necessario per uso civile.
L'emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani, ha detto alla Cnn di aver avuto una «discussione molto buona e molto positiva» con Trump sulla trattativa con l’Iran. Si tratta finora dell’apertura più esplicita di Teheran alle proposte negoziali americane. Era stato Barack Obama nel 2015 a firmare un accordo con l’Iran sul nucleare. Nel suo primo mandato, Trump si era ritirato dall’intesa nel 2018. E aveva inserito il Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica (i pasdaran) tra le organizzazioni terroriste. Il loro comandante, Hossein Salami, ha ricordato a Trump che la nazione iraniana lo considera «l’assassino» di Qassem Soleimani, il capo delle Forze al-Qods dei pasdaran colpito a morte a Baghdad nel 2020 da un raid americano.
Dal Golfo, Trump ha parlato anche di Gaza. «Sarei orgoglioso se gli Stati Uniti l’avessero – ha azzardato –, la prendessero e la trasformassero in una zona di libertà». Un alto funzionario di Hamas, Basem Naim, ha replicato che «Gaza non è in vendita» e che «l’ingresso degli aiuti umanitari» è la «condizione minima» per negoziare un cessate il fuoco.
Sulla Striscia proseguono gli attacchi israeliani. Nella giornata di ieri, in cui i palestinesi ricordavano i 77 anni dalla Naqba (l’uscita forzata dai territori occupati da Israele nella guerra del 1948), sarebbero stati almeno 115 i morti secondo quanto riferito da fonti sanitarie controllate da Hamas. La maggior parte delle vittime sarebbe a Khan Yunis, dove l’ospedale Nasser ha segnalato un massiccio afflusso di cadaveri e feriti, tra cui numerosi bambini. Sempre a Khan Yunis, dopo l’attacco di tre giorni fa resta chiuso l’ospedale Europeo, che è l’unico centro oncologico dell’enclave. Mentre le organizzazioni umanitarie denunciano che le scorte di cibo e medicinali stanno per esaurirsi, e la difficoltà dell’accesso all’acqua potabile è motivo di allarme sanitario, da Washington è arrivato l’annuncio che la neocostituita Ong Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), frutto di un’intesa con Tel Aviv, comincerà a portare aiuti umanitari entro due settimane. Le Nazioni Unite non saranno coinvolte, ha puntualizzato un portavoce.

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