venerdì 22 marzo 2024
In 10 anni aumentata la libertà di viaggiare. Ma cresce la forbice con le nazioni isolate: l'Afghanistan all'ultimo posto
Passaporto «made in Italy» il più gradito: senza visto in ben 194 nazioni
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Un francese, un tedesco e un italiano si mettono in viaggio. Passaporto alla mano, possono fare ingresso in ben 194 Paesi senza preoccuparsi di dovere prima chiedere un visto. Non è l’inizio di una storiella comica, e di sicuro non provoca ilarità dei cittadini di nazionalità afghana o siriana o degli altri con titoli di viaggio di gran lunga meno performanti di quelli europei. A compilare una classifica di tutti i passaporti del mondo in base al numero di destinazioni raggiungibili senza visto d’ingresso è, da diciannove anni, l’Henley Passport Index, curato dalla società di consulenza Henley & Partners di Londra. È compilato sulla base di dati forniti e aggiornati dall’International Air Transport Association (IATA), l’associazione di categoria delle compagnie aeree che rappresenta l’83% del traffico aereo totale. All’inizio del 2024 l’ideatore dell’indice e presidente di Henley & Partners Christian H. Kaelin ha spiegato come la tendenza generale nella storia della classifica sia stata, in questi due decenni, verso una maggiore libertà di viaggio. E infatti «il numero medio di destinazioni a cui i viaggiatori possono accedere senza visto è quasi raddoppiato, passando dalle 58 nel 2006 alle 111 nel 2024» ha riferito Kaelin.

A preoccupare, però, è il fatto che il divario della mobilità globale tra i Paesi nella parte superiore dell’indice e quelli che restano in coda è oggi più ampio che mai. «I Paesi in cima alla classifica ora possono viaggiare senza visto verso l’incredibile numero di 166 destinazioni in più rispetto (a quelle permesse) all’Afghanistan che si trova sul fondo, e che ha accesso visa-free a sole 28 nazioni». Sul gradino più alto dell’indice, insieme a Giappone e Singapore, ci sono quattro Stati membri dell’Ue: Francia, Germania, Spagna e anche l’Italia (quest’ultima un anno fa si trovava in quarta posizione). La maggior parte delle altre nazioni europee seguono di misura, con Finlandia, Paesi Bassi e Svezia al secondo posto (e 193 destinazioni visa-free), e Austria, Danimarca, Irlanda e Lussemburgo al terzo. Tra coloro che hanno scalato più efficacemente la classifica, oltre alla Cina, compare l’Ucraina, che si attesta al trentunesimo posto e che nel 2006 era invece al sessantaquattresimo.
Nella lista di chi, invece, ha perduto più posizioni c’è la Federazione Russa, che dieci anni fa era trentottesima e ora è cinquantaduesima. Ci si rende conto del divario di opportunità e di quanto sia ridotta la potenziale mobilità di una parte del pianeta quando si scorre il fondo della classifica. Osservando i Paesi nelle ultime posizioni si ha l’impressione di consultare tutt’altra lista, quella delle nazionalità di chi oltrepassa irregolarmente le frontiere e chiede protezione e asilo nel vecchio continente e altrove. E infatti a chiudere l’indice Henley Passport del 2024, sopra il già citato Afghanistan, ci sono nell’ordine Siria, Iraq, Pakistan, Yemen, Somalia, poi poco più su, Bangladesh ed Eritrea, Sudan, Nigeria e Iran. Ai cittadini di questi Paesi, per poter varcare la maggior parte delle frontiere del pianeta, serve un visto. Ottenerlo, quasi sempre, resta un miraggio.


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