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I sacchi con i resti rimossi dalla fosse comune con 19 cadaveri ritrovata la scorsa settimana - Reuters
Le autorità libiche hanno condotto tre arresti, di un libico e due stranieri, e denunciato la scoperta di una fossa comune con 28 cadaveri nei dintorni di Kufra. Sarebbero tutti migranti africani. Sempre nel sud-est libico, la scorsa settimana era venuta alla luce un’altra sepoltura contenente 19 cadaveri. La Bbc, nel riportare la notizia, cita le immagini pubblicate online dalle autorità libiche che mostrano polizia e volontari intenti a dissotterrare cadaveri dalla sabbia del deserto.
Il ritrovamento della fossa comune è avvenuto a seguito dello smantellamento di una cellula di trafficanti di esseri umani. La procura generale libica afferma che sono stati liberati 76 migranti che erano stati imprigionati e torturati. Sarebbero state raccolte le loro testimonianze. Non è la prima volta che dal Sahara libico arrivano notizie di fosse comuni. L’anno scorso una fossa con i corpi di almeno 65 migranti era stata scoperta nel deserto sud-occidentale, dove arriva la rotta proveniente dal Niger.
La strada camionabile che conduce a Bengasi, sulla costa del Mediterraneo, attraversa il Sahara libico per 1.100 chilometri. Per arrivare a Tripoli i chilometri salgono a 1.700. Antiche piste carovaniere portano a sud-est, in direzione dell’Egitto e, soprattutto, del Sudan. L’oasi di Kufra è, geograficamente e storicamente, uno snodo obbligato della tratta di esseri umani e, al contempo, del cammino della speranza che partendo da Paesi dell’Africa orientale quali Eritrea e Sudan insegue il miraggio del Mediterraneo. Già nel 2007 delegazioni del Parlamento europeo avevano definito Kufra «una zona franca, una sorta di primo centro di permanenza temporanea illegale». Luogo di smistamento e presa in carico dei migranti da parte di organizzazioni criminali che vendono a caro prezzo il passaggio al nord (ammassati su camion che viaggiano di notte) da dove poi tentare la traversata verso le coste dell’Europa. Per molti però è Kufra il punto d’arrivo o di ritorno. Il capolinea di un'odissea di stenti, stupri, malattie. Torture.