
Bimbi cinesi a Sanhe, nella provincia di Hebei - ANSA
Scomparsi. Volatilizzati. Introvabili. È un paradosso stridente: nel momento in cui la Cina è impegnata a rilanciare la sempre più anemica curva demografica del Paese – nel 2024 la popolazione si è “ristretta” per il terzo anno consecutivo, calando di 1,39 milioni e attestandosi a quota 1,408 miliardi di persone – nel gigante asiatico è sempre più difficile per una famiglia trovare un posto in un asilo nido pubblico. Una corsa ostacoli che impegna le giovani coppie in un lunghe ed estenuanti (e spesso infruttuose) ricerche, come provano le testimonianze raccolte dal Shanghai Daily. Cheng Qianqian, vive a nella megalopoli cinese e ha due figli, il più piccolo di due anni. Ha cercato un posto in una struttura pubblica. Invano. Ha quindi gettato la spugna, virando su una struttura provata. «Tutti i posti disponibili erano stati prenotati almeno sei mesi prima. Non è stato semplicemente possibile trovare un asilo nido pubblico a metà trimestre». «Si è estremamente fortunati se si riesce a trovare un posto in strutture di assistenza all’infanzia finanziate con fondi pubblici», ha raccontato, a sua volta, Cindy Zhang che ha mandato il suo bambino in un asilo nido pubblico nel distretto di Putuo a Shanghai tre anni fa.
Cheng non è la sola. Secondo i dati forniti dalla Commissione sanitaria nazionale, un terzo delle famiglie con bambini di due o tre anni confidava di trovare un asilo nido, ma solo il 7 percento è riuscito nell’impresa. Una percentuale decisamente più bassa rispetto a molti altri Paesi: secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel 2018, il tasso di accesso a strutture per l’infanzia è di circa il 33 percento nei suoi 38 membri in tutto il mondo. A rendere più acuto il problema è il ridimensionamento degli asili esistenti. Un restringimento attestato dai numeri. Nel 2022, si è registrata una diminuzione dell’1,9%: le strutture attive erano 289.200. Stessa dinamica l’anno successivo, quando il loro numero è sceso a 274.400 (con 40,93 milioni di bambini iscritti). Ma non basta. In Cina circa il 90 percento degli asili nido sono privati. E, decisamente, più costosi.
La progressiva scomparsa dei nidi è, ovviamente, intrecciata alla “caduta” delle nascite. «Dal 2020, il numero di bambini iscritti agli asili nido è diminuito e continuerà a diminuire rapidamente in futuro, in linea con il calo del tasso di natalità», ha spiegato, al China Daily, Xiong Bingqi, direttore del 21st Century Education Research Institute. Secondo il National Bureau of Statistics of China, le nascite in Cina, a partire dal 2021 fino allo scorso anno, sono state rispettivamente 10,62 milioni, 9,56 milioni e 9,02 milioni, 9,54 milioni. La denatalità ha poi spinto molte strutture a cambiare radicalmente “utenza”: dai bambini agli anziani. Non è un caso: il 15,4% dei cittadini cinesi ha 65 anni o più. Quello della “depressione” demografica non è certo un problema ignorato dalle autorità cinesi. Pechino ha smantellato la (terribile) architettura istituzionale del “figlio unico”: nel 2016 è stata introdotta la possibilità per le famiglie cinesi di avere due figli, seguita da incentivi finanziari e misure di sostegno alle famiglie nel 2018. Nel 2021 un ulteriore salto: la “politica dei tre figli”, accompagnata da un ampliamento del congedo di maternità, da servizi di assistenza all’infanzia e sussidi per l’alloggio. Un mix che, però, fino ad ora non ha sortito gli effetti sperati. Pechino potrebbe ripartire dagli asili nido.