mercoledì 7 luglio 2021
Jovenel Moïse massacrato nella notte, la moglie in ospedale. Chiuso l'aeroporto internazionale di Port-au-Prince, dichiarato lo stato di assedio. E la Repubblica Dominicana blinda il confine
Il presidente di Haiti e la moglie nel 2017

Il presidente di Haiti e la moglie nel 2017 - Archivio Ansa

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Il presidente di Haiti, Jovenel Moïse, è stato assassinato in casa sua la notte scorsa. Lo ha reso noto il primo ministro uscente, Claude Joseph, precisando che il commando che ha fatto irruzione nella sua residenza era composto da elementi stranieri. La first lady, Martine Moïse, che era rimasta gravemente ferita, è stata data per morta da media locali, ma la notizia poi è stata smentita. La donna, che è in condizioni stabili anche se critiche, sarà trasferita a Miami per ricevere cure appropriate.

Joseph ha detto che gli assalitori parlavano spagnolo e inglese, erano altamente addestrati e pesantemente armati e ha condannato "l'atto odioso, disumano e barbaro" e ha chiesto alla popolazione di restare calma e ha assicurato che polizia e forze dell'ordine terranno la situazione sotto controllo. Durante un Consiglio dei ministri straordinario ha decretato lo stato d'assedio su tutto il territorio nazionale.

In base alla legge haitiana, lo stato d'assedio, per un periodo di iniziale di 15 giorni, dà alle Forze armate il ruolo di massimi garanti della sicurezza nel Paese e prevede la creazione di tribunali militari, oltre a prevedere una stretta sui mezzi di comunicazione.

L'assassinio si verifica nel corso di un aggravamento della destabilizzazione politica ed economica e di un aumento delle violenze delle gang.

Il presidente di Haiti, Jovenel Moise, è stato assassinato

Il presidente di Haiti, Jovenel Moise, è stato assassinato - Reuters

L'aeroporto internazionale di Port-au-Prince è stato chiuso al traffico e gli aerei in avvicinamento sono stati costretti a tornare indietro o a modificare la loro rotta. È quanto è toccato a un aereo di American Airlines, proveniente da Fort Lauderdale, che è tornato al suo punto di partenza. La compagnia haitiana Sunrise Airlines ha annunciato che tutti i suoi voli "sono cancellati fino a nuovo avviso".

Il presidente della Repubblica Dominicana, Luis Abinader, ha ordinato l'immediata chiusura del confine con Haiti (i due Stati dividono l'isola di Hispaniola nel Mar dei Caraibi) e ha convocato con urgenza i suoi principali comandi militari. Abinader ha deciso di rafforzare la sorveglianza militare e le azioni di sicurezza al confine.

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"Non ce lo aspettavamo, anche se è vero che la tensione era tanta, riguardo al presidente, ma mai avremmo pensato di arrivare a questo punto". Cosi ha parlato a Vatican news il vescovo di Fort-Liberté, monsignor Alfonse Quesnel, dopo l'assassinio del presidente haitiano Moise e della moglie.

"Siamo in una situazione caotica, il presidente aveva appena nominato un nuovo primo ministro, che ora non riuscirà nemmeno a entrare in funzione. Sentivamo salire anche la tensione dei gruppi armati, che creano un panico, e seria preoccupazione in seno alla Conferenza episcopale". "Al momento", ha detto ancora monsignor Quesnel, "la situazione è relativamente calma, ma non sappiamo quali saranno le reazioni della gente. Non possiamo dire che la situazione sia sotto controllo".

Immediate le reazioni internazionali di condanna per l'assassinio e di solidarietà con Haiti. È stata convocata, per domani, una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu richiesta da Usa e Messico, membro non permanente del consiglio di sicurezza, che si terrà a porte chiuse.

"Siamo scioccati e rattristati nel sentire dell'orribile assassinio del presidente di Haiti Jovenel Moise e dell'attacco alla first lady Martine. Condanniamo questo atto odioso": cosi' il presidente americano Joe Biden ha commentato l'uccisione di Moise e della moglie, esprimendo le condoglianze al popolo dell'isola caraibica e offrendo assistenza mentre gli Usa "continuano a lavorare per una Haiti sicura".

"Sono scioccato e rattristato per la morte del presidente Moïse. Le nostre condoglianze vanno alla sua famiglia e al popolo di Haiti. Questo è un atto ripugnante e chiedo calma in questo momento" ha twittato il premier britannico Boris Johnson.

Da tre anni il governo di Haiti, lo Stato più povero dell'Occidente, è Immerso in una crisi politica e sociale di cui non si vede la fine. Alle violenze dilaganti, scaturite anche dalla proteste di piazza contro il governo, si somma l'emergenza Covid: il governo aveva “dimenticato” di aderire al programma pilota che avrebbe consentito di velocizzare gli invii del vaccino previsti per i Paesi poveri. Il ministero della Salute si è giustificato sostenendo di voler agire con cautela per fugare ogni dubbio su AstraZeneca. Nel frattempo, il Center for human rights research and analysis, si legge nell’ultimo rapporto del dipartimento di Stato Usa, lo ha accusato di aver speso 34 milioni di dollari per il contrasto al virus «in assoluta opacità». Ma la sfida più grande è quella di convincere gli abitanti a recarsi nei centri vaccinali, perché ogni spostamento aumenta il rischio dei sequestri: se ne registra almeno uno al giorno, e quelli "lampo" sono molti di più.

«La violenza indiscriminata sui civili e il terrore di diventarne vittima è la principale pandemia haitiana. I bersagli non sono più i ricchi ma chiunque: spesso si accontentano di pochi dollari di riscatto», afferma Alberto Zerboni, coordinatore delle operazioni ad Haiti di Medici senza frontiere (Msf). Principali responsabili sono le 76 gang attive nel Paese. Mafie dei poveri, ma ben armate, da qui il sospetto di legami oscuri con la politica. Nate e cresciute nelle sterminate baraccopoli – dove si ammassano i tre quarti della popolazione che sopravvivono con meno di due dollari al giorno –, sono in perenne conflitto per il controllo del racket delle estorsioni. E, ora, anche dei sequestri. Effetto collaterale dello stallo politico.

Il palazzo presidenziale nella capitale Port-au-Prince

Il palazzo presidenziale nella capitale Port-au-Prince - Ansa

La vittoria elettorale di Moïse nel 2016 era stata, fin dall'inizio, contestata dall’opposizione. Un mega scandalo di mazzette per oltre due miliardi di dollari – in cui sono rimasti coinvolti gli ultimi quattro presidenti, incluso l’attuale – ha alimentato la protesta. Il vero lockdown – che qui si chiama peyi lock –, Haiti l’ha vissuto nel 2019 quando le violente dimostrazioni contro il governo hanno fermato il Paese. Le elezioni legislative sono saltate e, per oltre un anno, il presidente Moïse ha amministrato per decreto. L’opposizione lo accusava di voler instaurare un regime autoritario, con il referendum del 27 giugno per cambiare la Costituzione, e ne chiedeva le dimissioni. Ma il presidente godeva del sostegno degli Stati Uniti.

Intanto il Paese «sprofonda nel caos», ha detto a Pasqua la Conferenza episcopale haitiana. Il premier ad interim,

Haiti è il Paesel più povero delle Americhe, con una storia di dittatura e sconvolgimenti politici che hanno ostacolato la democrazia. Il Paese era da tempo sull'orlo di nuova instabilità, in vista delle elezioni in programma quest'anno. Il 53enne Moise governava per decreto da oltre un anno, dopo che le precedenti elezioni erano sfociate in un vuoto politico e l'opposizione chiedeva le sue dimissioni, accusandolo di autoritarismo. Moise è stato ucciso il giorno dopo aver nominato il neurochirurgo Ariel Henry come nuovo premier, dopo che Joseph aveva assunto l'incarico ad interim ad aprile a seguito delle dimissioni di Joseph Jouthe ed ha ora assunto il potere. È considerato un delfino di Moise e non è chiaro, per ora, come reagirà l'opposizione. Sembrano tuttavia scarse le altre opzioni, anche perché il capo della Corte suprema, chiamato a mantenere la stabilità nei momenti di crisi, è di recente morto di Covid-19. Per gli esperti, lo scenario più ottimistico vede premier e partiti d'opposizione accordarsi per nuove elezioni.

La polizia di Haiti da tempo affronta un aumento di violenza a Port-au-Prince, in conseguenza della quale più di 14.700 persone sono sfollate. La situazione economica, politica e sociale si è aggravata con caro-prezzi, scarsità di cibo e redditi bassi (il 60% degli abitanti guadagna meno di 2 dollari al giorno). Questo mentre il Paese ancora deve riprendersi dal devastante terremoto del 2010 e dall'uragano Matthew del 2016. Nei mesi recenti l'opposizione al presidente, accusato di autoritarismo, di corruzione e di aver alimentato l'instabilità, ha portato massicce proteste nelle strade. Sono sfociate in violenza e nel rifiuto alla proposta di un referendum costituzionale che avrebbe rafforzato la presidenza. Le richieste a Moise di dimettersi erano forti, mentre l'opposizione denunciava che il suo mandato fosse scaduto nel febbraio 2021. Lui e i suoi sostenitori ritenevano invece che fosse iniziato all'inizio del 2017, dopo caotiche elezioni che avevano costretto alla nomina di una presidenza provvisoria per ovviare al vuoto di potere.


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