venerdì 6 maggio 2022
La popolazione è scesa dal picco di 128 milioni nel 2008 ai 125,6 milioni del 2021. E' il41esimo anno consecutivo di calo demografico
Un incrocio trafficato di Tokyo

Un incrocio trafficato di Tokyo - Ansa

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La Festa dei bambini (più per i maschi, in verità), evento annuale che in Giappone chiude la collana di ricorrenze nazionali che si congiungono a formare la Golden Week, la «settimana d’oro» vacanziera che quest’anno è stata anche occasione di rilancio del turismo interno dopo un biennio difficile per il settore, è stata anche occasione per riflettere nuovamente sulla crisi demografica che il Giappone affronta da lungo tempo e che ha portato la popolazione a scendere dal picco di 128 milioni nel 2008 ai 125,6 milioni del 2021.

Drammatico ora e in prospettiva ancora di più, il calo dei bambini sotto i 14 anni di età, al 41esimo anno consecutivo di contrazione e al livello più basso dal 1950, quando iniziarono a essere diffuse questo genere di statistiche: 14,65 milioni (erano 25,6 milioni mezzo secolo fa), con un crollo di 250mila unità dallo scorso anno e uno sbilanciamento verso la componente maschile. Il dato numerico complessivo vale percentualmente l’11,7% della popolazione giapponese contro il 12,45% del 2020.

Record negativo anche rispetto ai Paesi con cui il riferimento è più immediato, Corea del Sud (11,9%) e Italia (12,9%). Ancora una volta un dato che evidenzia l’impossibilità per le autorità di invertire le tendenze demografiche che hanno portato da nove e sette le nuove nascite per mille abitanti dal 2008 al 2020. L’ingresso nell’età adulta, abbassato per legge da 20 a 18 anni dalle elezioni del 2016, ha dimostrato di non essere funzionale al rilancio della volontà di prole dei giapponesi che proprio nelle responsabilità genitoriali e nei costi individuano limiti invalicabili, ancor più per i disincentivi che il mercato del lavoro continua a imporre sulle donne che vogliano avvicinarsi alla maternità.

Maggiore indipendenza e capacità di spesa autonoma sono viste sempre più come subordinate rispetto a una voglia di stabilità che sta attecchendo in fasce d’età sempre più basse come reazione alle incertezze, alle costrizioni e alle incongruenze del sistema-Giappone. Di conseguenza, la possibilità che al voto acceda un numero superiore di giovani e alimentare così un dibattito più esteso e fruttuoso sulle problematiche demografiche potrebbe non coincidere con le intenzioni dei legislatori.

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