mercoledì 28 aprile 2021
I brigatisti arrestati in Francia sono in attesa di essere presentati al giudice per la comunicazione della richiesta di estradizione da parte dell'Italia: tra loro Pietrostefani, Cappelli e Petrella
Da sinistra (dal basso) in senso orario: Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Giorgio Pietrostefani (al centro),  Giovanni Alimonti, Narciso Manenti, Sergio Tornaghi

Da sinistra (dal basso) in senso orario: Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Giorgio Pietrostefani (al centro), Giovanni Alimonti, Narciso Manenti, Sergio Tornaghi

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Sette ex terroristi rossi, di cui alcuni appartenenti alle Brigate rosse, sono stati arrestati a Parigi, in Francia, nel corso di una operazione che vede impegnate la Direzione centrale dell'Antiterrorismo italiano e dell'Antiterrorismo francese. Altri tre ex terroristi sono tuttora ricercati: si sarebbero dati alla fuga Luigi Bergamin, Maurizio Di Marzio e Raffaele Ventura.

CHI SONO GLI EX TERRORISTI ROSSI ARRESTATI IN FRANCIA

Gli ex terroristi italiani arrestati questa mattina in Francia, nell'ambito dell'operazione "Ombre rosse", nome dato dalle autorità francesi e italiane al dossier sugli ex terroristi italiani, sono Giovanni Alimonti, ex Br, che deve scontare una pena di 11 anni, 6 mesi e 9 giorni; Enzo Calvitti, ex Brigate Rosse, condannato a 18 anni, 7 mesi e 25 giorni; Roberta Cappelli, ex Brigate Rosse, condannata all'ergastolo; Marina Petrella, ex Br, condannata all'ergastolo; Giorgio Pietrostefani, di Lotta Continua, che deve scontare 14 anni, 2 mesi e 11 giorni; Sergio Tornaghi, ex Brigate Rosse, condannato all'ergastolo; Narciso Manenti, ex Nuclei Armati Contropotere Territoriale, condannato all'ergastolo.

CHI SONO I TRE ANCORA RICERCATI

Luigi Bergamin è tra gli ideologi dei Pac, il gruppo armato di Cesare Battisti. Ed è stato condannato per due omicidi tra cui quello del macellaio Lino Sabbadin. Per lui dovrebbe essere già scattata la prescrizione.

È un ex brigatista Maurizo Di Marzio: partecipò al tentativo di sequestro del poliziotto Nicola Simone e per lui la prescrizione dovrebbe arrivare il 10 maggio.

Raffaele Ventura è stato condannato insieme ad altri 8 per l'omicidio del vice brigadiere Antonino Custra il 14 maggio del 1977 a Milano, durante una manifestazione indetta dalla sinistra extraparlamentare.

Meno di 20 sono gli ex terroristi protagonisti degli anni di piombo inseguiti dalla giustizia italiana e ancora latitanti all'estero. Tra loro, secondo quanto si apprende da qualificate fonti investigative, 14 hanno fatto parte di formazioni di sinistra - Brigate Rosse, Prima Linea, Unione comunisti combattenti - e 3 di estrema destra. Tra loro anche due dei brigatisti che erano in via Fani la mattina del 16 marzo del 1978 quando fu sequestrato il presidente della Dc Aldo Moro: Alessio Casimirri e Alvaro Lojacono, entrambi condannati all'ergastolo. Il primo vive ancora in Nicaragua, il secondo in Svizzera.

Il blitz è il frutto della collaborazione tra le due polizie, il Servizio di cooperazione internazionale di polizia (Scip) della Criminalpol e l'Esperto per la sicurezza della polizia italiana in Francia. I brigatisti arrestati in Francia questa mattina sono in attesa di essere presentati al giudice per la comunicazione della richiesta di estradizione da parte dell'Italia.

Va ricordato che la negazione dell'estradizione - in passato - per l'ex terrorista Marina Petrella da parte della Francia all'Italia, fu legata "al suo stato di salute, che ora sarà di nuovo preso in esame dalla Corte d'Appello quando sarà esaminata la sua richiesta di estradizione". Anche per Giorgio Pietrostefani, che ha più di 80 anni ed ha subito un trapianto di fegato, l'Eliseo fa sapere di avere "fiducia nella giustizia".

LA DECISIONE DI MACRON

La decisione di procedere all'operazione che ha portato all'arresto di 7 ex brigatisti italiani (altri 3 sono ricercati) è stata presa direttamente dal presidente francese Emmanuel Macron, secondo quanto riferito dall'Eliseo. Macron ha deciso di "trasmettere" alla procura francese i 10 nomi sulla base di domande italiane che riguardavano in origine 200 persone, ora ridotte a una ventina.

LA DOTTRINA MITTERAND

Molti ricercati (fra loro anche Cesare Battisti, poi estradato dal Brasile) si erano stabiliti in Francia da anni, usando come scudo verso la giustizia italiana il divieto di estradizione opposto in virtù della cosiddetta "dottrina Mitterand". Nel 1985 l'allora presidente francese aveva dichiarato che "i rifugiati italiani che hanno preso parte in azioni terroristiche prima del 1981" e "hanno rotto i legami con la macchina infernale a cui hanno partecipato, hanno iniziato una seconda fase della loro vita, si sono integrati nella società francese... Ho detto al governo italiano che erano al sicuro da qualsiasi sanzione di estradizione". Una dottrina poi di fatto abrogata dal 2002 quando, durante il governo di Jean-Pierre Raffarin, l'ex terrorista Paolo Persichetti venne estradato. L'anno dopo, il Consiglio di Stato francese dichiarò lo scudo politico di Mitterand privo di effetti giuridici e concesse per la prima volta l'estradizione di Cesare Battisti, che però riuscì a espatriare rifugiandosi in Sudamerica.

DA DOVE ARRIVA LA LISTA DEI NOMI
In questi anni, i diversi governi italiani non hanno rinunciato a chiedere l'estradizione dei ricercati. I dieci nomi odierni erano inclusi in una lista più ampia che negli anni Novanta comprendeva circa 200 nomi, ma che oggi si è ridotta a un paio di decine di persone. Si tratta di ex esponenti di gruppi armati italiani, accusati di atti di terrorismo risalenti agli anni di piombo.

Il 9 aprile la ministra della Giustizia italiana Marta Cartabia, durante un incontro con l'omologo francese Eric Dupond-Moretti, aveva chiesto ufficialmente la consegna degli ex terroristi, facendo presente che per reati contestati ad alcuni di loro a maggio sarebbe intervenuta la prescrizione. Nell'elenco consegnato figurano i nomi di diversi degli arrestati di questa mattina.

DRAGHI: SODDISFAZIONE PER LA DECISIONE DELLA FRANCIA

“Ha una portata storica la decisione della Francia, di rimuovere ogni ostacolo al giusto corso della Giustizia per una vicenda che è stata una ferita profonda nella storia italiana, per l’alto tributo di sangue versato e per l’attacco alle Istituzioni della Repubblica. Il mio pensiero oggi va innanzitutto alle vittime degli anni di piombo e ai loro familiari, rimasti per così tanti anni in attesa di risposte. Ringrazio le autorità francesi e in particolare il ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, che fin dal nostro primo incontro ha mostrato una particolare sensibilità verso questa pagina drammatica del nostro Paese e una determinata volontà di collaborazione. In queste ultime settimane, c’è stato un intenso scambio di contatti a vari livelli delle Istituzioni, che hanno permesso di raggiungere questo storico risultato”. Così Marta Cartabia, dopo la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie richieste dall’Italia.

"Il governo esprime soddisfazione per la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie, richieste da parte italiana, nei confronti dei responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta". Lo afferma il presidente del Consiglio, Mario Draghi. "La memoria di quegli atti barbarici - prosegue il premier - è viva nella coscienza degli italiani. A nome mio e del governo, rinnovo la partecipazione al dolore dei familiari nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime", conclude Draghi.

"Ora mi occupo e mi concentro sul fatto che questi signori, come la normativa impone, siano
portati in Italia e le pene siano eseguite. Le valutazioni al momento, per me sono fuori luogo". Sono le parole del procuratore generale di Milano Francesca Nanni, in merito al dibattito e le polemiche sorte attorno agli arresti in Francia di sette ex terroristi di cui due, Giorgio Pietrostefani e Sergio Tornaghi, ai tempi esponenti rispettivamente di Lotta Continua e delle Br, in carico all'ufficio che dirige.



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