giovedì 15 febbraio 2024
Il progetto bluff nel lontano 1983 si ispirava alla saga di Luke Skywalker
La celebre inquadratura del Dottor Stranamore di  Stanley Kubrick

La celebre inquadratura del Dottor Stranamore di Stanley Kubrick - Web

COMMENTA E CONDIVIDI

Ha lanciato il sasso e poi ha subito nascosto la mano, negando con bonomia ogni intenzione malevola. Ma lo scopo era un altro: far sapere al mondo che grazie a lui la Russia dispone a suo piacimento di un arma nucleare in grado di ingaggiare un conflitto armato nello spazio. D’altronde, l’ostentazione delle armi – dallo scudo di Achille forgiato da Efesto nell’Iliade alla rutilante spada-laser di Darth Vader in Star Wars passando per gli elmi lucenti delle migliaia di SS al raduno nazista di Norimberga - è il talismano che trasmette l’idea di potenza racchiusa nella persona inviolabile del capo, del dittatore, dell’autocrate.
Così, a un mesetto dalle elezioni, Vladimir Putin scalda i motori della sua gioiosa macchina da guerra, forte di un consenso popolare ringalluzzito dalla maschia prova di forza sul campo in Ucraina e semiaddormentato dalla pressoché totale cancellazione di ogni forma di dissenso. A partire dai candidati rivali, visto che non ne esistono e sarà lui a stravincere e aggiudicarsi un nuovo mandato.
La promessa di trasferire il conflitto nello spazio per ora è solo una vaga ipotesi. Il problema in ogni caso rimane. Russia, Usa, Cina, India, Corea del Nord, Iran si stanno attrezzando per le guerre stellari, mettendo a punto sistemi d’arma satellitari adatti allo scopo.
Già, le Guerre stellari. Niente di nuovo sotto le stelle, a ben vedere: ai tempi di Ronald Reagan nel lontano 1983 venne chiamata così in omaggio alla saga di Luke Skywalker la Strategic Defense Initiative (Sdi), una sorta di scudo stellare, in grado di intercettare e distruggere i missili balistici dai satelliti orbitanti attorno alla Terra.
Ma anche lì, niente di nuovo. Ci aveva pensato Ian Fleming nel 1955 con il romanzo Moonraker, in cui James Bond deve vedersela con un ex nazista ansioso di vendicarsi della Gran Bretagna progettando un razzo dotato di testata nucleare destinato colpire Buckingham Palace. La riduzione cinematografica del 1979 con il fin troppo caricaturale Roger Moore si spinge oltre: la battaglia nello spazio avviene davvero. Ma anche in Si vive solo due volte Fleming torna nello spazio, con un missile in grado di ingoiare in volo un razzo avversario.
Sogno antico e arcano, insomma, quello della guerra nell’aria. Ci aveva pensato anche Herbert George Wells in un romanzo distopico del 1908, ma diciamocelo, quante volte da Ariosto a Jules Verne si è brigato con la fantasia per raggiungere la Luna?
Ora però si parla seriamente di armi letali, missili con testate nucleari, ordigni che un tempo erano serviti a mantenere quell’equilibrio fra le superpotenze basato sulla certezza della mutua distruzione. E qui torniamo al capostipite insuperato della fantasy–armageddon: quel Dottor Stranamore (romanzo, all’origine, ma meno appassionante del film) portato sugli schermi da Stanley Kubrick, che racconta la fragilità e la debolezza del controllo sugli armamenti attraverso la figura di un generale americano psicopatico e del lungimirante nostalgico nazista – il dottor Stranamore, appunto – che in presenza di un errore che porterà all’innesco dell’”arma-fine-di-mondo” sovietica già progetta come perpetuare la superpotenza americana nel sottosuolo dell’inverno nucleare.
Si ride e si medita sulla follia degli uomini. Un po’ meno sul rischio concreto che un qualunque autocrate perda il controllo di se stesso e prema qualche fatidico pulsante rosso. Magari dallo spazio.
Attenzione però, perché lo spazio non perdona: lo scudo stellare era un bluff ideato da Reagan, che fece tuttavia collassare il sistema economico sovietico costretto a inseguire i progetti hollywoodiani del presidente-attore. Chissà se Putin se lo ricorda.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: