sabato 14 dicembre 2024
Il Papa chiede che vengano commutate le pene di chi attende l’esecuzione capitale nelle carceri federali come gesto per l'Anno Santo. Biden starebbe considerando di rispondere
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Già due volte in pochi giorni – all’Angelus di domenica scorsa e nel Messaggio per la Giornata della Pace 2025 diffuso giovedì – papa Francesco ha indicato azioni concrete da intraprendere durante il Giubileo contro la pena di morte. Una è indirizzata ai governanti, chiamati a «eliminare questo provvedimento in tutte le nazioni». L’altra è per tutti, invitati a pregare specificamente per i detenuti del braccio della morte negli Stati Uniti, «perché la loro pena sia commutata, cambiata». Chiamandoli «fratelli e sorelle nostri», il Pontefice esorta a «chiedere al Signore la grazia di salvarli dalla morte».

È un momento particolarmente propizio per lanciare questo appello, e non solo per l’imminenza di un Anno Santo all’insegna della speranza. Negli ultimi giorni del suo mandato, come ora, il presidente Usa uscente tradizionalmente concede grazie e atti di clemenza. Solo giovedì Joe Biden ha commutato la pena a 1.500 persone, firmando il più grande provvedimento del genere nella storia americana. Nelle stesse ore Francesco invitava tutti i cattolici, com’è l’attuale capo della Casa Bianca, ad andare oltre, facendo «un gesto concreto che possa favorire la cultura della vita» che la condanna capitale «compromette, annientando ogni speranza umana di perdono e di rinnovamento».

C’è da aspettarsi che non sia l’ultima volta che il Papa mette sotto gli occhi di un presidente americano la contraddizione fra la promessa di opportunità che contrassegna la cultura americana e l’uccisione di Stato, con tutto il bagaglio di discriminazioni razziali, errori giudiziari ed esecuzioni crudeli che si porta appresso.

Il 26 dicembre Francesco aprirà infatti la Porta Santa nel carcere romano di Rebibbia, la prima volta in cui l’inizio del Giubileo avviene anche in un penitenziario. Il gesto straordinario segue la sottolineatura dell’importanza del reinserimento sociale dei detenuti contenuto nella Bolla d’indizione del Giubileo. «Propongo ai Governi che si assumano iniziative che restituiscano speranza, forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società, percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi», ha scritto il Papa.

Mentre Biden – stando a fonti anonime – «sta pensando» a come rispondere al Papa, la pressione sulla Casa Bianca aumenta di ora in ora. Nei giorni scorsi i vescovi statunitensi hanno rivolto un appello ai cattolici del Paese affinché chiedano al presidente, finché è in tempo, di commutare in ergastolo le condanne di 40 detenuti nel braccio della morte delle carceri federali (quelle sotto il diretto controllo di Washington), un’iniziativa rilanciata dal Catholic Mobilizing Network, l'organizzazione che si batte per l'abolizione della pena di morte negli Stati Uniti. «Il presidente Biden ha una straordinaria possibilità: promuovere la causa della dignità umana commutando tutte le condanne a morte federali in reclusione e risparmiando la vita di 40 uomini», hanno scritto i vescovi cattolici americani allegando alla pagina web della Conferenza episcopale Usa un modulo per fare pressione sul presidente.

Anche una coalizione di ex funzionari carcerari, parenti di vittime di omicidi, difensori dei diritti civili e leader di altre religioni ha esortato Biden a svuotare il braccio della morte, mantenendo la promessa fatta nella campagna elettorale di quattro anni fa di abolire la pena capitale a livello federale, ripristinata nel 1988 dopo essere stata sospesa dalla Corte Suprema nel 1972. Il presidente si è finora limitato a dichiarare una moratoria delle esecuzioni federali, ma è probabile che riprendano col ritorno a Washington di Donald Trump, che sostiene fermamente la pena capitale e, nel suo primo mandato, ha appoggiato un numero senza precedenti di esecuzioni federali.

«Abbiamo bisogno di passi chiari e duraturi che garantiscano che la prossima Amministrazione non uccida le persone attualmente condannate a morte nel sistema federale», si legge in una lettera firmata da un gruppo di procuratori, capi di polizia e ministri della Giustizia degli Stati, che invoca la fede cattolica del presidente e la crescente opposizione pubblica alla pena capitale come motivazioni forti per agire subito.

Il pubblico Usa da anni sta prendendo gradualmente le distanze dalla condanna a morte. Secondo la società di sondaggi Gallup, il sostegno all’uccisione di Stato è attualmente ai minimi storici, dopo aver raggiunto un picco nel 1994 ed essere poi diminuito negli ultimi trent’anni. A ottobre il 53% degli americani era favorevole alla pena di morte, un numero che maschera notevoli differenze tra i più anziani e i giovani, che si oppongono alla condanna capitale in larga maggioranza.

Un’altra speranza di abolire la pena di morte negli Stati Uniti, rendendola incostituzionale, è stata legata per anni alle decisioni della Corte Suprema, che con le sue sentenze ha il potere di creare precedenti vincolanti in tutto il Paese. L’ultimo tentativo risale al 2022 quando, prima di andare in pensione, il giudice Stephen Breyer chiese ai colleghi della Corte di valutare la costituzionalità della pena di morte, evidenziando «la necessità che i tribunali considerino tale questione in un caso appropriato». La richiesta fu respinta. Da allora i togati del massimo tribunale Usa che si oppongono alla pena capitale sono finiti in minoranza.

A parte rari casi di crimini particolarmente efferati, di competenza federale, l’amministrazione della pena di morte spetta ai singoli Stati. Al momento, 27 su 50 prevedono la condanna capitale nel loro ordinamento, ma solo 20 hanno il potere di eseguire le condanne a morte. Gli altri 7, così come governo federale ed esercito, hanno sospeso le esecuzioni. Dagli anni Settanta negli Usa sono stati messi a morte 1.605 persone, con la maggior parte delle esecuzioni concentrate in pochi Stati, come il Texas e l’Oklahoma. Ne restano 2.180 che attendono il loro destino nel braccio della morte.

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