sabato 21 giugno 2025
Per le autorità il sistema servirà a "proteggere" i dati e l'identità degli internauti. Ma per gli esperti siamo davanti a "un'infrastruttura di totalitarismo digitale" nelle mani dello Stato
La Cina vuole imprimere un ulteriore giro di vite ai controlli sulla Rete

La Cina vuole imprimere un ulteriore giro di vite ai controlli sulla Rete - ANSA

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Il giudizio degli esperti è durissimo: siamo davanti a “un'infrastruttura di totalitarismo digitale". La Cina vuole imprimere un ulteriore giro di vite ai controlli su Internet, lo spazio digitale frequentato da oltre un miliardo di internauti e spazzato da un esercito di censori attivi 24 ore su 24, già oggi tra i più sorvegliati al mondo. E, come scrive la Cnn, destinato ad essere imbavagliato da controlli ancora più severi “con l'introduzione di un'identità digitale nazionale rilasciata dallo Stato”.

Di cosa si tratta? Invece di richiedere ai singoli utenti di fornire le proprie informazioni personali per i controlli di identità separatamente su ciascuna piattaforma, il governo vuole centralizzare l’intero processo emettendo un'identità virtuale che consentirà agli utenti di accedere a diverse app e siti web di social media. Come riportato dalla stampa cinese, gli Id virtuali sono di due tipi: uno è costituito da una serie di lettere e numeri, e l'altro è una credenziale online. “Secondo i regolamenti, se un utente di Internet sceglie di utilizzare un ID digitale per registrarsi e verificare la propria identità, il fornitore di servizi Internet competente non dovrebbe richiedergli di fornire ulteriori informazioni in chiaro”, fa sapere il China Daily. Nominalmente il nuovo sistema – che al momento vanta sei milioni di adesioni, è volontario e sarà implementato da metà luglio – vuole mettere al riparo chi naviga in Rete dai furti di identità o di dati, “supportando anche la crescita dell'economia digitale cinese”.

Per gli analisti si tratta, invece, solo di uno specchietto per le allodole. La nuova politica eroderà ulteriormente la già limitata libertà di espressione, costringendo gli utenti di Internet a subire ancora più controllo allo Stato. "Si tratta di un sistema di identità unificato, guidato dallo Stato, in grado di monitorare e bloccare gli utenti in tempo reale - ha detto alla Cnn Xiao Qiang, ricercatore scientifico che studia la libertà di internet presso l'Università della California, Berkeley -. Può cancellare direttamente le voci che non gradisce da internet, quindi è più di un semplice strumento di sorveglianza: è un'infrastruttura di totalitarismo digitale". Lao Dongyan, professore di diritto all'Università Tsinghua, ha paragonato il sistema all’"installazione di un dispositivo di sorveglianza sulle attività online di ogni individuo" in un post su Weibo, una piattaforma social cinese simile a X. Il post? Evaporato, l’account è stato sospeso per tre mesi per "violazione delle norme pertinenti".

Altrettanto lapidario il giudizio di Chinese Human Rights Defenders (CHRD) e ARTICLE 19, organizzazioni che si battono per la tutela della libertà di espressione. “I cittadini cinesi, compresi i difensori dei diritti umani, si trovano ad affrontare restrizioni progressivamente più severe nello spazio online. La proposta di legge sull'identità online rappresenta un'altra svolta, espandendo il controllo statale sull'identità degli utenti e rendendo più facile che mai mettere a tacere il dissenso”. Non solo: la legge cinese sulla sicurezza informatica, secondo gli attivisti, sta facendo scuola in particolare nel sud-est asiatico, influenzato il crescente autoritarismo digitale in tutto il mondo. Lo spazio virtuale assomiglia sempre più a quello fisico: ristretto e saturo di controlli.

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