venerdì 1 marzo 2024
Resterà l’utilizzo esclusivamente per motivi di cura. Previste pesanti sanzioni per chi non si adeguerà
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A soli due anni dall'approvazione del suo uso ricreativo e sei da quello terapeutico, il governo thailandese sembra deciso a chiudere, entro l'anno, le porte alla cannabis. Resterà l’utilizzo esclusivamente per motivi di cura.
Davanti all’apertura di 20mila attività di smercio e potenzialità che, secondo il ministero della Salute, avrebbero portato il settore a raggiungere 1,2 miliardi di dollari di valore entro il 2025, l'esecutivo ha deciso di ridurre drasticamente i limiti dell'utilizzo per evitare ripercussioni negative che si andavano evidenziando con un acceso dibattito sui mezzi d’informazione e social ma anche all’interno del Parlamento.
Molti hanno parlato di una legge, quella che – prima in Asia – ha legalizzato l’utilizzo non medico della cannabis pur disincentivandone la produzione locale, affrettata e con due obiettivi: dare nuove possibilità di intrapresa e impiego, fornire un ulteriore incentivo a una industria turistica in difficoltà. A chiarire quest’ultimo punto, è stato lo stesso ministro che ha sottolineato come la nuova regolamentazione non dovrebbe avere alcun impatto sul turismo.
Riconoscendo il valore economico della cannabis, le autorità garantiranno un tempo adeguato per transitare nella nuova regolamentazione, tuttavia a regime coltivazione, commercializzazione, esportazione e importazione richiederanno appositi permessi. Pesanti le sanzioni allo studio: fino all’equivalente di 1.500 euro per gli utilizzatori, fino a un anno di reclusione e 2.600 euro per chi venda o pubblicizzi la cannabis; multa che può sfiorare gli 8.000 euro aggiunta o alternativa a tre anni di prigione per chi la coltivi senza autorizzazione.

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