giovedì 19 settembre 2013
​Il presidente siriano: non è un conflitto civile, siamo nel mirino dei terroristi di al-Qaeda. Putin: «Ho fiducia». L'attacco del 21 agosto «una provocazione». Il segretario di Stato Usa Kerry: il Consiglio di sicurezza deve agire già la settimana prossima.
 Sperar non nuoce di Vittorio Emanuele Parsi
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Bashar al-Assad, in collegamento da Damasco usa Fox news, il network televisivo più vicino alla destra interventista repubblicana, per lanciare da Damasco i suoi segnali di pace. La Siria, ammette in una lunga intervista registrata martedì, possiede armi chimiche di cui si impegna a «sbarazzarsene». Una operazione complessa che richiederà «un anno o poco più» e molto costosa: «Attorno al miliardo» di dollari, stima il presidente siriano. Secondo il quotidiano russo Kommersant serviranno 10mila soldati della comunità internazionale, ma Mosca esclude che l’operazione possa avvenire sul suo territorio.È una pubblica apertura all’accordo del 14 settembre a Ginevra da Russia e Usa, ma il rais ribadisce la sua interpretazione politica: in Siria non è in corso una guerra civile, ma una difesa dall’attacco di «decine di migliaia di jihadisti», per l’80% di al-Qaeda. Con una lettera al Consiglio di sicurezza Damasco ha pure denunciato che gli Usa e i suoi alleati continuano a fornire armi ai gruppi qaedisti. Poi a notte il vice-premier Jamil ha ribadito: la Siria, quando si apriranno le trattative di Ginevra, chiederà il cessate il fuoco.La Russia, rientrata mercoledì una delegazione da Damasco, si ritaglia sempre più il ruolo di garante: il viceministro degli Esteri russo Ryabkov, si è detto «convinto» che la Siria «adempirà ai suoi obblighi», vale a dire la necessità di smantellare le armi chimiche nella prima metà del 2014. Più prudente Putin: «Non posso esserne certo al cento per cento», ma il presidente russo non ha nascosto la sua fiducia. Quanto all’attacco del 21 agosto a Ghouta, afferma Putin, la Russia ha «tutte le ragioni per credere» che l’impiego di armi chimiche «sia stata una abile provocazione» dei ribelli.Posizioni ben note, ma la macchina diplomatica manda nuovi segnali: si riunirà domenica all’Aia il consiglio esecutivo dell’Opac, l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, che prenderà in esame l’adesione della Siria. Ma l’intesa sulla distruzione delle armi chimiche in Siria in realtà era in preparazione da mesi, con diversi incontri fra i tecnici delle due parti. Lo riferiscono fonti dell’Amministrazione Usa, secondo cui le radici dell’accordo vanno ricercate nel colloquio del giugno 2012 fra Obama e Putin. Un altro viceministro russo, Mikhail Bogdanov, non ha escluso un contatto tra regime e opposizione siriana la prossima settimana all’Assemblea generale dell’Onu.Si tratta, ma il segretario della Nato Rasmussen, avverte: senza un’opzione militare, l’accordo fra Usa e Russia «non si sarebbe potuto raggiungere». Per questo è essenziale «che l’opzione militare rimanga sul tavolo». E a sera il segretario di Stato Usa Kerry ha ammonito: il Consiglio di sicurezza deve agire la prossima settimana.
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