domenica 11 novembre 2018
Ad Aleppo, dal 2012, i Maristi blu svolgono la loro attività a favore dei più deboli: distribuzione di aiuti nei campi profughi, scuola per i minori, formazione professionale e micro-credito
Una distribuzione di viveri nella sede dei maristi di Aleppo

Una distribuzione di viveri nella sede dei maristi di Aleppo

COMMENTA E CONDIVIDI

«Sono arrivati i blu. Ecco, i blu!». Quelle magliette azzurre furono subito un segno di riconoscimento e di speranza fra i profughi al quartiere di Jabal al-Saydé. Già presenti da anni con progetti di solidarietà in uno dei quartieri più disagiati di Aleppo, i frati e i laici maristi, tutti volontari dell’associazione «L’Oreille de Dieu», divennero nel giro di poche ore i «Maristi blu».

Un segno di riconoscimento quella maglietta, che il 26 luglio 2012 – solo tre giorni dopo l’inizio dell’occupazione del Suq e della Cittadella – divenne pure la promessa di rimare fianco a fianco dei più disagiati. Di poveri da aiutare, sulla collinetta di al-Saydé, ce ne sono sempre stati. In quei giorni l’emergenza divennero i 900 profughi ammassati in due scuole e le centinaia di famiglie – circa altre 2mila persone – sparpagliate nei giardinetti pubblici.

I Fratelli Maristi presenti dal 1904 al Collège Champagnat di Aleppo, uno dei migliori della Siria, dopo la requisizione delle scuole da parte del regime baathista (1967), proseguirono in altra forma la loro attività educativa e i loro progetti di solidarietà. L’inizio della tragedia dell’assedio di Aleppo fu pure, per i maristi, una rivelazione di un nuovo compito. I bambini correvano incontro ai volontari e bastava un pallone o una matita per iniziare un gioco. Un vecchio, scrive fratel Geoge Sabe nelle “Lettres d’Alep” (pubblicate in Francia per le edizioni L’Harmattan) volle abbracciare frère Goerge Sabe. «Voi siete cristiani?», chiese. Anche lo «Cheikh», l’imam venne a ringraziare.

È questa la “nuova frontiera” della presenza marista ad Aleppo. Dal 2012 i «Maristi blu», grazie al sostegno di alcuni donatori stranieri, hanno messo in campo cinque programmi di aiuto e soccorso: distribuzione di viveri, sussidi per l’affitto di una nuova abitazione, accompagnamento delle famiglie più disagiate e di quelle dei profughi. Ciò che muove i «Maristi blu», da un lato, è la preoccupazione di educare, istruire, offrire un sostegno psicologico ai più piccoli, agli adolescenti e agli adulti. Dal-l’altra, i «Maristi blu» propongono dei corsi di formazione professionale, e finanziano alcuni micro-progetti per rilanciare l’economia. Un seme per favorire la ricostruzione di una società duramente segnata ed avviare percorsi di riconciliazione.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI