lunedì 11 febbraio 2019
I candidati al Nobel per la pace 2019 hanno "rischiato" la loro vita per promuovere il rispetto dei diritti umani e sono "prigionieri di coscienza". Ecco chi sono: tra loro due donne e un avvocato
Da sinistra Loujain al Hathloul, Nassima al Sada e Abdullah al Hamid

Da sinistra Loujain al Hathloul, Nassima al Sada e Abdullah al Hamid

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Gli attivisti sauditi per i diritti umani, Loujain al Hathloul, Abdullah al Hamid e Nassima al Sada, attualmente detenuti in carcere, sono stati proposti per il Premio Nobel per la Pace.

Lo hanno annunciato tre deputati norvegesi. I candidati hanno "rischiato" la loro vita per promuovere il rispetto dei diritti umani e sono "prigionieri di coscienza", hanno sottolineato i promotori della candidatura, i socialisti Karin Andersen e Kari Elisabeth Kaski e la conservatrice Heidi Nordby Lunde.

CHE COS'È IL PREMIO NOBEL PER LA PACE

Il Nobel per la pace è considerato da alcuni il «Premio il più prestigioso al mondo a dispetto delle controversie che a volte lo hanno accompagnato». Partendo dal testamento con cui Alfred Nobel, inventore della dinamite, istituì i suoi cinque premi (medicina o fisiologia, chimica, fisica, letteratura e pace), la presidente del Comitato per l’assegnazione del Nobel aveva ricordato in un'intervista al Sir che il requisito principale per il riconoscimento è «offrire il più grande beneficio all'umanità nel campo della fraternità delle nazioni, dell’abolizione delle armi e della promozione della pace». Da qui l’assegnazione del Premio «a chi si è opposto all'apartheid, ai combattenti per la libertà come Martin Luther King, a chi a lottato per raggiungere la pace nei conflitti israelo-palestinese, irlandese, in Vietnam e in Colombia, fino a Madre Teresa di Calcutta, una delle icone del Premio».

I VINCITORI DEL NOBEL PER LA PACE 2018

CHI SONO I TRE ATTIVISTI SAUDITI CANDIDATI AL NOBEL PER LA PACE

Loujain al-Hathloul, attivista dell’Arabia Saudita per i diritti delle donne, è stata arrestata il 4 giugno all’aeroporto internazionale di Dammam. Da lì, è stata costretta a imbarcarsi su un volo per la capitale Riad, in attesa di interrogatori. Pare sia stata presa di mira per il suo pacifico impegno in favore dei diritti delle donne in Arabia Saudita. Il 30 novembre 2014 Loujain al-Hathloul aveva provato a entrare, alla guida di un’automobile, dalla frontiera degli Emirati arabi uniti. Per aver sfidato il divieto di guida per le donne, aveva trascorso 73 giorni in carcere. Nel novembre 2015 Loujain al-Hathloul si era candidata alle elezioni, nella prima occasione in cui la monarchia saudita aveva concesso alle donne l’elettorato attivo e passivo. Nonostante la sua candidatura fosse stata ufficialmente ammessa, il suo nome non era mai stato aggiunto alle liste dei candidati.

Nassima Al Sada è co-fondatrice del Centro per i diritti umani di Al Adala: più volte è stata perseguitata, minacciata, aggredita e privata del diritto di viaggiare all’estero solo a causa del loro attivismo.
Molte di loro restano in carcere senza che sia stata formalizzata alcuna accusa e rischiano fino a 20 anni di detenzione se processate dal tribunale anti-terrorismo.
Ha portato avanti campagne nella provincia orientale del Paese in favore dei diritti civili e politici, dei diritti delle donne e di quelli della minoranza sciita che vive nell’est del Paese, mettendo a repentaglio la sua stessa incolumità. Si è candidata alle elezioni locali nel 2015 ma la sua candidatura è stata respinta. È stata anche protagonista della campagna per il diritto di guida delle donne e per la fine del sistema repressivo del tutore maschile.

Il professor Abdullah al-Hamid è invece un avvocato saudita noto per essere uno dei più eminenti difensori dei diritti umani in patria, nonché uno dei promotori della Associazione saudita per i diritti civili e politici. L'anno scorso gli è stato assegnato il Nobel alternativo svedese, il Right Livelihood Award per il suo impegno in una serie infinita di campagne su libertà di espressione, diritti delle donne e la richiesta per l'instaurazione di una monarchia costituzionale.
Non ha potuto però ritirare il premio, poiché con il suo lavoro ha parecchio infastidito la monarchia islamica, che lo ha imprigionato con sentenze di 15 anni di reclusione.

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