mercoledì 24 marzo 2021
Sarebbero almeno 60 tra militari e civili: diverse personalità tra cui la scrittrice Antonio Arslan e Carlo Verdone chiedono la loro liberazione "per rafforzare la fiducia tra i due Paesi"
Un bombardamento sul Nagorno Karabakh il 6 ottobre 2020

Un bombardamento sul Nagorno Karabakh il 6 ottobre 2020 - Ansa

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Un appello al governo azero affinché rilasci gli armeni fatti prigionieri durante il conflitto nel Nagorno Karabakh. Lo hanno rivolto diverse personalità italiane, tra cui Antonia Arslan, Dacia Maraini, Laura Efrikian, Carlo Verdone e Giovanni Donfrancesco, sottolineando che il rilascio "immediato di tutte le persone catturate contribuirebbe a rafforzare la fiducia tra i due Paesi, essenziale per la stabilità della regione e nell'auspicio di una pace duratura".

"C'è il problema prigionieri di guerra nelle mani degli azeri che non li vogliono rilasciare. Secondo Human Rights Watch, che ha supportato la dichiarazione armena, sono almeno 60 prigionieri tra militari e civili", ha spiegato all'Adnkronos la scrittrice Arslan, denunciando che "alcuni anziani sono stati maltrattati o uccisi perché non hanno voluto abbandonare i loro villaggi nel Nagorno Karabakh conquistati dagli azeri".

Le personalità italiane si appellano "all'Azerbaigian perché restituisca immediatamente e incondizionatamente tutti i prigionieri di guerra e tutte le altre persone catturate alle loro famiglie in conformità con le Convenzioni di Ginevra e con la Dichiarazione tripartita. Tutti gli ostacoli per il rilascio dei prigionieri di guerra armeni politicizzano il processo di ripresa umanitaria postbellica". "La diffusione sui social media dei video che dimostrano il trattamento degradante e disumano nei confronti dei prigionieri di guerra armeni è profondamente preoccupante. Inoltre, il trattamento disumano dei prigionieri di guerra e di altre persone catturate costituisce una flagrante violazione dei principi del Diritto Internazionale", si aggiunge.

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