sabato 7 maggio 2011
Fin dal 2003 Osama bin Laden aveva lasciato l'area tribale pakistana al confine con l'Afghanistan per andare a vivere nel villaggio di Chak Shah Mohammed, non lontano da Islamabad. Lo ha rivelato una delle vedove dello sceicco del terrore, la yemenita Amal al-Sadah, 29 anni, secondo quanto hanno rivelato fonti degli agenti dell'inteligence che la stanno interrogando.
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Fin dal 2003 Osama bin Laden aveva lasciato l'area tribale pachistana al confine con l'Afghanistan per andare a vivere nel villaggio di Chak Shah Mohammed, non lontano da Islamabad. Lo ha rivelato una delle vedove dello sceicco del terrore, la yemenita Amal al-Sadah, 29 anni, secondo quanto hanno rivelato fonti degli agenti dell'inteligence che la stanno interrogando, citate dal quotidiano Dawn. La donna è una delle tre vedove di Osama sotto custodia pachistana. Sposò bin Laden nel 1999 come quinta moglie, quando il capo di al Qaeda aveva 43 anni.Il villaggio di Chak Shah Mohammed si trova nel distretto di Haripur, una quarantina di chilometri a sud est di Abbottabad. Amal ha riferito agli inquirenti che, dopo aver vissuto due anni e mezzo nel villaggio, l'intera famiglia di bin Laden si è trasferita ad Abbottabad dove era stata costruita per loro la casa dove è avvenuto il raid. Per anni, si era sempre creduto che, sin dalla sua fuga dalle grotte di Tora Bora alla fine del 2001, lo sceicco del terrore si fosse nascosto, magari in un'altra grotta, nell'area di confine fraPakistan e Afghanistan."Quest'uomo ha vissuto in mezzo a noi ad Haripur e Abbottabad per sette anni e mezzo e noi tutti, pachistani e americani, lo cercavamo nella direzione sbagliata", ha commentato un funzionario,citato da Dawn.AL QAEDA: «OSAMA E' MORTO, VENDETTA»Il messaggio, lungo 11 paragrafi, è intitolato «Hai vissuto come un uomo buono, sei morto come un martire». È firmato dalla “Direzione generale di al-Qaeda”, è datato 3 maggio, è stato diffuso ieri in Internet dai siti jihadisti di tutto il mondo. È il documento con cui, per la prima volta, al-Qaeda conferma la morte di Osama Benladen. Esprime “riconoscenza” per quanto il leader della Rete ha fatto in questi anni, e promette che la sua “opera” verrà portata avanti. Ovviamente contro l’Occidente. Al-Qaeda scrive che il sangue di Benladen «non è stato versato invano» e che la sua morte sarà «una maledizione che perseguiterà gli americani e i loro agenti, e li inseguirà dentro e fuori il loro Paese». I dirigenti dell’organizzazione terroristica esortano quindi i pachistani a ribellarsi contro il loro governo per «lavare l’onta» dell’uccisione di Osama nel Paese e per «pulire il Pakistan dalla sporcizia portata dagli americani che vi hanno diffuso la corruzione». Al-Qaeda giura dunque vendetta: «Gli americani ... non uccideranno tutto quello per cui ha vissuto lo sceicco Osama. L’organizzazione che ha creato Osama è in grado di far nascere altri uomini ed eroi del suo calibro».Il lungo messaggio diffuso in Internet fa poi riferimento alla sepoltura di Benladen. Si intuisce sia stato scritto prima dell’annuncio della cerimonia in mare perché esorta gli americani a seppellire il leader della Rete in modo adeguato: «Avvertiamo gli americani di non danneggiare o esporre a trattamenti indecenti il cadavere dello sceicco o danneggiare membri della sua famiglia, vivi o morti e a consegnare i cadaveri alle loro famiglie», si legge. Infine, il documento di al-Qaeda annuncia la diffusione a breve di un messaggio vocale registrato da Benladen prima di essere ucciso. Un audio che conterrebbe poesie scritte dallo sceicco del terrore e dedicate alle rivolte in Medio Oriente e nel Nord Africa. In effetti, però, nei due Paesi protagonisti delle rivoluzioni nel Maghreb non si è registrata una reazione particolarmente accesa alla conferma della morte di Benladen. In Egitto si sono fatti sentire tremila salafiti della moschea el-Nour, che hanno dedicato la preghiera del venerdì islamico ad Osama. Trecento fedeli hanno poi cercato di marciare verso la rappresentanza diplomatica americana, ma sono stati bloccati dai militari. Dalla Tunisia, invece, è arrivato soltanto il commento del dirigente del partito islamico al-Nahda, Ali al-Aridi, che ha rilevato come «l’uccisione del leader di al-Qaeda non rende il mondo più sicuro». Piuttosto, manifestazioni, seppur contenute, per chiedere vendetta per l’uccisione del «martire» Benladen si sono avute in molte città del Pakistan. Da Abbottabad (il villaggio dove si trovava il covo dello sceicco) a Quetta, centinaia di islamisti sono scesi in piazza al grido «lunga vita a Osama, morte all’America». Syed Munawar Hasan, leader del Jamaat-e-Islami, il principale schieramento di opposizione radicale islamica, ha inoltre rivolto un appello a tutta la nazione ad «unirsi alla protesta contro l’ingerenza sempre più massiccia degli Stati Uniti nel Paese». In Afghanistan, invece, mentre i taleban hanno fatto sapere che la morte di Osama darà loro «nuovo impeto» nella lotta contro gli «invasori», migliaia di persone sono scese in piazza a Kabul per manifestare contro di loro, ed esprimere dissenso sulla posizione del governo di Hamid Karzai che vuole aprire al dialogo con i fondamentalisti.Una manifestazione si è poi tenuta a Istanbul in Turchia, dove circa 200 persone hanno gridato slogan contro gli Usa. Mentre alcune centinaia di islamici sono scesi in piazza a Solo, sull’isola di Giava, in Indonesia (il più grande Paese musulmano del mondo), giurando di vendicare la morte del leader di al-Qaeda. In Arabia Saudita, invece, uno tra i più ricercati esponenti locali di al-Qaeda, Khaled Hathal al-Qahtani, si è consegnato alle autorità di Riad: è il primo caso di “resa” dopo l’uccisione di Benladen. Barbara Uglietti
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