Orrore a Zaporizhzhia: «Ci sono camere della tortura nella centrale nucleare»

Un rapporto di Greenpeace, basato su testimonianze dirette, immagini satellitari e informazioni sul campo, rivela come l’impianto nucleare occupato dai russi nasconda ancora luoghi di violenze
September 24, 2025
Orrore a Zaporizhzhia: «Ci sono camere della tortura nella centrale nucleare»
Ansa | Militari russi nella zona di sorveglianza intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia
Non c’era mai stata prima d’ora nella storia dell’energia atomica la «documentazione completa di come una società statale per il nucleare sia diventata direttamente complice di occupazione, repressione e violazioni della sicurezza nucleare». Tra torture, uccisioni indiscriminate, stupri, sevizie a danno del personale e dei civili. Anche in questo l’occupazione russa in Ucraina ha raggiunto un nuovo primato.
Sul lungofiume di Nikopol nessuno si affaccia più. Dall’altra parte della riva incombe il mastodontico profilo della centrale nucleare di Enerdohar, in quella parte della regione di Zaporizhia sotto occupazione. L’incessante tiro dell’artiglieria russa sulla città si ferma giusto il tempo di ricaricare i cannoni, a cui danno il cambio i droni. Non c’è finestra che non sia stata tappata con assi di legno. Pilotati a distanza, vengono mandati a sganciare ordigni indistintamente su postazioni militari, abitazioni private, i parchi dove in un modo o nell’altro le famiglie devono portare i bambini perché non perdano il ricordo della vita all’aperto. Dalla parte opposta le ciminiere dell’energia atomica fanno da scudo al fuoco alle postazioni russe. Da questa parte, la risposta alle raffiche da Enerdohar è compromessa dal pericolo di colpire gli impianti. Un rischio che Kiev non può correre.
Ma non è solo quello il segreto di Zaporizhia. La cittadella nucleare nasconde depositi di armi e perfino camere delle torture. Greenpeace con altre organizzazioni locali ha raccolto documenti, testimonianze, prove di quanto dal 2022 si vociferava senza mai riuscire ad arrivare in fondo. Se è vero che nella centrale denominata “Znpp” i soldati russi si esercitano in attività pericolose - come aveva rivelato Avvenire con foto e filmati dall’interno dell’impianto ottenute attraverso canali russi - l‘agenzia russa Rosatom, che ne ha preso il controllo, «è diventata un partecipante attivo nell’occupazione della centrale», si legge nel rapporto, secondo cui viene compromessa «la sicurezza nucleare, intanto facilitando crimini contro i civili».
La situazione della centrale «continua a essere fonte di preoccupazione», ha dichiarato ieri Rafael Grossi, direttore generale dell’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica. Nei giorni scorsi c’era stato un nuovo black-out che ha fatto temere un blocco degli impianti di raffreddamento. La leadership ucraina ha ripetutamente lanciato l’allarme sui rischi per la sicurezza non solo del Paese. Nel caso di un incidente le ricadute colpirebbero inevitabilmente anche i territori occupati e la stessa Russia. Perciò gli ispettori dell’Aiea restano nella centrale, pur non avendo accesso diretto a molte aree.
Ma oggi a tenere banco è stata un’altra dichiarazione di Zelensky. Nel corso di un’intervista al media Usa “Axios” il presidente ucraino ha di fatto aperto la gara alla sua successione. «Se mettiamo fine alla guerra con i russi - ha annunciato -, sono pronto a non candidarmi per un secondo mandato perché non è il mio obiettivo». Da come finirà la guerra dipenderà anche il futuro di Enerdohar, dove è stato aumentato il numero di funzionari di Rosatom, non solo scienziati e tecnici in senso stretto. Quella russa è una multinazionale attiva in 33 paesi, dove secondo Greenpeace controlla il 44% della capacità mondiale di arricchimento dell’uranio. Il lavoro sporco è affidato in particolare a ceceni e militari del Daghestan.
Uno dei luoghi più temuti è chiamato “La Fossa”. Si comincia dalle «percosse con manganelli della polizia», poi «stupro e minacce di stupro per i parenti». Si prosegue con “il telefono di Putin”, tra le sevizie più diffuse in tutti i luoghi occupati: «Mi hanno attaccato una grossa graffetta nera al mignolo destro, come una molletta avvolta nel filo elettrico, e l’altra molletta con un filo al lobo dell’orecchio sinistro, ha raccontato un ex dipendente della centrale rilasciato con “obbligo di firma” ma riuscito a fuggire sul lato controllato dagli ucraini. Poi con quello che sembra un vecchio telefono da campo, vengono scaricati gli impulsi, «fino a perdere conoscenza». Un altro - preceduto dalla conferma degli esami medici - ha raccontato di avere subito e di aver assistito a torture a sfondo sessuale con manganelli e di aver sopravvissuto intervistato da Truth Hounds ha ricordato che qualcuno dell’Fsb ha minacciato di usare un manganello della polizia, coperto da un preservativo, contro i detenuti e ha detto di averlo già usato su altri detenuti. Enerhoatom, la società ucraina che controllava la centrale prima di venire estromessa dalle forze russe, di recente ha confermato che almeno 13 membri del suo personale rimangono prigionieri dei russi. Obbligatorio è l’apprendimento dell’inno nazionale di Mosca. E a richiesta bisogna cantare l’inno del Daghestan, oltre che prestarsi per il tiro a segno ravvicinato. «Un sopravvissuto ha raccontato che quando un altro detenuto è stato colpito alle gambe, i proiettili di gomma gli hanno bucato i pantaloni e si sono conficcati fino all’osso». I ceceni usano altri metodi: «Coprire la testa dei detenuti con dei sacchi, picchiarli sotto la minaccia dei mitra». A pochi metri dalla più pericolosa bomba a orologeria.

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