New York e il messaggio a Trump: ma la rivincita dei dem è davvero partita?

La vittoria del socialista Mamdani segna molto più di un cambio di amministrazione: è il primo vero campanello d’allarme per The Donald, nel cuore dell’America “first”. Ecco cosa può succedere adesso
November 5, 2025
Mamdani dopo la vittoria
Mamdani dopo la vittoria
I social media hanno recapitato alla Casa Bianca il regalo per il primo anniversario della rielezione di Donald Trump nel cuore della notte italiana: il sindaco della Grande Mela resta democratico. Zohran Mamdani è stato dunque eletto, dicono le proiezioni a spoglio quasi ultimato, con il 51,2 per cento, mentre l’indipendente Andrew Cuomo si ferma al 39,7, Staccatissimo il repubblicano Curtis Sliwa. Cosi nell’America First il presidente incassa il primo sindaco musulmano di New York, il primo di origini sud-asiatiche, il primo nato in Africa e il più giovane primo cittadino della città in più di un secolo.  Inutile nasconderlo, prima i sondaggi e poi l’alta affluenza andavano già nella medesima direzione: una sonante sconfitta per The Donald al primo vero referendum sulla sua presidenza, nel primo anno a Pennsylvania Avenue. Perché anche in Virginia e New Jersey , a completare il crollo dei Maga, sono stati eletti due governatori dem.  Alla vigilia, a urne quasi aperte, Trump per contrastare l’onda che stava montando, aveva usato il suo consueto linguaggio misurato: annunciando che avrebbe tagliato immediatamente tutti i fondi federali alla città-santuario per i migranti e anticipando di poco l’annuncio del console israeliano che aveva messo in guardia dal pericolo la consistente e importante comunità ebraica. Una comunità di «stupidi» , come aveva spiegato il tycoon, se avesse votato per un musulmano. Il peso di questo voto l’ha calcolato subito invece Mamdani nelle prime dichiarazioni da vincitore.» La mia vittoria», ha detto, mostra la strada per sconfiggere Trump. «Se qualcuno può mostrare a una nazione tradita da Donald Trump come sconfiggerlo, quella è la città che lo ha fatto nascere». Il «miliardario», ha detto il «comunista» (come lo ha sempre etichettato il tycoon senza mai chiamarlo per nome in tutta la campagna elettorale), si può battere. «Visto che so che stai guardando -ha concluso - ho queste parole per te: alza il volume». 
La rivincita dei dem può partire dall’East River? Chiaramente è presto per dirlo. Passerà chiaramente attraverso il voto di midterm che sarà esattamente fra un anno. Un voto che Trump vede come un pericolo reale, come una crepa che potrebbe riconsegnarli una Camera e un Senato ancora più ostili di quanto lo sono ora bloccandogli la legge di bilancio e ingenerando lo shutdown che paralizza le attività amministrative. Nel frattempo andrà ricostruito un partito invisibile, i democratici dovranno trovare un candidato vero, non racimolato all’ultimo minuto quando Biden ha dovuto gettare la spugna. Qualcuno dice che potrebbe essere Mamdani a farlo, altri sostengono che l’America che ha scelto il primo presidente di colore possa farlo anche con un candidato musulmano e «comunista». Alcuni, più con i piedi per terra, parlavano invece di una strada, non di una meta per il voto di New York. Ma quello che è andato in scena per molti somigliava a un referendum sull’uomo dei dazi e delle otto paci, un vero «sì o no» sarà certamente l’elezione del novembre 2026 che rinnoverà Capitol Hill, Non certo come volevano fare le truppe con gli elmetti cornuti del 6 gennaio 2021. Per Mamdani invece la sfida comincia già  domani: dovrà dimostrare di non essere "contro" nessuno e "per" tutti i cittadini, come dev'essere un sindaco. E mantenere le promesse elettorali, impegno tutt'altro che facile.

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