Mosca: 15 anni di carcere per il giudice italiano Aitala. Aveva ordinato l’arresto di Putin
di Nello Scavo
Il giudice Suvorov ha emesso la condanna in contumacia del magistrato della Corte penale internazionale, che aveva chiesto l'arresto del presidente russo. Con lui sono stati ritenuti colpevoli altri otto magistrati. La Cpi aveva spiccato un mandato contro lo zar per la deportazione illegale di bambini ucraini

Nella settimana che viene definita “decisiva” per ottenere una tregua in Ucraina, Mosca lancia l’ennesimo messaggio: 15 anni di carcere per il giudice italiano Rosario Aitala, che ha istruito le indagini della procura internazionale contro Vladimir Putin e primo firmatario del mandato di cattura per il leader del Cremlino inizialmente per il crimine di deportazione dei bambini ucraini e successivamente per i crimini altri crimini di guerra, a cominciare dalla deliberata distruzione di infrastrutture civili.
La condanna ha la firma di Vladimir Putin, dato che a emettere la sentenza non è stato un tribunale qualsiasi, ma quello presieduto dal giudice Suvorov, che mandò in Siberia il dissidente Navalny e i principali oppositori di cui lo zar si è disfatto. Con Aitala, a cui è stata comminata la condanna più pesante, sono stati giudicati colpevoli altri otto magistrati della corte e della procura internazionale, accusati fra l’altro di avere «perseguito persone innocenti e di tentata violenza contro persone che godono di protezione internazionale».
La Corte penale internazionale ha emesso il primo mandato di cattura per Putin e la sua commissaria per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, nel marzo 2023, accusandoli di aver deportato illegalmente bambini ucraini. Mosca ha respinto il mandato come «nullo» e aveva avviato un procedimento penale nei confronti dell’allora procuratore Karim Khan e dei giudici della Corte. «La presidenza della Cpi - si legge nel verdetto di Mosca - , senza alcun fondamento giuridico, ha ordinato ai giudici della camera di emettere mandati di arresto consapevolmente illegali nei confronti di queste persone».
Oltre all’italiano Aitala, primo vicepresidente della Corte penale internazionale, la commissione investigativa russa ha condannato l'ex presidente della Corte penale internazionale Petr Józef Hofmański e il suo successore Tomoko Akane, il secondo vicepresidente Reine Alapini-Gansou, oltre a Sergio Gerardo Ugalde Godínez, Haikel Ben Mahfoud, Carranza Luz del Carmen Ibáñez e Bertram Schmitt. Tutti e nove sono stati inseriti in una lista di ricercati internazionali. Mosca potrebbe chiedere l’emissione di un mandato internazionale attraverso l’Interpol (di cui la Russia è ancora parte).
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