Le piccole isole alla Cop30: «Il tempo stringe, anneghiamo»

di Lucia Capuzzi, inviata a Belém
Alla Conferenza Onu gli impegni per ridurre le emissioni, presentati da 112 Paesi, sono fermi al 12% in meno di quanto ipotizzato
November 13, 2025
Le piccole isole alla Cop30: «Il tempo stringe, anneghiamo»
Gli abitanti delle piccole isole lottano per non finire sott'acqua / Ansa
L'ultima a presentarlo, nella tarda serata di martedì, è stata l’Ucraina. Sono diventati, così, 112 i piani nazionali di riduzione delle emissioni per il quinquennio 2030-2035 – National determined contributions o Ndc in linguaggio tecnico – portati da altrettanti Paesi alla Conferenza Onu sul clima di Belém (Cop30). Quasi la metà è arrivata, fuori tempo massimo, nell’ultima settimana. Ma ormai le nazioni ritardatarie sono meno di un terzo del totale. Non solo. Il Messico, governato dalla climatologa Claudia Sheinbaum, ha appena migliorato drasticamente il proprio programma con la promessa di dimezzare la produzione di gas serra, per cui, per la prima volta, ha fissato un limite massimo assoluto.
Con gli impegni attuali, entro dieci anni, la CO2 dovrebbe calare di oltre 3 gigatonnellate equivalenti: il 12% in meno di quanto ipotizzato. «Un grande traguardo», l’ha definito il responsabile Onu per il clima e rappresentante al vertice, Simon Stiell. Purtroppo, però, sarebbe necessaria una sforbiciata di oltre cinque volte maggiore per contenere l’aumento globale delle temperature sotto la soglia dei 2 gradi alla fine del secolo. Per rispettare l’obiettivo di 1,5 gradi – considerato dagli scienziati cruciale – il calo dovrebbe essere di 28,1 gigatonnellate equivalenti. L’Alleanza dei Piccoli Stati insulari (Aosis), dunque, non ha dubbi: i tagli annunciati non sono abbastanza. E devono essere rivisti.
L’innalzamento degli oceani – effetto del surriscaldamento – sta letteralmente annegando le 39 isole e gli atolli sparsi tra Pacifico, Caraibi e Africa che formano il blocco negoziale. «È una questione di vita di morte. Lo è per tutti, solo noi la stiamo già toccando con mano», dichiara con decisione Toiata Apelu-Uili che, come esperta di riduzione di emissioni, ha portato il grido delle Piccole isole alla Cop30. Ci ha messo due giorni per raggiungere l’Amazzonia dalla sua Samoa. Non appare, però, affatto stanca: sguardo intenso e un enorme fiore rosa fra i capelli, Toiata Apelu-Uili, è convinta che lo sforzo sia valso la pena. «È molto importante stare qui per portare la voce del mio popolo in ginocchio a causa dei picchi di calore o delle improvvise inondazioni che si alternano a periodi di siccità prolungata. La cosa peggiore, però, sono i cicloni, sempre più frequenti e potenti. Ogni volta dobbiamo ricostruire ma non abbiamo i mezzi. Il mondo vuole rendersi conto di cosa significhi oltrepassare la soglia di equilibrio di 1,5 gradi? Venga da noi», aggiunge. Gli esperti e la stessa Onu hanno ammesso che il pianeta sfonderà tale tetto all’inizio del prossimo decennio. «È ancora possibile, però, rendere lo sforamento temporaneo. Altrimenti il mio Paese e il mio popolo saranno cancellati dall’acqua. E non saremo solo noi. Le Piccole isole sono la frontiera. Ma la catastrofe riguarderà il mondo. Non lo dico per drammatizzare, al contrario. Abbiamo la possibilità di evitare un futuro distopico. Come? Mettendo in pratica quanto abbiamo sottoscritto due anni fa a Dubai». Ovvero avvio della transizione dai combustibili fossili, triplicazione della produzione di energia rinnovabile e raddoppio dell’efficienza.
La via dell’implementazione, dunque, passa per i piani nazionali di riduzione. Le parole d’ordine della marcia indigena che ha cercato di irrompere nel quartier generale della Cop per essere bloccata dalla polizia, con cui c’è stato qualche tafferuglio. Ancora, invece, il divario tra le decisioni contenute nei 112 Ndc e la meta comune da raggiungere è evidente. Accorciare le distanze, attraverso un accordo, è uno dei dossier chiave su cui si gioca la partita a Belém. «Siamo fiduciosi – conclude la rappresentante delle Piccole isole -. Il presidente Lula ha definito questa «la Cop della verità». E la verità è che dobbiamo agire e farlo ora. La Terra non aspetta i tempi della politica».

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