L'arrivo dei primi aiuti Usa, l'assalto della folla: cosa è successo a Rafah
di Redazione
Finisce nel caos il primo giorno di intervento della controversa fondazione americana: la gente disperata, si è riversata in uno dei centri mobili. Forse un ruolo di Hamas nei disordini

Il giorno numero 600 della guerra a Gaza è stato preceduto dal silenzio sull’ipotesi di tregua e rilascio degli ostaggi, e dalla guerra per non morire di fame. Nell’attesa di un accordo, mentre una folla di disperati ha preso d’assalto le derrate spedite dagli Usa, che insieme ad Israele assicuravano di poter gestire meglio dell’Onu la distribuzione, da Damasco è arrivata un’altra di quelle notizie che potrebbero diventare storia. Israele e la Siria, nemici più che decennali, sono in contatto diretto e nelle ultime settimane hanno avuto incontri diplomatici per calmare le tensioni e lavorare a imminenti accordi.
Un incontro si è tenuto nei giorni scorsi in Azerbaigian, dove il generale israeliano Oded Basyuk, capo delle operazioni delle forze di difesa (Idf) ha incontrato con la mediazione di inviati turchi alcuni rappresentanti del nuovo governo siriano guidato da Ahmed al-Sharaa. I due Paesi sono in stato di belligeranza da venticinque anni e un accordo Damasco-Tel Aviv avrebbe un impatto sull’intero quadrante, specie dopo la sostanziale sconfitta di Hezbollah in Libano, mentre resta sul tavolo il negoziato tra Israele e i sauditi. Quale condizioni abbia posto al-Sharaa specie riguardo alla situazione della Cisgiordania e di Gaza non è ancora noto. Si sa che l’Amministrazione Usa sta esercitando pressione per uscire dalla crisi.
Il costo, riferiscono alcune fonti diplomatiche europee in Medio Oriente, potrebbe pagarlo proprio Gaza, che nella migliore delle ipotesi finirebbe sotto la pressoché completa occupazione israeliana. Il prezzo di una “pax” senza una vera pacificazione. E proprio dalla Striscia sono arrivate le immagini e le voci del primo giorno di aiuti distribuiti dalla controversa fondazione svizzera, creata dagli Usa in accordo con il governo Netanyahu. Ieri, dopo che si era dimesso domenica il direttore generale, ha lasciato l’incarico anche il vice. Entrambi veterani di guerra americani, hanno sostenuto che il piano di Washington concordato con Israele (i bene informati nelle ambasciate in realtà dicono che si tratta del contrario) non rispetta gli standard minimi della cooperazione internazionale.
L’esordio è stato un vero fiasco. Hamas aveva chiesto alla popolazione di non avvicinarsi agli “americani”, non riconoscendo la legittimità delle operazioni umanitarie che dovevano ambire a sostituire le spedizioni Onu (bloccate alle porte della Striscia, salvo pochi carichi giornalieri). Una fonte della sicurezza israeliana ha affermato che una folla di abitanti di Gaza ha fatto irruzione in uno dei centri «contrariamente a quanto consentito».
A quel punto i contractor americani hanno sparato in aria per riprendere il controllo, senza riuscirci. Fonti della compagnia americana hanno affermato che «verso la fine della giornata, circa cento abitanti di Gaza hanno invaso il centro di distribuzione. Le forze americane (in realtà militari privati, ndr) hanno permesso alla folla di prendere i resti delle scorte giornaliere nel centro per evitare perdite di vite umane». In serata una stringata nota della Fondazione umanitaria di Gaza ha fatto sapere che gli sfollati «hanno subito ritardi di diverse ore nell’accesso al sito di distribuzione a causa dei blocchi imposti da Hamas». La spiegazione che ne ha dato la fondazione ha fatto amaramente sorridere molte delle Ong internazionali presenti nella Striscia e che si rifiutano di cooperare con i mercenari armati americani.
«A un certo punto, nel tardo pomeriggio, il volume di persone è stato tale che il team – viene spiegato – si è ritirato per consentire a un piccolo numero di gazawi di prendere gli aiuti in sicurezza e disperdersi». Le immagini che giungono dalla Striscia raccontano un’altra storia. Migliaia di civili affamati si sono accalcati cercando di racimolare derrate. L’assalto degli sfollati da una parte conferma quale sia il livello di disperazione, e mette in questione la strategia israeliana. Allo stesso tempo non è chiaro se Hamas abbia avuto un ruolo nei disordini. Nei giorni scorsi aveva ordinato di rifiutare gli aiuti e chi lo avrebbe fatto ne avrebbe pagato le conseguenze.
Oggi ha di nuovo preannunciato il «fallimento» del “sistema Ghf”. E, nel frattempo, ha regalato cibo nella zon di al-Mawasi. Quella per gli aiuti alimentari è diventata in poche ore una guerra nella guerra. L’agenzia Reuters ha avuto conferma che Hamas ha catturato e ucciso quattro uomini accusati di per aver saccheggiato alcuni dei camion di aiuti umanitari entrati nell’enclave palestinese nei giorni precedenti. «Erano coinvolti nell’omicidio di membri della sicurezza dei camion umanitari», ha detto una delle fonti locali. Secondo una versione dei fatti diversa, i sei agenti di sicurezza sono stati uccisi invece da un attacco aereo israeliano mentre tentavano di impedire che una gang avversaria di Hamas saccheggiasse i camion.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






