Il vescovo di Kharkiv: le famiglie in fuga. Nessun luogo è al sicuro dai russi
di Giacomo Gambassi, inviato a Kharkiv
Parla monsignor Honcharuk che ha incontrato il Papa. «A Francesco ho affidato la sofferenza della nostra gente attaccata dal Cremlino. Così Mosca bombarda i depositi di aiuti umanitari»

«Vedo la mia gente andarsene con le lacrime agli occhi». Kharkiv torna a fare i conti con la “grande fuga” dai bombardamenti russi, racconta il vescovo di Kharkiv-Zaporizhzhia, Pavlo Honcharuk. Come era accaduto nei primi mesi di guerra. Allora la seconda città dell’Ucraina abitata da un milione e mezzo di persone era stata stretta d’assedio dall’esercito russo che, arrivato dal confine a cinquanta chilometri, si era fermato alle porte dell’ex capitale. Due anni dopo i soldati di Putin hanno lanciato una nuova offensiva lungo la frontiera della regione. E la metropoli è da quasi un mese sotto il fuoco incessante di missili e droni che stanno seminando morte, distruzione e paura. Il vescovo ha portato fin nelle mani di papa Francesco «la sofferenza» della sua terra, spiega ad Avvenire durante la sua visita a Roma. Con due doni affidati al Pontefice che ha incontrato mercoledì al termine dell’udienza generale: il distintivo del gruppo di laici e sacerdoti che formano la cappellania militare della Chiesa di rito latino in Ucraina e il tridente, simbolo del Paese, in cui compare anche una croce. Francesco li ha benedetti. E ha benedetto il presule. «Riconsegnerò la benedizione del Papa alla città, anche se sentiamo la sua vicinanza dall’inizio del conflitto», annuncia monsignor Honcharuk.

Eccellenza, teme un’invasione di Kharkiv?
Putin ha affermato che l’attacco ai nostri villaggi serve per creare un “cuscinetto” lungo il confine dell’oblast. Ma lui è un predatoree un menzognero. Fa il contrario di quello che dice. Perciò si fa fatica a credere che voglia soltanto una zona di tutela.
Come vive Kharkiv l’incubo di queste settimane?
Con preoccupazione e inquietudine. In tanti hanno scelto di andarsene e continuano a farlo. Sono soprattutto le famiglie che hanno i figli. Lo suggerisco anche io a chi mi confida la sua angoscia. Lasciano tutto per proteggerli. Al momento dell’addio, le domande sono le stesse: per quanto tempo dovremo restare fuori? Che cosa accadrà alla nostra casa? Ormai non c’è più un luogo sicuro a Kharkiv. E vale anche per l’intero territorio della diocesi.

Una diocesi che comprende più regioni e da cui passa gran parte della linea del fronte.
Viviamo in un’area dove nessuno può dirsi al riparo dai raid russi: a Sumy, a Zaporizhzhia, a Dnipro, a Nikopol, a Pokrovsk verso cui il Cremlino sta dirigendo i suoi battaglioni dopo la cattura di Avdiivka. E poi c’è il problema degli aiuti umanitari.
Scarseggiano?
I magazzini dove sono stipati sono bersaglio dei missili russi. Vengono colpiti sistematicamente. Ecco perché diventa sempre più difficile supportare la popolazione, a cominciare dai moltissimi rifugiati costretti a sfollare dai villaggi nel mirino di Mosca. C’è davvero bisogno di aiuti. Ma il modo migliore è avere aiuti economici. Con quanto ci arriva compriamo cibo, vestiario, medicine e distribuiamo tutto immediatamente.

Migliaia di evacuati si sono riversati in città.
Se l’amministrazione pubblica offre loro un tetto nei dormitori, tocca a noi e alle organizzazioni di volontariato vestirli, ad esempio. Non hanno più niente.
Che cosa fa la Chiesa a Kharkiv?
La Chiesa resta e non fugge. Soccorre chi è più in difficoltà. E prega: per la conversione di Putin.

Si parla di trattative.
Putin ha dichiarato di essere pronto a sedersi intorno a un tavolo ma dilaterà i tempi della guerra per indebolire l’Ucraina. E non accetterà alcun negoziato che implichi il rispetto del diritto internazionale e dell’integrità territoriale. Il vertice in Svizzera promosso dall’Ucraina chiede al mondo di impegnarsi perché pace e giustizia vadano di pari passo.
Il Papa, la Santa Sede, la missione del cardinale Zuppi possono aiutare?
La Chiesa, con la voce del Papa, continua a gridare: “Fermatevi”. E tutti sanno che cosa occorre fare perché le armi tacciano. Non si può fingere di non vedere o non fare nulla. Serve coraggio: la Chiesa lo testimonia.
Il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, sarà in Ucraina a luglio.
Dio benedica la sua visita. È estremamente importante per la nostra nazione.
Per aiutare la Caritas della diocesi latina di Kharkiv-Zaporizhzhia si può fare riferimento alla fondazione caritativa „Lux Vitae” promossa dal vescovo Honcharuk https://lux-vitae.org.pl/
Si può effettuare una donazione in Euro sul conto corrente bancario Iban PL 88 1020 3147 0000 8802 0166 8029 (SWIFT/BIC-code: BPKOPLPW - Intestatario del conto: Charity Foundation „Lux Vitae” - Banca: PKO Bank Polska - Indirizzo della banca: ul. Puławska 15 02-515 Warszawa - Polonia - Causale: Charity donation for Ukrain)
Si può effettuare una donazione in Euro sul conto corrente bancario Iban PL 88 1020 3147 0000 8802 0166 8029 (SWIFT/BIC-code: BPKOPLPW - Intestatario del conto: Charity Foundation „Lux Vitae” - Banca: PKO Bank Polska - Indirizzo della banca: ul. Puławska 15 02-515 Warszawa - Polonia - Causale: Charity donation for Ukrain)
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