Il cardinale Pizzaballa è a Gaza. Domenica celebrerà la Messa di Natale
Il patriarca in visita alla comunità cristiana della parrocchia della Sacra Famiglia: gli abbracci coi fedeli, il sorriso e le canzoni dei bambini

Il cardinale Pierbattista Pizzaballa è a Gaza per incontrare i fedeli della parrocchia della Sacra Famiglia. Nei giorni scorsi aveva annunciato la volontà di raggiungere la parrocchia prima delle feste di Natale e che aveva chiesto alle autorità i relativi permessi. Nella sua visita, è accompagnato dal Vicario Patriarcale Latino, monsignor William Shomali, e da una piccola delegazione. Durante la sua visita, spiega un comunicato del Patriarcato, Pizzaballa esaminerà la situazione attuale della parrocchia, «inclusi gli interventi umanitari, gli sforzi di soccorso e ricostruzione in corso e le prospettive per il periodo a venire. Incontrerà il clero e i parrocchiani locali per ricevere informazioni sui bisogni della comunità e sulle iniziative in corso per sostenerla». Domenica, infine, presiederà la Messa di Natale presso la Parrocchia della Sacra Famiglia. «Questa visita segna l'inizio delle celebrazioni natalizie in una comunità che ha vissuto e continua a vivere momenti bui e difficili - continua la nota -. Riafferma il legame duraturo della Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza con la più ampia Diocesi del Patriarcato Latino di Gerusalemme ed esprime l'impegno del Patriarcato ad accompagnare i suoi fedeli con speranza, solidarietà e preghiera».

La festa per le Prime Comunioni
A raccontare il Natale che si prepara dentro la Striscia era stato ieri il Sir, restituendo il volto fragile e tenace della piccola comunità cristiana di Gaza: poco più di 400 fedeli rifugiati nella parrocchia latina della Sacra Famiglia. Un Natale segnato dalla guerra, dal maltempo e da bisogni primari ancora drammaticamente scoperti – acqua, elettricità, medicinali, rifugi – ma illuminato da segni di vita ostinata e di fede concreta. Il parroco, padre Gabriel Romanelli, parla di bombardamenti meno intensi ma di una sofferenza che non diminuisce, aggravata dalle piogge e dalle tende spazzate via dal vento. In questo contesto, i “doni” natalizi sono essenziali e insieme potentissimi: un Battesimo, quello del piccolo Marco, e sette Prime Comunioni, che saranno celebrate il 25 dicembre in una liturgia sobria, curata, senza feste esteriori. Niente grande albero sul sagrato, solo un presepe e un piccolo abete dentro la chiesa. È un Natale vissuto soprattutto come carità: visite a malati, anziani e disabili, sacramenti, piccoli doni, parole di consolazione; lezioni riprese nella scuola parrocchiale per 160 studenti, cristiani e musulmani insieme; aiuti alimentari e materiali distribuiti a migliaia di famiglie grazie al Patriarcato latino di Gerusalemme. «Il nostro sarà un Natale di carità» le parole di padre Romanelli, che ha spiegato come Gaza non sia soltanto il Calvario della storia, ma anche una grotta di Betlemme contemporanea, un luogo dove Cristo continua a nascere nelle pieghe della sofferenza. Una testimonianza che accompagna e dà carne alla visita del cardinale Pizzaballa, inserendola in una quotidianità fatta di resistenza silenziosa, misericordia e speranza contro ogni evidenza.
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