Gli olandesi verso le urne. In testa nei sondaggi il Pvv di Wilders
di Maria Cristina Giongo, Eindhoven
Il 29 ottobre nei Paesi Bassi si vota per il rinnovo della Camera bassa del Parlamento, che annovera 150 membri. Alle urne per la terza volta in cinque anni

Il 29 ottobre gli olandesi torneranno alle urne per il rinnovo della Camera bassa del Parlamento, che annovera 150 membri. Per la terza volta in cinque anni. Oramai si sta sgretolando, a livello nazionale ed internazionale l’immagine idilliaca dei Paesi Bassi tolleranti, orgogliosamente multiculturali, esempio, tanto per citare Pericle, (statista ateniese del quinto secolo a.C.) “dell’arte di vivere assieme, secondo un’etica civile, statuale” ben governata, amministrata e strutturata. Ad oggi si possono fare i primi pronostici in base ai sondaggi resi noti da Ipsos I&O en Verian/EenVandaag. Il precedente governo, che aveva visto salire sul podio, inaspettatamente, Geert Wilders, del Partito della Libertà, (Pvv) di estrema destra, vincente con 37 seggi, fu messo insieme più per disperazione che per convinzione. Infatti cadde dopo soli 11 mesi. Wilders ritirò il sostegno alla sua coalizione che includeva il Vvd (liberali conservatori), il Nsc (partito democratico cristiano conservatore) ed il Bbb (partito dei contadini) a causa della mancanza di accordo sul suo rigido progetto di porre un freno all’immigrazione. Nonostante ciò gli ultimi sondaggi pongono ancora il Pvv di Geert Wilders come primo partito nelle preferenze dei cittadini votanti. Scende il Vvd, che durante la campagna elettorale ha proposto di diminuire i costi per la sanità, aumentando a 385 euro la cifra che i cittadini pagano mensilmente di tasca propria per le spese ospedaliere (come loro “rischio iniziale”). In calo pure quello dei contadini, che vuole allevare più animali, con conseguente aumento delle emissioni di azoto, già in eccesso. Tenendo conto che i Paesi Bassi sono una nazione con circa 10 milioni di suini, 4 milioni di bovini, cento milioni di avicoli, è invece indispensabile ed urgente di controllare al meglio i reflui zootecnici, la pericolosità dei fertilizzanti sintetici ed organici; e quindi le emissioni di protossido di azoto e ammoniaca che hanno superato il limite massimo.
Terzo partito risulta il Groenlinks/Pvda, di sinistra, nato dall’unione fra quello dei Verdi e quello dei Lavoratori, con a capo Frans Timmermans, ex vice presidente della Commissione europea, nemico storico di Wilders, il quale sostiene di rimanere l’unica alternativa alla destra. A seguire il D66, socialista liberale, rappresentato da Rob Jetten, 38 anni, che è stato 2 anni ministro per il “Clima e l’energia” il quale però, secondo Timmermans, si sta spostando pure lui sempre più a destra... Risulta in crescita anche il Ja21, conservativo liberale di destra, “contro l’islamizzazione dei Paesi Bassi, a favore di meno tasse e più ordine nel Paese”. Al contrario l’Nsc, che nelle precedenti elezioni del 2023 ebbe un momento di gloria (ottenendo 20 seggi) è quasi sparito dalla circolazione; forse a causa della defezione del suo fondatore, l’economista Pieter Omtzigt, che si dimise pochi mesi dopo la formazione del governo. Secondo i sondaggi i voti dei loro elettori stanno andando al Cda (cristiano democratici), sconfitto alle ultime elezioni politiche, adesso addirittura in seconda posizione. Il loro leader, Henri Bontenbal, 42 anni, ha rilasciato una lunga intervista ai giornalisti Niels Klaassen e Tobias den Hartog, per il quotidiano nazionale AD, chiedendo ai giovani maggiori sacrifici e pazienza per la costruzione di nuove case, al momento in stallo. Insistendo sull’importanza di aumentare le tasse per la difesa pubblica. A riguardo Bontenbal ha sottolineato che “tutto sommato si tratta solo di 4 centesimi extra su una spesa settimanale di 50 euro”. Esclude un’alleanza con Wilders in quanto “i sovranisti hanno portato solo più problemi, uccidendo il populismo.” Tuttavia è noto che alla fine, per i propri interessi, si cambia spesso idea!
Poche le donne che si sono presentate come capolista: solo 5 su 15 dei 27 partiti in lizza. Una di loro, Mirjam Bikker, 43 anni, fa parte dei Cristiani uniti (CU). L’organizzazione governamentale di statistiche CBS ha compiuto un’accurata indagine sulla delicata questione dei rifugiati politici, avvalendosi del parere di sociologi, politicologi, professori universitari, fra cui Tanja Traag, Kees van den Bos ed Halleh Ghorashi, i quali hanno sottolineato più volte, sempre in un’intervista per AD, che i Paesi Bassi “non torneranno più quelli di una volta.” Bisogna farsene una ragione, cifre alla mano: nel 1975 il 90% dei 13,6 milioni di abitanti era di pura origine neerlandese. Adesso, 50 anni dopo, la popolazione ha raggiunto i 18 milioni, con una densità di 521 abitanti per chilometro quadrato: quasi un terzo (risalendo anche alla seconda generazione) è costituito da richiedenti asilo, molti arrivati fra il 1999 ed il 2022 (in quell’anno parecchi in fuga dalla guerra in Ucraina). Secondo il prof. Halleh Ghorashi “è pericoloso, ingiusto addossare a loro la colpa di quanto sta avvenendo nel Paese. La xenofobia è un sentimento disastroso, preoccupante. Spetta al governo di risolvere i problemi interni al Paese. Ovviamente si deve controllare l’ingresso di migranti che hanno compiuto crimini nella loro terra d’origine (nel 2023 sono stati 0,8% circa)”. Aspettiamo quindi il 29 ottobre, ben sapendo che alla fine, alla conta dei voti, e alla resa dei conti...potrebbero giungere sorprese in grado di ribaltare lo scenario politico delineato. Una cosa è certa: qualsiasi sarà il vincitore e qualsiasi coalizione di governo porterà il Paese ad essere finalmente guidato in modo serio e duraturo, non si potrà evitare, questa volta, di scendere ad un compromesso sulla limitazione del flusso dei migranti. Valutando la capacità di accoglienza di un Paese che è il quinto più densamente popolato d’Europa ma anche basandosi sui fondamentali valori umani di soccorso nei confronti dei nostri fratelli in grave difficoltà. Da qualsiasi parte del mondo arrivino.
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