Bondi Beach, l'autore della strage dovrà rispondere di 59 reati
L'uomo che ha sparato sulla folla in Australia incriminato per terrorismo. Intanto da Washington il presidente Trump lancia un appello globale contro lo Stato islamico. Manila nega che i due attentatori abbiano ricevuto addestramento jihadista nelle Filippine

È stato formalmente accusato di 59 reati, tra cui terrorismo, l'uomo, Naveed Akram, 24 anni, che insieme al padre Sajid, 50 anni, domenica pomeriggio ha sparato sulla folla radunata a Bondi Beach, a est di Sydney, per le celebrazione ebraica di Hannukkah. Lo ha riferito la polizia australiana poco dopo i funerali di alcune delle 15 vittime della sparatoria. Il giovane era rimasto gravemente ferito durante lo scontro a fuoco con la polizia intervenuta a fermare la mattanza mentre il padre è morto.
Il commissario della polizia del Nuovo Galles del Sud, Mal Lanyon, ha comunicato che l'attentatore dovrebbe essere interrogato, alla presenza di un avvocato, appena l’effetto dei farmaci sarà svanito. Intanto rimane in ospedale di Sydney sotto la stretta sorveglianza della polizia.
Gli inquirenti si aspettano chiarimenti sul movente. Le indagini hanno accertato che gli AKram, padre e figlio, avevano viaggiato nel sud delle Filippine poche settimane prima dell'attacco e trascorso quasi un mese in una regione da tempo colpita dalla militanza islamista, che, secondo la polizia australiana, sembrerebbe ispirata allo Stato Islamico. Il consigliere per la sicurezza nazionale delle Filippine, Eduardo Año, ha però sottolineato che non ci sono prove del fatto che i due attentatori abbiano ricevuto alcuna forma di addestramento terroristico durante il loro soggiorno a Mindanao.
Jihad e antisemitismo: i due «marchi» impressi sull'attentato in Australia hanno sollecitato due dichiarazioni del presidente Donald Trump intervenuto a lanciare un appello globale contro l'integralismo di matrice islamica. «Tutte le nazioni devono unirsi contro le forze malvagie del terrorismo islamico radicale - ha dichiarato durante un ricevimento organizzato per la festa di Hanukkah alla Casa Bianca - ed è quello che stiamo facendo». Nell'ambito dello stesso evento, così riferisce Times of Israel, il tycoon avrebbe detto che il Congresso americano «sta diventando antisemita» perché la «lobby ebraica non è più forte» a Washington.
Il primo ministro australiano, Anthony Albanese, sta intanto cercando di difendersi dalle critiche di chi lo accusa di non aver fatto abbastanza per prevenire la diffusione dell’antisemitismo in Australia durante i due anni di guerra tra Israele e Hamas. «Lavoreremo con la comunità ebraica - ha promesso - vogliamo sradicare ed eliminare l’antisemitismo dalla nostra società».
Il governo di Canberra è sotto pressione sul nodo delle armi. L'opinione pubblica si chiede perché a Sajid Akram sia stato consentito di acquistate legalmente i fucili ad alta potenza utilizzati nell’attacco. Il premier ha già promesso riforme radicali delle leggi sulle armi.
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