Retata nella fabbrica Hyundai in Georgia, la rabbia di Seul
di Luca Miele
Il presidente Lee Jae-myung ha ordinato una "risposta totale" dopo il fermo di circa 300 operai sudcoreani In Georgia. Per Trump si tratta di "immigrati illegali"

Nonostante il tradizionale aplomb, i segni di nervosismo sono tracimati. Fino a forare il tradizionale stile ovattato della politica estera sudcoreana. Seul ha espresso “rammarico e preoccupazione” dopo quello che è stato definito il più grande blitz anti-migranti dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. E nella cui maglie sono finiti - dopo l’irruzione in un impianto Hyundai-Lg a Savannah, in Georgia - 475 operai, di cui almeno 300 sono cittadini sudcoreani. Il presidente Usa Donald Trump ha liquidato la vicenda, parlando di "immigrati illegali".
La replica di Seul è stata immediata. E dura. Il presidente Lee Jae-myung ha ordinato una "risposta totale" per risolvere rapidamente la questione. "Le attività economiche delle nostre aziende che investono negli Stati Uniti e i diritti e gli interessi dei nostri cittadini non devono essere ingiustamente violati", ha affermato, a sua volta, il portavoce del ministero degli Esteri di Seul, Lee Jae-woong, dopo una riunione di emergenza. “Abbiamo espresso la nostra preoccupazione e il nostro rammarico tramite l'ambasciata americana a Seul", ha aggiunto. Il ministero sudcoreano ha inviato in Georgia funzionari della sua ambasciata e del suo consolato di Washington e di Atlanta, incaricando le missioni diplomatiche locali di istituire una task-force per occuparsi e seguire la vicenda.
La fabbrica del blitz era stata costruita dalla Hyundai per la produzione di auto elettriche ed era operativa solo da un anno. Gli arrestati sono stati portati in un centro di detenzione a Folkston, sempre in Georgia, finché l'Immigration and Customs Enforcement non deciderà dove trasferirli. Durante una conferenza stampa l'agente speciale dell'Homeland Security Steven Schrank ha spiegato che si tratta della più grande operazione nella storia del dipartimento e che le persone arrestate avevano attraversato illegalmente il confine o avevano il visto scaduto. "Non si è trattato di un rastrellamento di migranti caricati sugli autobus", ha sottolineato il funzionario.
L'impianto in cui è avvenuta l’irruzione è destinato alla fornitura di batterie per veicoli elettrici. LG Energy Solution ha dichiarato sabato che 47 dei suoi dipendenti sono stati arrestati: 46 sudcoreani e un indonesiano. L'azienda ha inoltre affermato che si ritiene che circa 250 degli arrestati siano impiegati presso il suo appaltatore e che la maggior parte di loro siano sudcoreani. "I viaggi di lavoro negli Stati Uniti saranno sospesi per il momento, a meno che non siano assolutamente necessari", ha dichiarato la portavoce dell'azienda ad Afp, "coloro che sono attualmente in missione negli Stati Uniti torneranno immediatamente a casa o rimarranno in attesa presso i loro alloggi, tenendo conto delle specifiche della loro situazione lavorativa".
Come riporta il Korea Herald, “nel 2023, Hyundai Motor e LG Energy Solution hanno costituito una joint venture e hanno avviato la costruzione del primo impianto presso il sito Metaplant America di Hyundai Motor Group, con un investimento di 4,7 miliardi di dollari. Il completamento dell'impianto è previsto per il prossimo anno e si prevede che produrrà circa 30 gigawattora di batterie all'anno, sufficienti ad alimentare 300.000 veicoli elettrici ad alte prestazioni”. Hyundai, da parte sua, ha dichiarato di aver capito che nessuno degli arrestati era "impiegato direttamente" dall'azienda. La Corea del Sud è il sesto partner commerciale degli Stati Uniti. Il commercio bilaterale di beni e servizi è stato stimato a quasi 240 miliardi di dollari nel 2024, con un aumento dell'8% rispetto al 2023. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno registrato un deficit commerciale di 66 miliardi di dollari – importando più di quanto esportassero – con la Corea del Sud, la cui economia dipende fortemente dalle esportazioni.

L’incidente può inquinare le relazioni tra Stati Uniti e Corea del Sud? Dietro la facciata dell’alleanza serpeggiano malcontento e tensioni irrisolte? La recente visita del presidente sudcoreano alla Casa Bianca sembra aver suggellato - nonostante le frecciate che Trump non ha risparmiato all'ospite poche ore prima dell'incontro - una ritrovata amicizia, puntellata da un consistente accordo commerciale. L'intesa raggiunta ha ridotto i dazi statunitensi sulle esportazioni sudcoreane dal 25% al 15%, ma allo stesso tempo ha impegnato Seul a offrire 350 miliardi di dollari di investimenti da parte di aziende coreane agli Stati Uniti, inclusi 100 miliardi di dollari in gas naturale liquefatto e 150 miliardi di dollari in cooperazione nella costruzione navale. Un tentativo, quest'ultimo, di rianimare un settore produttivo agonizzante, come ammesso dallo stesso Trump. "Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti costruivano una nave al giorno, ma ora i cantieri navali statunitensi sono piuttosto devastati", ha riconosciuto il presidente americano.
Nonostante l'accordo, non sono mancati i segnali di un "riequilibrio" nelle relazioni Usa-Corea. Interrompendo una tradizione lunga sei decenni, la prima visita bilaterale di Lee non è stata a Washington ma a Tokyo. Non solo. Lee ha spedito contemporaneamente a Pechino un inviato speciale con l'obiettivo di "normalizzare" le relazioni diplomatiche con il gigante asiatico. Un attivismo, quello sudcoreano, all'insegna del pragmatismo, che rischia però di seminare tensioni. I dossier aperti sono tanti. E tutti scabrosi. Dalla mina vagante Kim Jong-un - il dittatore nordcoreano sempre più vicino a Russia e Cina - fino alla questione annosa delle forze americane presenti in Corea. Le richieste Usa sono esose. Proprio mentre Trump abbatte le tradizionali cautele verso i Paesi alleati. In particolare Washington vuole che Seul aumenti la spesa per la difesa al 3,8% del suo prodotto interno lordo – dal 2,6% del 2024 – e che aumenti il suo contributo ai circa 28.500 soldati statunitensi di stanza nel Paese, superando l'attuale miliardo di dollari. Il bilancio della difesa della Corea del Sud ha registrato già un aumento di oltre il 63% rispetto al decennio precedente. Ma ora il conto per Seul potrebbe diventare troppo salato.
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