martedì 14 dicembre 2021
Nel Gujarat assurda contestazione alla Congregazione. La difesa: le ragazze accolte stanno con noi ma non vengono costrette a convertirsi
Suore Missionarie della Carità durante una commemorazione a Calcutta nel 2018

Suore Missionarie della Carità durante una commemorazione a Calcutta nel 2018 - Ansa

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Ad Ahmedabad, principale città dello stato occidentale indiano del Gujarat, le Missionarie della Carità sono state denunciate per l’accusa di conversione alla religione cristiana. Qui la congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta gestisce una casa-rifugio che ospita giovani donne che, secondo la denuncia presentata alla Polizia da due assistenti sociali del Comitato distrettuale per la tutela dell'Infanzia dopo un’ispezione, sarebbero costrette a indossare collanine con crocefisso, a pregare e a partecipare a funzioni religiose. Anche, però a consumare cibo non vegetariano. Accuse respinte dalle responsabili della congregazione; “Ospitiamo 24 ragazze senza famiglia, che altrimenti si troverebbero sulla strada. Partecipano alla nostra vita, e stanno con noi mentre preghiamo o diciamo messa, ma nessuna viene costretta a farlo o a convertirsi”.

Secondo i mass media, le religiose avrebbero violato la legge che proibisce e sanziona la conversione attuata con la forza, con l’inganno o in qualunque modo incentivata. In particolare, il provvedimento adottato finora in cinque Stati dell’India - Chhattisgarh, Gujarat, Himachal Pradesh, Madhya Pradesh, Odisha (Orissa) - viene applicato nei casi di conversione di donne indù all’islam finalizzato al matrimonio con musulmani, ma vede anche una crescente pressione sulla Chiesa indiana accusata di perseguire una crescita numerica a scapito della maggioranza induista, pur senza riscontri reali. In questo favorita però dalla presenza al governo di molti stati e anche a livello federale di una maggioranza apertamente filo-induista guidata dal Bharatiya Janata Party (Bjp) a cui si appoggiano movimenti estremisti molto forti in diverse regioni del Paese e che sollecitano a loro volta la riconversione all’induismo senza timore di sanzioni.

Assai attive in India, con 277 case dove gestiscono attività sociali e caritative, non è la prima volta che le missionarie di Madre Teresa vengono accusate di avere infranto la legge. Nel luglio 2018, tutti gli orfanotrofi e i centri delle Missionarie della Carità che ospitavano madri con i loro bambini sono state ispezionate a seguito dell'accusa di “traffico di minori” verso una religiosa e una operatrice sociale attivi nello stato dello Jharkhand. Il novembre successivo alle suore di Madre Teresa era stato concesso di riprendere i servizi di adozione, tre anni dopo che la pratica era stata sospesa dalla congregazione in disaccordo con le nuove regole ufficiali in materia.

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